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Taglio parlamentari e Def, quali sono le priorità?

Il taglio dei parlamentari è legge. Una misura di bandiera, quella Cinquestelle, finisce nell’elenco delle cose fatte. Un’altra lista, quelle delle cose da fare, è stata affidata al Def. E c’è, ancora una volta, una distanza netta tra le priorità che andrebbero perseguite e le decisioni della politica. Due fronti diversi, che nella giornata parlamentare finiscono per incrociarsi.

Il taglio dei parlamentari è una misura che serve ad alimentare il consenso. Sfrutta la popolarità di una misura che porta pochissimo risparmio di spesa, che incide poco o nulla sull’efficienza del Parlamento ma che sicuramente pone un problema di rappresentanza, che andrà quantomeno mitigato con la riforma della legge elettorale.

Il Def è la cornice entro la quale costruire una manovra economica che dovrebbe avere l’ambizione di dare risposte ai problemi reali del Paese. E le audizioni di oggi, con Bankitalia, Corte dei Conti, Istat e Upb descrivono tutte le criticità in cui il governo si sta muovendo. Le indicazioni principali ricorrono, una sessione di bilancio dietro l’altra e un governo dietro l’altro: servono coperture solide, e quelle affidate alla lotta all’evasione non lo sono per principio, almeno fino a quando non si metterà mano all’intero sistema fiscale con una riforma radicale; va ridotto il debito pubblico, perché è una strada obbligata, e va rilanciata la crescita.

Bankitalia e Corte dei Conti, in particolare, evidenziano il rischio che le aspettative riposte nel contrasto dell’economia sommersa possano essere deluse. “Per gli interventi riguardanti il recupero dell’evasione, una quantificazione precisa è ardua. Al fine di assicurare il rispetto dell’obiettivo, è auspicabile che siano definiti momenti di monitoraggio dei conti in corso d’anno e pronti meccanismi correttivi in caso di scostamenti”, sostiene Via Nazionale. Non sono vere e proprie clausole di salvaguardia ma siamo lì. Perfettamente in linea la Magistratura contabile. E anche l’Upb: quello sulla lotta all’evasione “è un obiettivo piuttosto ambizioso specie se confrontato con i risultati tradizionalmente ottenuti su tale fronte e difficilmente conseguibile solo attraverso strumenti per favorire il conflitto d’interessi”. Stessa sintonia sul debito. “Per un Paese in cui il debito pubblico rappresenta uno dei principali fattori di fragilità, assicurare che la variazione di questo indicatore abbia quanto meno il segno giusto è il minimo”, premette Bankitalia. E concorda il presidente della Corte dei Conti Angelo Buscema: “le particolari, favorevoli, condizioni dei tassi di interesse devono consentire di avviare il rapporto debito/Pil su un percorso credibile di riduzione”. L’Istat certifica la crescita ferma. L’obiettivo programmatico di crescita fissato per quest’anno dal Def, Pil a +0,1%, è “coerente”, in assenza di “perturbazioni derivanti da una significativa involuzione dello scenario internazionale”. Quindi, il rischio è che possa andare peggio.

Se il quadro che descrivono gli organismi indipendenti che si sono succeduti in audizione è ormai consolidato nel tempo, il problema, anche questo annoso, è la capacità del governo di fare scelte nette, coraggiose, in una direzione diversa dal galleggiare tra le richieste di una o dell’altra forza della maggioranza. Una, in particolare, rischia di diventare l’ennesima occasione sprecata. Il taglio del cuneo fiscale può essere una misura capace di provocare uno choc positivo: “può dare uno stimolo non irrilevante, seppur graduale, all’economia, accrescendo sia la competitività delle imprese, sia i redditi reali e quindi i consumi delle famiglie”, riconosce Bankitalia. Ora, le decisioni che saranno prese con la manovra e l’iter parlamentare che seguirà potranno dire se, almeno su questo fronte, si potrà muovere un primo passo consistente. O se, invece, resterà solo il taglio dei parlamentari, più scena che sostanza, a rappresentare la cifra di questa nuova maggioranza.

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