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Tim chiude in rosso ma dimezza le perdite nel 2023, le strategie di Labriola

Il 2023 si è chiuso con una significativa riduzione delle perdite per Tim, che ha riportato una perdita dimezzata a 1.441 milioni di euro, rispetto ai 2.925 milioni di euro registrati nell’esercizio precedente. Questa riduzione è attribuita principalmente all’effetto negativo di oneri netti non ricorrenti per 680 milioni di euro.

Il Consiglio di Amministrazione ha esaminato il bilancio consolidato per l’ultimo anno sotto la presidenza di Salvatore Rossi. I conti confermano il trend di miglioramento del business domestico e la forte crescita di TIM Brasil. Inoltre, Tim ha comunicato che è stato raggiunto o superato gli obiettivi fissati per l’esercizio 2023, rispettando tutte le guidance per il secondo anno consecutivo, una prima dal 2010.

La decisione di convocare l’Assemblea degli Azionisti per il prossimo 23 aprile è stata presa, con un’unica convocazione, e sarà ancora solo attraverso il rappresentante designato. Questo incontro sarà significativo per discutere dei risultati finanziari dell’azienda e per delineare le strategie future.

Nonostante le sfide incontrate nel corso dell’anno, Tim ha dimostrato una resilienza notevole, mantenendo un impegno verso il miglioramento delle performance aziendali e il raggiungimento degli obiettivi prefissati. La convocazione dell’Assemblea degli Azionisti offrirà un’opportunità per gli investitori e i stakeholders di valutare le prospettive future dell’azienda e di esprimere eventuali domande o preoccupazioni.

I piani di Labriola

Tim, senza la rete, dopo la cessione di Netco sarà ‘libera di correre’. L’ad Pietro Labriola ha battezzato così (Free to run) la sua strategia per i prossimi tre anni e il cda lo ricandida, designandolo per un nuovo mandato che gli consenta di proseguire il processo di trasformazione del gruppo.

Al suo fianco però non ci sarà più Salvatore Rossi che passa il testimone ad Alberta Figari, la prima donna alla presidenza nella storia del gruppo telefonico. La lista del cda per il rinnovo del board sarà votata all’assemblea del 23 aprile, insieme al bilancio e al nuovo piano.

Perdite dimezzate rispetto al 2022

Il 2023 di Tim si è chiuso con una perdita dimezzata a 1.441 milioni di euro (-2.925 milioni di euro nell’esercizio 2022) confermando “il trend di miglioramento del business domestico e la forte crescita di Tim Brasil” che consentono al gruppo di raggiungere, e in parte superare, gli obiettivi fissati per l’esercizio 2023, rispettando, per la prima volta dal 2010, tutte le guidance per il secondo esercizio consecutivo.

Una buona base da cui partire ma nel 2024-2026, dopo la cessione di Netco e con Sparkle ancora inclusa nel perimetro, Tim punta a ricavi in crescita media del 3%, un ebitda after lease di gruppo in aumento dell’8% e a un debito “sostenibile e in ulteriore riduzione” con una leva (ovvero il rapporto debito/ebida, ndr) al 2026 attesa a 1,6-1,7 volte.

I target finanziari

I target finanziari puntano a ricavi per Tim Domestic in crescita del 2% nel triennio (partendo da un pro-forma di 10 miliardi nel 2023) e con un ebitda organico after lease in Italia in crescita del 9-10 per cento. La vendita della rete fissa “permetterà a Tim di muoversi sul mercato con minori vincoli finanziari e regolatori e con un focus maggiore sulle componenti industriali” spiega il gruppo.

Nei piani del manager c’è il turnaround di Tim Consumer da realizzare con “la stabilizzazione del core business” e stringendo alleanze ma soprattutto cavalcherà la crescita di Tim Enterprise, che punta ad accelerare la sua espansione nel Cloud, IoT e Cybersecurity.

Per Tim Brasil è prevista un’ulteriore crescita dei ricavi e dell’Ebitda, con una generazione di cassa in crescita in doppia cifra in orizzonte di piano. Continuerà però il taglio dei costi, soprattutto in Italia “con target incrementali pari a 400 milioni di euro al 2026 legati alla semplificazione e al ridimensionamento delle strutture di costo”.

La nuova governance

Sul fronte governance il cda propone ai soci una riduzione del board da 15 a 9 membri (anche questo contribuirà a ridurre i costi) ma non potendo assumere a priori che l’assemblea approvi la proposta la lista di maggioranza ha 15 candidati. I primi 6 in elenco sono matematicamente eletti, oltre a Figari e Labriola ci sono le riconferme di Giovanni Gorno Tempini, Paola Camagni, Federico Ferro Luzzi, Maurizio Carli e come ‘new entry’ Domitilla Benigni. Completano la lista Jeffrey Hedberg, Paola Tagliavini, Romina Guglielmetti, Leone Pattofatto, Antonella Lillo, Andrea Mascetti, Enrico Pazzali e Luca Rossi.

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