Il prossimo 18 novembre, a Firenze, si terrà il 33mo vertice antimafia della Fondazione Antonino Caponnetto, dedicato a esplorare la sinuosa realtà della mafia 4.0. Abbiamo rivolto alcune domande al Presidente Salvatore Calleri (in una foto di archivio assieme al giudice Caponetto) per gettare luce su questo fenomeno in continua evoluzione. La mafia, come afferma Calleri, si presenta come un ossimoro, arcaica e moderna allo stesso tempo. L’evoluzione di una sorta di federazione intermafiosa tra i clan di Serie A, appartenenti a Cosa Nostra, ‘Ndrangheta e Camorra, è una tendenza da seguire attentamente. Le mafie investono come holding, dalla ricettività commerciale agli affari online, come il gioco d’azzardo. Il giro economico, quantificabile ma con numeri “magici”, rivela un tesorone accumulato grazie all’aiuto di broker internazionali. La mafia 4.0 è ora attratta dalla moneta digitale, dalle criptovalute e dai canali criminali cinesi per spostare capitali. Combattere questa realtà richiede, secondo Calleri, un aumento delle risorse e una riforma etica e normativa nel mondo finanziario. Seguire i soldi, come Giovanni Falcone insegnava, è ora più difficile che mai.
La mafia 4.0 di oggi come si caratterizza?
La mafia è in continua evoluzione ed al contempo è arcaica e moderna. Un ossimoro. Da alcuni anni come Omcom (Osservatorio Mediterraneo sulla Criminalità Organizzata e sulla Mafia) abbiamo rilevato come esista una sorta di federazione intermafiosa tra clan di Serie A appartenenti a cosa nostra, ‘ndrangheta e camorra. Situazione ancora non confermata da sentenze passate in giudicato, ma sicuramente questa è l’evoluzione che va seguita.
Le mafie in cosa investono oggi?
Le mafie soprattutto, se sono del tipo evoluto, investono come delle holding in tutto ciò che produce utili. Riciclano nelle tipiche attività commerciali ristorative, negli alberghi, ecc. ecc. Ma ci sono pure le attività on line come il gioco, sia d’azzardo che assolutamente normale, sia truccato che legale. Non bisogna poi dimenticare i settori criminali, dai più rischiosi quali il traffico di droga e di armi ai meno come il settore dei rifiuti e dei migranti.
Il giro economico delle mafie in Italia è quantificabile?
Sì è quantificabile ma si tratta di numeri che definirei “magici”, ossia mere stime che possono essere sbagliate per difetto o per eccesso. Le stime, ad esempio le più diffuse che partono da dei numeri dati alcuni anni fa da SOS IMPRESA, ci portano ad un fatturato annuo oscillante da 150 a 220 miliardi di euro. Oltre alle stime c’è un altro dato che reputo maggiormente interessante, quello del cosiddetto tesorone delle mafie italiane messo da parte grazie all’aiuto di pochi e fidati broker internazionali che hanno investito i “piccioli mafiosi”.
Partendo da un relativamente recente caso di una informativa pubblica all’interno di una ordinanza della magistratura dove un singolo broker, peraltro che non risulta indagato -non è infatti automatico che determinati movimenti esteri di denaro siano sempre considerabili come reati- gestiva da solo attraverso banche senza iban e titoli al portatore un pacchetto pari a 500 miliardi di euro.
Si comprende come mettendo assieme i vari broker, a volte inconspevoli a volte complici, di cui la mafia 4.0 si avvale, si possa arrivare ad un tesorone pari a 3000 miliardi di euro miscelati, oramai da decenni, con soldi puliti. La mafia 4.0 poi oramai è attratta, anche se non in modo esclusivo, dalla moneta digitale, dalle criptovalute e dai wallet digitali e spesso per spostare capitali da un continente all’altro usa i canali criminali cinesi.
Cosa si deve fare quindi combattere la mafia 4.0?
Aumentare le risorse umane ed economiche dei soggetti che devono analizzare ed indagare, formare da un punto di vista etico il mondo finanziario oltre ad adeguare la normativa al contrasto di tali forme di riciclaggio raffinato. Oggi seguire i soldi come voleva Giovanni Falcone è difficile.
