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Autostrade, un rebus complicato

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Quando si intrecciano interessi politici contrapposti, dinamiche finanziarie e industriali complesse e tempi stretti è difficile che si arrivi a soluzioni soddisfacenti. Nel dossier Autostrade ci sono tutti gli elementi per un rebus complicato da risolvere.

Andrebbero separati piani che invece restano inevitabilmente legati tra loro. Su quello giudiziario, si deve andare a fondo nella ricerca della verità, accertando le responsabilità per il crollo del Ponte Morandi, una delle ferite più gravi non solo per il sistema delle infrastrutture ma anche per la coscienza della classe dirigente di questo Paese. Su quello industriale, si deve valutare il sistema delle concessioni, riformandone gli aspetti che non funzionano e proponendo soluzioni sostenibili per il futuro. Su quello finanziario, vanno tutelati gli interessi di tutti gli attori coinvolti, a partire dai risparmiatori e dagli azionisti di Atlantia, inclusa la famiglia Benetton. Su quello politico, vanno tutelati gli interessi del Paese e dei cittadini.

Intorno ad Atlantia, e al dossier autostrade, si sta delineando uno scenario che rischia di avvitarsi su se stesso. Il titolo è sotto pressione da mesi e dopo la riduzione del rating da parte di Fitch, Bei e Cdp potrebbero chiedere ad Atlantia l’estinzione anticipata di oltre 2 miliardi di prestiti, come ha spiegato la stessa società. Il rischio di un cortocircuito finanziario è concreto.

A pesare è soprattutto lo scontro con la politica. Tutto ruota intorno all’ipotesi della revoca delle concessioni e alle possibili alternative. La maggioranza esprime tre posizioni diverse: dall’intransigente revoca a tutti i costi dei Cinquestelle alla volontà di Italia Viva di opporsi ‘a leggi improvvisate’, passando dalla mediazione del Pd. Possibili alternative, una maxi-multa (ipotesi smentita ma comunque sul tavolo) e soprattutto una trattativa seria sui risarcimenti, che escluda però dal conto da pagare i 600 milioni previsti per la ricostruzione del ponte di Genova. Le aspettative minime del governo, come ha spiegato il ministro alle Infrastrutture e Trasporti Paola De Micheli, sono legate a una riduzione significativa delle tariffe ai caselli, senza modificare il piano di maggiori investimenti per la rete e per la manutenzione.

La decisione finale andrebbe presa guardando esclusivamente all’interesse pubblico: uscire dalla continua emergenza e dotare il Paese di una rete autostradale efficiente e sicura. Rischia invece di scontare le difficoltà di una maggioranza di governo che continua a muoversi sul filo di un equilibrio precario.

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