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L’Italia sconta un grave problema: il divario di competenze coinvolge laureati, lavoratori e imprese italiane, che spesso non riescono a trovare personale. Ne parliamo con Leonardo D’onofrio, Ceo e Cofounder di University network (UN), la società leader in Italia sul target universitario. UN supporta lo studente e lo accompagna nel percorso che attraversa la fine delle scuole superiori, l’università e l’ingresso nel mondo del lavoro.

L’intervista

Skill Mismatch. Quale l’entità del fenomeno in Italia?

Il fenomeno dello skill mismatch in Italia è significativo, con un’elevata discrepanza tra le competenze richieste dalle aziende e quelle possedute dai lavoratori. Secondo dati recenti, oltre il 35% delle imprese italiane segnala difficoltà nel trovare personale con le competenze adeguate per ricoprire determinate posizioni.

Le imprese ricercano studenti provenienti da quale tipo di percorso di studi in particolare?

Le imprese italiane mostrano una preferenza per i laureati provenienti da percorsi di studi tecnico-scientifici, come ingegneria, informatica e scienze economiche. Questi settori sono in costante crescita e richiedono competenze specifiche sempre più ricercate da vari settori del mondo del lavoro.

Esiste poi un fenomeno di vertical and horizontal mismatch.

Il vertical mismatch si verifica quando un individuo è sovraqualificato o sottoqualificato per la posizione che occupa, mentre l’horizontal mismatch si riferisce a una discrepanza tra le competenze richieste per un certo lavoro e quelle effettivamente possedute dal lavoratore. Ad esempio, un laureato in ingegneria che svolge un lavoro amministrativo potrebbe essere considerato vittima di un vertical mismatch, mentre un grafico che lavora come contabile potrebbe essere afflitto da un horizontal mismatch.

Come fare per incrociare le richieste delle aziende?

Per farlo è necessario un maggior coinvolgimento delle scuole e delle università nel mondo del lavoro. Programmi di stage, tirocini e collaborazioni con le imprese possono aiutare gli studenti a acquisire competenze pratiche e a comprendere le esigenze del mercato. Inoltre servirebbe una migliore comunicazione da parte delle aziende, con un TOV giovanile. Anche tramite i nostri canali ad esempio, come già tante realtà stanno facendo.

L’università italiana è un’eccellenza. Ma come renderla più vicina al mondo delle imprese?

Bisogna introdurre corsi più orientati alla pratica, collaborazioni con le aziende per progetti di ricerca e stage curriculari possono rendere l’università più vicina a quanto richiesto dal mondo business.

È giusto che gli studenti si adeguino ai soli bisogni delle aziende?

Gli studenti dovrebbero essere incoraggiati a perseguire le proprie passioni, ma anche provare ad essere flessibili e adattabili alle richieste del mercato del lavoro. Secondo un’indagine di LinkedIn Talent Solutions, dopo la pandemia le 3 priorità dei giovani lavoratori sono, in ordine: 1. work/life balance, 2. crescita personale, 3. benefit.

Quali sono le richieste più comuni che gli studenti avanzano nei confronti dei loro datori di lavoro? Contratti stabili, paghe adeguate, un giusto equilibrio tra vita privata e lavoro. Covid ha accelerato questo fenomeno?

Le richieste più comuni includono la stabilità contrattuale, una retribuzione adeguata e un equilibrio tra vita lavorativa e personale. La pandemia da Covid-19 ha certamente accelerato questa tendenza, portando molte persone a rivalutare le proprie priorità e a cercare un maggiore benessere lavorativo.

 

 

 

 

 

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