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UP Arena: Sicurezza e libertà, il confine è sottile secondo Valerio Natale

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È giusto che i minori utilizzino così liberamente i social network oppure è necessario introdurre dei meccanismi per evitare che ciò accada? Se occorrono limitazioni, quale dovrebbe essere l’età minima per l’accesso? E quali gli strumenti per garantirne il rispetto?

Il dibattito pubblico sull’accesso dei minori ai social network si ripropone periodicamente, sollevando dubbi sulla necessità o meno di prevedere per legge un’età minima per l’accesso e, di pari passo, un sistema di verifica. Introdurre una simile misura rischia tuttavia di avere un impatto sulle libertà individuali e le dinamiche di relazione cui tanto i minori quanto noi siamo già abituati.

Sono infatti in gioco diritti quali la libertà d’espressione e di informazione, garantiti costituzionalmente qualunque sia l’età del cittadino, e il diritto alla autodeterminazione familiare rispetto all’uso che i figli fanno dei social.

Da una prospettiva liberale, il giusto confine tra esigenze di protezione del minore e libertà individuali appare sfumato. Questo confine è spesso mutevole a seconda del grado di maturazione del singolo e della famiglia cui appartiene, come del contesto sociale, culturale e geografico. Invece di porre barriere di dubbia efficacia pratica, sarebbe forse più proficuo educare i minori alla navigazione consapevole, garantendo ai genitori strumenti di supervisione intelligenti. Le esperienze delle più grandi piattaforme dimostrano che è possibile realizzare un controllo libertario, consapevole e non oppressivo. Esistono versioni dei social network adattate ai minori, con sistemi di controllo parentale intuitivi, che incoraggiano un uso consapevole e un monitoraggio silente piuttosto che un controllo asfissiante.

Esempi sono la limitazione della messaggistica con altri utenti adulti, la limitazione d’uso in alcune fasce orarie, i filtri per contenuti sensibili. L’impiego dell’AI può anche rivelarsi prezioso per identificare, in via automatica e rispettosa della privacy dei più piccoli, comportamenti e contenuti pericolosi sui social. Le ricerche dimostrano che molti dei comportamenti inappropriati online, sia dei minori che dei malintenzionati che provano a relazionarsi con loro, si accomunano per pattern e ripetitività, diventando visibili all’algoritmo.

La sfida non sta nel segregare i giovani dal mondo digitale, ma nel prepararli a confrontarsi con esso in maniera autonoma e ponderata, proteggendoli allo stesso tempo con le mani invisibili che la tecnologia ci offre. Solo attraverso un impegno collettivo, che valorizzi la partecipazione delle piattaforme e la condivisione della loro preziosa esperienza sul campo, potremo aspirare a tutelare i minori senza soffocare le loro opportunità di interrelazione e apprendimento nell’era digitale.

*Valerio Natale ha 33 anni. È un avvocato specializzato in nuove tecnologie e dottorando di ricerca in Diritto pubblico presso l’Università degli Studi Roma Tre. Si occupa di piattaforme online, privacy, AI e diritti costituzionali

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