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Tav, Salvini: avanti o crisi governo. Francia: aperti a discussione

Tutto ancora fermo sulla Tav Torino-Lione. Con la discussione sul dossier all’interno del governo che sta assumendo i tempi e i toni di una soap opera. Diventa sempre più difficile prendere una decisione per la profonda spaccatura tra Lega e Cinquestelle.

Se i 5S con il no alla Tav vanno fino in fondo, “ci vado anche io“. Così il vicepremier Matteo Salvini sulla scia delle discussioni sulla Torino-Lione, ieri sera su Rete4 invoca lo spettro di una possibile crisi di governo. Dichiarazioni ridimensionate questa mattina nei toni, ma non nei contenuti: “nel contratto c’è la revisione dell’opera che è giusta, si possono tagliare spese, strutture, è giusto chiedere più contributi all’Europa e alla Francia”. Ma “non si può fermarla e conto che il buon senso prevalga“. Quanto a possibili rinvii della decisione a dopo le Europee di maggio, il ministro ha sottolineato che “il tunnel sarà lì anche l’8 giugno, la scelta va fatta”.

Da Oltralpe, questa mattina sono arrivati segnali di apertura a una discussione: “la Francia ha sempre rispettato l’auspicio del governo italiano di una riflessione” sul progetto Tav ed è “aperta a una discussione fra partner“, dice un comunicato diffuso in serata dalla ministra dei Trasporti, Elisabeth Borne. Nel comunicato, si propone il “lancio di bandi per il proseguimento dei cantieri”, “consentendo di rispettare il tempo di riflessione auspicato dall’Italia pur preservando i finanziamenti europei”. “La Francia – si legge nel comunicato – è convinta della pertinenza di questo progetto di primaria importanza per gli scambi fra i nostri due paesi e per l’Europa”.

Ma ora anche il premier Giuseppe Conte fa un passo sulla sponda pentastellata, nel barcone dei No Tav: “se lo dovessimo cantierizzare oggi mi batterei perché non sia realizzato. Lo dico perché voglio che i cittadini italiani siano messi al corrente costantemente – afferma – Non sono affatto convinto che questo sia un progetto infrastrutturale di cui l’Italia ha bisogno”.

D’altra parte, la ridiscussione dell’opera era prevista dal contratto di governo, ricorda Conte: “il contratto di governo parla di ridiscussione integrale del progetto. Stiamo dando attuazione al contratto di governo“, afferma. E sottolinea: “che piaccia o meno il professor Ponti ha fatto la sua analisi onorevolmente e in modo molto plausibile”.

Tuttavia, ieri sera a Porta a Porta è emersa l’esistenza di una nuova analisi costi-benefici firmata dal professor Ponti; o meglio, una vecchia analisi di alcuni anni fa, della quale non si era mai parlato, che dava risultati completamente opposti – e dunque positivi – rispetto a quelli rilevati con la recente analisi sbandierata dal M5S.

Resta il fatto che il premier sembra essersi fatto una sua idea chiara sul tema, e ora è convinto che l’opera potrebbe non essere funzionale ai trasporti: “dobbiamo considerare che l’opera dovrebbe terminare nel 2030 ma chi si occupa di queste cose sa che quella data è una chimera. E anche a non voler considerare la lievitazione dei costi noi ci ritroveremmo comunque in una fase temporale in cui il sistema dei trasporti si sarà evoluto e c’è il rischio che l’opera si riveli poco funzionale rispetto al sistema dei trasporti con cui avremo a che fare”. Addirittura sorgono dubbi sul tema dei finanziamenti: “c’è un interrogativo che è emerso, cioè il criterio di finanziamento. Quest’opera è finanziata in buona parte dall’Italia, in misura più modesta dalla Francia e poi dalla Ue. Il fatto che ci sia iniqua ripartizione oneri è stata giustificata dal fatto che la nostra tratta è più contenuta. Ma al momento non risultano opere nazionali francesi. E’ chiaro che allo stato il criterio di ripartizione finanziamenti non appare equo, ma approfondito”, afferma Conte.

Non potevano che piovere i ringraziamenti pentastellati di Luigi Di Maio: “ringrazio il presidente Conte per le parole di responsabilità espresse sul progetto Tav. In ogni passo di questo governo l’obiettivo è uno e sempre uno: l’interesse nazionale”.

Ma resta il fatto che dall’altra parte la Lega rimane ferma sulla sua di posizione. “Da una parte la Lega favorevole, dall’altra il Movimento che ha contrarietà. Le due forze legittimamente raccogliendo anche istanze del territorio hanno queste posizioni”, afferma lo stesso Conte che ci tiene a precisare che durante il vertice dell’altro ieri “non abbiamo litigato. È stato un proficuo confronto a favore dell’interesse dei cittadini”, afferma.

Tra le proposte nel piatto emerse durante il vertice di mercoledì, quella di rifare il traforo ferroviario del Frejus, con una nuova galleria di 15 km, al posto del maxi-tunnel da 57,5 km previsto nel progetto attuale della Tav Torino-Lione. Nel dubbio, il governo vorrebbe chiedere un confronto con la Francia sui criteri di finanziamento della Tav, in quello che sembra un palese tentativo di prendere ancora tempo. Ma dall’Ue la pazienza sembrerebbe essersi quasi esaurita e la Commissione europea è pronta a inviare una nuova lettera all’Italia per ricordargli che l’eventuale ‘no’ alla Tav comporterà la violazione di due regolamenti Ue del 2013 e la perdita di circa 800 milioni di cui 300 milioni entro marzo e il resto successivamente.

