NF24
Cerca
Close this search box.

Istat, inflazione al 5,7% nel 2023. In rialzo i beni alimentari

prezzi inflazione spesa

L’Italia chiude il 2023 con un’inflazione del 5,7%, in netto rallentamento rispetto all’8,1% del 2022. I dati sono dell’Istat, che conferma le sue stime, e raccontano come, confrontando dicembre 2023 e dicembre 2022, il dato tendenziale sull’inflazione italiana sia sceso di 11 punti percentuali.

Nell’ultimo mese del 2023 infatti l’inflazione è “scesa a +0,6% da +11,6% del dicembre 2022”.

Anche nel 2023 l’impatto dell’inflazione, ricorda l’Istat, è più ampio sulle famiglie con minore capacità di spesa (+6,5%; +5,7% per quelle con maggiore capacità di spesa).

Per quanto riguarda il confronto con il mese (e non l’anno) precedente, a dicembre 2023 l’indice nazionale dei prezzi al consumo per l’intera collettività (NIC), al lordo dei tabacchi, è aumentato dello 0,2%. Va segnalato inoltre come i prezzi dei beni alimentari siano, nel caso della crescita media annua, addirittura in rialzo.

Il crollo dell’inflazione e il peso dell’energia

Come spiegato a più riprese dall’Istat, il merito del rallentamento dell’indice è dell’energia, i cui prezzi registrano un +1,2%, da +50,9% del 2022..

I prezzi nel comparto alimentare evidenziano invece un’accelerazione della crescita media annua (+9,8%, da +8,8% del 2022), nonostante la loro corsa sia rallentata durante la seconda metà dell’anno. Nel 2023, la crescita dell’inflazione di fondo è pari a +5,1% (da +3,8% del 2022) e il trascinamento dell’inflazione al 2024 è pari a +0,1%.

Gli altri dati e l’impatto sulle città

Il rallentamento su base tendenziale dell’inflazione “è dovuto per lo più ai prezzi dei Beni energetici regolamentati (che accentuano la loro flessione da -34,9% a -41,6%), dei Servizi ricreativi, culturali e per la cura della persona (da +4,6% a +3,6%) e degli Alimentari lavorati (da +5,8% a +4,9%).

Un sostegno alla dinamica dell’inflazione invece “deriva dall’attenuarsi del calo dei prezzi degli Energetici non regolamentati (da -22,5% a -21,1%) e dall’accelerazione di quelli degli Alimentari non lavorati (da +5,6% a +7,0%)”, spiega l’Istat.

Nel mese di dicembre 2023 l’“inflazione di fondo”, al netto degli energetici e degli alimentari freschi, decelera da +3,6% a +3,1% e quella al netto dei soli beni energetici da +3,6% a +3,4%.

I prezzi dei Beni alimentari, per la cura della casa e della persona rallentano lievemente su base tendenziale da +5,4% a +5,3%, come anche quelli dei prodotti ad alta frequenza d’acquisto (da +4,6% a +4,4%).

La classifica delle città nella variazione tendenziale dell’inflazione a dicembre

L’aumento dei prezzi su base mensile

L’aumento congiunturale dell’indice generale è dovuto, secondo l’Istat, alla crescita dei prezzi dei Servizi relativi ai trasporti (+1,4% anche a causa di fattori stagionali), dei Beni alimentari non lavorati (+0,7%) e dei Beni non durevoli (+0,5%).

Aumenti solo in parte compensati dalla diminuzione dei prezzi dei beni energetici, sia regolamentati (-3,2%) sia non regolamentati (-2,1%)”, dice l’istituto.

L’indice armonizzato dei prezzi al consumo (IPCA) aumenta dello 0,2% su base mensile e dello 0,5% su base annua (da +0,6% di novembre), confermando la stima preliminare. La sua variazione media annua del 2023 è pari a +5,9% (+8,7% nel 2022).

L’indice nazionale dei prezzi al consumo per le famiglie di operai e impiegati (FOI), al netto dei tabacchi, aumenta dello 0,2% su base mensile e dello 0,6% rispetto a dicembre 2022.

La variazione media annua del (FOI), al netto dei tabacchi, del 2023 è pari a +5,4% (era +8,1% nel 2022).

Le imprese tra attese negative ed export in calo. I dati Istat e Banca d’Italia

 

ABBIAMO UN'OFFERTA PER TE

€2 per 1 mese di Fortune

Oltre 100 articoli in anteprima di business ed economia ogni mese

Approfittane ora per ottenere in esclusiva:

Fortune è un marchio Fortune Media IP Limited usato sotto licenza.