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Unicredit vende 17% azioni Fineco: incassato 1 mld

Il primo passo è stato compiuto. UniCredit ha concluso con successo, a poche ore dall’annuncio, l’operazione di ‘accelerated bookbuilding’ pari al 17% di azioni ordinarie Fineco: è la prima di una serie di misure finanziarie complessive in preparazione del piano strategico 2020-23 di Unicredit che sarà presentato al mercato il 3 dicembre 2019 a Londra. Il corrispettivo dell’operazione ammonta a circa 1,01 mld di euro, risultanti dalla vendita di circa 103,5 milioni di azioni ordinarie di Fineco ad un prezzo di 9,80 euro per azione, si legge in una nota.

Il prezzo incorpora uno sconto del 4,4% circa rispetto all’ultimo prezzo di chiusura di Fineco pre-annuncio. L’impatto patrimoniale è stimato complessivamente in aumento di circa 21 punti base nel CET1 capital ratio del gruppo UniCredit del secondo trimestre 2019. UniCredit deterrà una partecipazione di minoranza in Fineco pari a circa il 18% del capitale sociale e deconsoliderà Fineco dal proprio bilancio. La partecipazione rimanente verrà classificata come partecipazione finanziaria. Il gruppo di Piazza Gae Aulenti ha sottoscritto un impegno a non disporre delle azioni rimanenti di Fineco per un periodo di 120 giorni dalla data di regolamento dell’operazione. Durante tale periodo di lock-up, salve alcune eccezioni in linea con la prassi di mercato, UniCredit non potrà porre in essere nessun atto di disposizione delle azioni di Fineco senza il previo consenso di J.P. Morgan ed Ubs Investment Bank per conto dei Joint Bookrunners. Per tale operazione, UniCredit si è avvalsa di J.P. Morgan, Ubs Investment Bank e UniCredit Corporate & Investment Banking in qualità di Joint Bookrunners per l’offerta.

Ieri, quando è stato dato l’annuncio della mossa finanziaria, in Borsa Fineco ha ceduto il 7,4% a 10,25 euro e Unicredit il 3,2% a 11,4 euro. L’allegerimento da parte della banca guidata da Jean Pierre Mustier della banca multicanale, insieme alla cessione di asset immobiliari e ad un ulteriore dimagrimento sugli npl (sopra l’obiettivo dei 14,9 miliardi), costituisce l’architrave per raggiungere la parte superiore del buffer di 200-250 punti base del Cet1 ratio sui requisiti patrimoniali entro fine 2019. Messo in cantiere l’allineamento progressivo nel tempo, in termini relativi, del portafoglio di titoli di stato nazionali ai portafogli detenuti dai gruppi bancari italiani ed europei. Tra le misure anche l’ottimizzazione del costo della raccolta.

Unicredit ha già ridotto la propria partecipazione nel gioiello del risparmio gestito, due volte nel 2016 (l’azione era a circa 5 euro, ora è il doppio a 10,5 euro) incassando in tutto 900 milioni di euro e ottenendo un benefico di 20 punti base in termini di Cet1. Ora questo ulteriore alleggerimento. Per Fineco non cambia “assolutamente niente” con “una situazione di totale assoluta continuità con quello che è l’azienda adesso”, spiega all’Ansa l’Ad e direttore generale, Alessandro Foti indicando che la banca continuerà a “lavorare nella direzione di crescita organica senza sostanziale interesse per attività di m&a e crescita per linee esterne”.

Superato, dal punto di vista operativo, anche il nodo degli 8,3 miliardi di obbligazioni Unicredit detenute da Fineco. Un ‘collateral’, ovvero una garanzia, messa a disposizione dal gruppo di Piazza Gae Aulenti, nell’ambito di un accordo siglato tra le due banche, consente di abbattere – sottolinea ancora Foti – in maniera quasi totale il rischio complessivo di queste esposizioni, il tutto senza costringere Fineco a vendere in maniera anticipata i bond e senza generare anche degli impatti negativi sui margini di interesse. Mantenuto in vigore anche l’attuale contratto di licenza del marchio con l’opzione per Fineco di acquistarlo in futuro, sulla base di una serie di finestre di esercizio stabilite fino al 2032. UniCredit continuerà poi a fornire determinati servizi alla banca multicanale, come l’accesso agli Atm e ai servizi amministrativi per un periodo di 20 anni.

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