Il vertice del 6 marzo

La prima parte della riunione sulla Tav, coordinata dal Presidente del Consiglio Conte, alla presenza dei Vicepresidenti Di Maio e Salvini, del ministro Toninelli, dei sottosegretari Rixi e Siri, del capogruppo Patuanelli e del senatore Coltorti”, è stata dedicata ad approfondire l’analisi costi-benefici acquisita dal Mit. Sono intervenuti in questa fase vari altri esperti che hanno affiancato i membri del Governo e hanno contribuito a sviscerare i contenuti dell’elaborato tecnico in tutti i suoi aspetti. La riunione, è poi proseguita alla presenza della sola componente ‘politica’, che ha approfondito tutte le più ampie implicazioni – di ordine politico, sociale ed economico – del progetto infrastrutturale. All’esito del confronto si è convenuto che l’analisi costi-benefici sin qui acquisita pone all’attenzione del Governo il tema del criterio di ripartizione dei finanziamenti del progetto tra Italia, Francia e Unione Europea. A distanza di vari anni dalle analisi effettuate in precedenza e, in particolare, alla luce delle più recenti stime dei volumi di traffico su rotaia e del cambio modale che ne può derivare, sono emerse criticità che impongono una interlocuzione con gli altri soggetti partecipi del progetto, al fine di verificare la perdurante convenienza dell’opera e, se del caso, la possibilità di una diversa ripartizione degli oneri economici, originariamente concepita anche in base a specifici volumi di investimenti da effettuare nelle tratte esclusivamente nazionali”.

L’Europa

Nel testo preparato a Bruxelles si ricorda che il progetto per la Torino-Lione rientra nelle opere indicate dal regolamento 1315 del 2013 sui Ten-T, cioè le grandi reti infrastrutturali nel settore tei trasporti. La norma prevede tra l’altro l’obbligo di completare l’opera entro il 2030. L’altro regolamento tirato in ballo dalla Commissione nella lettera che però non risulta ancora inviata alle autorità italiane è quello numero 1316, sempre del 2013, con cui si dà vita alla Connecting europe facility destinata a sostenere almeno in parte il finanziamento delle grandi opere. È in base a questo regolamento che Ue, Italia e Francia hanno firmato il grant agreement per complessivi 813 milioni di euro destinati alla realizzazione del tunnel di base. Se i bandi di gara non saranno lanciati entro fine mese, i 300 milioni saranno persi e così accadrà anche per il restante importo se i lavori saranno bloccati.

La proposta alternativa

Rifare il traforo ferroviario del Frejus, con una nuova galleria di 15 km, al posto del maxi-tunnel da 57,5 km previsto nel progetto attuale della Tav Torino-Lione. È l’alternativa ideata dal sindaco di Venaus e condivisa da altri amministratori pubblici della Val di Susa, consegnata nei giorni scorsi al presidente del Consiglio Conte, ai vicepremier Salvini e Di Maio e al ministro dei Trasporti Toninelli. La proposta sarebbe stata condivisa anche da esponenti del movimento No Tav. Il costo si dimezzerebbe. Il sindaco di Venaus, Nilo Durbiano, la definisce una “proposta politica, in grado di soddisfare tutti”. Il dossier, elaborato con il parere di alcuni tecnici, è stato presentato – rivela Durbiano – a parlamentari della Lega e M5s. Ma non sarebbe ancora stato illustrato in Francia. “Questo progetto ridurrebbe di almeno la metà i costi – spiega Durbiano – e accorcerebbe anche i tempi di realizzazione. Allo stesso tempo verrebbe rispettata la necessità di annullare le pendenze, portando i treni in piano, come è stato prospettato nell’attuale progetto”. L’alternativa comprende anche uno studio sul tratto tutto italiano della Torino-Lione, “con il potenziamento della linea storica tra Bussoleno e Torino e la creazione di una gronda tra Orbassano e Trofarello, che alleggerirebbe il nodo ferroviario di Torino con importanti ricadute anche per il trasporto locale”. Rispetto alla galleria ferroviaria storica del Frejus, inaugurata nel 1871, il tunnel studiato dal sindaco di Venaus e dal suo gruppo di lavoro e messo a punto in alcuni mesi avrebbe un ingresso un po’ più valle a Bardonecchia, in alta Valle di Susa. “Questa proposta alternativa – precisa Durbiano – avrebbe tutte le caratteristiche compatibili con l’alta velocità e con l’alta capacità. Porterebbe un risparmio di miliardi, chiudendo questo lungo periodo caratterizzato da polemiche spesso sterili”.

Ma non tarda ad arrivare piccato il commento del presidente della Regione Piemonte, Sergio Chiamparino: “ma davvero questa è la Tav che il governo Conte-Salvini-Di Maio pensa di realizzare? È l’ennesima carnevalata, se non fosse che il carnevale è cosa seria, questa no. Raddoppiare un tunnel del 1871 con costi simili alla tratta italiana del tunnel di base, spacciandola come alternativa a un moderno tunnel come fanno tutti i Paesi europei, si commenta da sé. La smettano con questa insopportabile manfrina e decidano”.

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