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Illusioni, diversivi, propaganda

Ci sono problemi, gravi, da affrontare. A partire dal più evidente: l’avvicinarsi di una nuova crisi economica. E servirebbe un governo in grado di prendere decisioni, di fare scelte, di costruire passo dopo passo una politica economica che possa veramente sostenere la crescita, percorrendo l’unica strada percorribile, quella che passa per gli investimenti e la creazione di posti di lavoro.

Lo sostengono tutti gli interlocutori istituzionali. Sabato il Governatore di Bankitalia Ignazio Visco ha chiarito, ancora una volta, che il principale fattore di rischio è l’incertezza e che buona parte dell’incertezza l’ha prodotta e continua a produrla questo governo. Sono preoccupati gli imprenditori, in tutti i settori, e sono preoccupati i banchieri. Lamentano, tutti, l’assenza di un dialogo che possa alimentare un confronto utile ad affrontare e risolvere i problemi.

Le risposte che arrivano dall’asse Cinquestelle-Lega sono invece una combinazione di illusioni, diversivi e propaganda. La priorità è sempre quella di attrarre consenso, per poi contarsi e confermare o sovvertire i rapporti di forza che regolano la convivenza nella maggioranza.

Nel campo delle illusioni, ci sono il boom economico del vicepremier Luigi Di Maio e il 2019 bellissimo di Conte. Poi però quando arrivano i dati, quelli veri, la colpa è dei governi precedenti, della Banca d’Italia che non ci prende, della congiuntura globale.

I diversivi sono all’ordine del giorno. L’ultimo, che basta a sintetizzare il senso di tutti gli altri, è quello che il ‘soldato semplice’ Alessandro Di Battista ha appena rimesso nel calderone: “è ora di tagliare gli stipendi di Bruno Vespa e Fabio Fazio”. Arrivano i titoli a effetto e i riflettori si spostano, almeno per qualche ora, sufficientemente lontani dai problemi reali.

Il capitolo propaganda è quello più sensibile. Perché ognuno fa la sua parte e se si finisce uno contro l’altro, per marcare un territorio e ristabilire le distanze, è facile che salga anche qualche sondaggio. L’altro vicepremier, Matteo Salvini, cavalca l’onda sempre favorevole del dossier sicurezza-immigrazione. E il teatrino montato intorno alle navi delle Ong aiuta a sostenere una narrazione che privilegia un’emergenza migranti che non c’è rispetto a quella della criminalità italiana che sta tornando a sparare e a uccidere tutti i giorni. È territorio leghista ma i cauti tentativi di opposizione interna al Movimento Cinquestelle finiscono puntualmente sacrificati sull’altare del contratto di governo. Dall’atra parte, e si torna subito sul terreno economico, c’è l’ultima frontiera: la Tav. Di Maio giura che finché c’è il Movimento al governo non si fa, Di Battista alza i toni e arriva a consigliare a Salvini di tornare da Berlusconi se proprio si vuole piegare alla spinta del popolo del ‘sì’ all’infrastruttura Torino-Lione.

Ci sarebbero anche gli elementi per aprire una verifica di governo ma, almeno fino alle elezioni europee, il conflitto aiuta a richiamare alle armi le truppe. E anche a spostare l’attenzione rispetto ai problemi e alla realtà.

 

 

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