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Tav, ancora muro contro muro Lega-M5S. Di Maio: Conte è con me

Potrebbero arrivare più soldi del previsto dall’Europa per il finanziamento della Tav Torino-Lione. Una proposta che era già stata avanzata dall’Ue e che non sarà più valida se non verranno rispettate le tempistiche necessarie per la realizzazione dell’opera. Ma il governo ormai ha deciso di rimandare tutte le decisioni (forse) a lunedì. La scure di una crisi pende su Palazzo Chigi, divisa tra il no Tav e il sì Tav. Nessuna delle due fazioni al governo sembra voler cedere il passo, ma dopo le parole che schierano il premier Giuseppe Conte sul fronte del no, il vicepremier pentastellato Luigi Di Maio porta avanti il proprio credo con più forza di prima: “quando su tre, due la pensano in un modo, io e Conte, poi non decide solo uno, altrimenti avremo problemi in futuro”, afferma con rinnovata serenità.

E alla presa di posizione della Lega – opposta – il cui leader Matteo Salvini ancora stamattina garantiva che non avrebbe ceduto il passo sul tema, ma avrebbe portato ‘fino in fondo’ le proprie convinzioni, Di Maio risponde: “non penso a situazioni post-crisi di governo o al voto: sto pensando a ridiscutere il progetto. Non è una questione di testa dura, questi sono discorsi da bambini qui dobbiamo sederci a un tavolo, ridiscutere l’opera come da contratto ed evitare di vincolare i soldi degli italiani”.

Dopodiché Di Maio pone un esempio che esce dal seminato di ciò che è buono e giusto fare per l’Italia e gli italiani, mettendo la realizzazione o meno della Torino-Lione su un piano meramente politico: “cosa sarebbe successo se avessi messo in discussione la legittima difesa e altri provvedimenti in quota Lega? Vi sareste arrabbiati, per questo c’è disappunto tra di noi”. Una frase che lascia trasparire quanto la Tav rimanga per il pentastellato una questione di visibilità con il proprio elettorato, più che un tema sul quale avere una discussione costruttiva. A chi chiede se ci sia o meno stato questo ‘scambio Tav-Diciotti’, Di Maio risponde piccato: “non siamo gente che fa mercimoni, non c’è nessuna volontà oscura di utilizzare altre votazioni” per la Tav afferma, ma poi aggiunge: “se si mette a rischio il governo è chiaro che provvedimenti importanti non passano”.

Il vicepremier insiste poi a suon di “andiamo avanti”, “c’è tanto da fare” e “ora deve iniziare l’interlocuzione con la Francia secondo quanto previsto dal contratto“. Già, il contratto, “un atto solenne che fonda la nascita del governo – ricorda Di Maio – Il M5S nasce con una convinzione, che i soldi delle tasse degli italiani si devono spendere bene e che in Italia ci sono delle priorità da affrontare. La Tav è un’opera che doveva soddisfare altri interessi e non quello nazionale”, aggiunge.

Ma dalla Francia il Comité Transalpine Lyon-Turin chiede uno “stop alla farsa”, con riferimento allo “studio dell’Ue che sottolinea tutti i vantaggi della Lione-Torino che è firmata dagli stessi esperti che hanno realizzato l’analisi costi/benefici molto negativa per il Movimento 5 Stelle in Italia”, scrive in un tweet in cui allega un articolo sulle ultime rivelazioni sul caso Ponti, che boccia la Tav in Italia e la promuove in un dossier per Bruxelles.

Sta di fatto che con l’accordo tra le istituzioni Ue sul futuro di Connecting Europe Facility (Cef), lo strumento finanziario del bilancio comune che realizza i grandi progetti infrastrutturali tra cui la Tav, la quota di cofinanziamento Ue per questo tipo di opere salirà dal 40% al 50%. Ciò significa che dal 2021 il contributo della Ue alla Torino-Lione potrebbe salire. L’aumento del cofinanziamento non sarà automatico: per accedervi bisogna aver rispettato i bandi precedenti, quindi in caso di ritiro unilaterale dal progetto l’Italia non sarebbe eleggibile.

Era stata la Commissione Ue a proporre, per il prossimo bilancio 2021-2027, di aumentare da 40% a 50% il cofinanziamento Ue per la realizzazione dei progetti transfrontalieri di grandi opere infrastrutturali. Consiglio e Parlamento hanno appoggiato l’idea, ribadendo il sostegno al completamento delle reti TEN-T. Il cofinanziamento non salirà, però, per tutti i progetti, ma solo per chi avrà rispettato i bandi precedenti. Per i fondi Ue vale sempre la logica europea del ‘use it or lose it’, ‘o si usano o si perdono’. Se l’Italia non dovesse rispettare questa ‘prescrizione’ di Bruxelles, non potrebbe più chiedere l’aumento del contributo europeo nei prossimi bandi. La dotazione del Cef 2021-2027 non è stata ancora definita. L’accordo di oggi tra le istituzioni ha lasciato la questione aperta, e sarà trattata successivamente. Anche perché tutto resta sempre legato al negoziato sul bilancio Ue che deve chiudersi entro fine 2020. Nella proposta presentata dalla Commissione Ue a giugno scorso, il Cef potrebbe disporre di 42,2 miliardi di euro, di cui 30,6 ai trasporti, 8,7 all’energia e 3 al digitale.

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