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Huawei, quello che sappiamo sull’arresto di Meng Wanzhou

di Clay Chandler e Eamon Barrett – È passata una settimana da quando le autorità canadesi hanno arrestato il capo finanziario di Huawei, Meng Wanzhou, a Vancouver, per accuse di frode. Le onde d’urto del caso continuano a riverberarsi attraverso Washington, Pechino e i mercati finanziari globali. C’è stata una moltitudine di commenti sulla stampa e sui social media su entrambe le sponde del Pacifico: è sempre più difficile separare la notizia principale dal rumore che la circonda.

Sappiamo poco delle accuse mosse contro Meng. Gran parte della copertura della stampa fino ad oggi si è concentrata sul simbolismo politico. Trump sapeva dell’arresto durante la sua cena in Argentina con Xi Jinping? L’arresto di Meng farà deragliare i 90 giorni della tregua commerciale tra Cina e Stati Uniti? Xi Jinping si vendicherà arrestando i dirigenti tecnici statunitensi in Cina?

C’è stata una quantità smisurata di preoccupazioni su come il caso abbia, come ha detto il New York Times, “scatenato un fiume infuocato di oltraggio e allarme tra molti cinesi influenti”. Huawei è una delle aziende più apprezzate della Cina. Numerose analisi della stampa occidentale hanno ricordato ai lettori che i suoi risultati tecnologici sono una fonte di enorme orgoglio tra i leader e il popolo cinese e che Meng, figlia del fondatore di Huawei Ren Zhenfei, è tra i reali del mondo corporate cinese. Arrestare Meng, secondo il Times, sarebbe come se la Cina arrestasse Sheryl Sandberg “se la signora Sandberg (attuale direttore operativo di Facebook, ndr) fosse in più anche la figlia di Steve Jobs” – C’è da dire, però, che Ren ha esplicitamente affermato che i suoi figli non hanno quello che serve per diventare CEO di Huawei.

Molte di queste sono solo speculazioni. Quello che sappiamo del caso Meng è che è stata accusata di essere parte di una cospirazione “perpetuata ai massimi livelli di Huawei” per frodare le banche – e in caso di condanna rischierebbe fino a 30 anni di carcere. Sappiamo anche che l’arresto di Meng è parte di una lunga inchiesta del Dipartimento di Giustizia, non qualcosa che è stato inventato durante la notte per una maggiore influenza contrattuale a Buenos Aires.

A un’udienza di estradizione a Vancouver venerdì, l’avvocato della Corona John Gibb-Carsley ha esposto il caso contro Meng a nome del governo degli Stati Uniti. Ha sostenuto che Huawei ha utilizzato una società con sede ad Hong Kong chiamata Skycom Tech per fare affari in Iran per le compagnie di telecomunicazioni iraniane, violando le sanzioni statunitensi ed europee, e che Meng ha indotto le istituzioni finanziarie americane a credere di non avere legami con Skycom quando, di fatto, la compagnia era una sussidiaria sottilmente camuffata. I dipendenti di Skycom, secondo quanto asserito, erano controllati da Huawei e alcuni hanno persino utilizzato gli indirizzi e-mail Huawei.

Meng è stato membro del consiglio di amministrazione di Skycom dal febbraio 2008 all’aprile 2009. David Martin, l’avvocato che rappresenta Meng all’udienza, ha riconosciuto che Skycom era stata una filiale di Huawei, ma ha detto che è stata venduta nel 2009. Martin ha detto che, nonostante Huawei fosse rimasta azionista del società, non c’è “nessuna prova” che si trattasse di una filiale Huawei nel 2013 e 2014, il periodo sotto inchiesta. In una dichiarazione rilasciata sabato mattina in Cina, Huawei ha affermato di “avere la certezza che i sistemi legali canadesi e statunitensi raggiungeranno le giuste conclusioni” nel caso di Meng. Ma il processo di estradizione potrebbe trascinarsi per mesi.

Il furore sulla detenzione di Meng ha oscurato il grande sforzo degli Stati Uniti nel bloccare Huawei dalle reti 5G al di fuori della Cina, specialmente nei paesi che fanno parte dell’alleanza “Five Eyes” (Stati Uniti, Canada, Regno Unito, Australia e Nuova Zelanda ). Nelle ultime settimane, gli altri quattro si sono uniti agli Stati Uniti escludendo Huawei dalle loro reti di telecomunicazioni, suscitando reazioni di “grave preoccupazione” da Pechino.

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