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La settimana, storie e analisi: una finestra ‘obbligata’

intesa sanpaolo

Questa è la versione web della newsletter settimanale di Fortune Italia. Ci si può iscrivere qui. Questa settimana:

Il mercato italiano dei droni; il risiko delle nomine; il peso dell’eolico sui consumi energetici europei; l’impatto del coronavirus su chi fa affari in Cina.

 

L’opinione

Di Fabio Insenga

Sul lancio da parte di Intesa SanPaolo di un’offerta su Ubi Banca si è scritto e detto molto. Il cda della banca ‘preda’ ha espresso la sua posizione formale, “prendendo atto” e dando mandato al Ceo, Victor Massiah, per individuare gli advisor finanziari e legali per rispondere all’Ops. Due i passaggi chiave nelle parole di Massiah. Primo, la conferma del carattere ‘non concordato’ e quindi ‘non amichevole’ dell’operazione. Ubi ha appreso la notizia da “un comunicato stampa” e l’operazione “non era concordata né a conoscenza del nostro consiglio di amministrazione e del nostro management”, come “rappresentato” da Intesa, ha evidenziato il Ceo. Questo, nonostante il progetto non sia ovviamente frutto né di improvvisazione né di una rocambolesca fuga in avanti. Anche perché il piano è stato abilmente architettato, visto il coinvolgimento di Bper e Unipol, e il contributo non certo secondario di Mediobanca. Nonostante questo, l’affondo ha realmente sorpreso tutti, inclusa buona parte della prima linea di management di Intesa SanPaolo. Il precedente della fuga di notizie sul piano di aggregazione con Generali, poi fallito, ha suggerito di usare la massima discrezione.

È stata individuata la finestra migliore per uscire allo scoperto: la sera del 17 febbraio, tra la comunicazione del nuovo piano industriale della banca guidata da Massiah e la prevista presentazione del giorno dopo a Londra. Quello che può sembrare uno sgarbo, è invece un calcolo condiviso dalla ristretta cerchia di persone che, intorno al ceo Carlo Messina, ha condiviso le modalità e il timing dell’operazione. “Andava fatta così, in quel momento preciso. Era una finestra obbligata, per diverse ragioni”, racconta una fonte bene informata.

Trovate qui l’opinione integrale.

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Le altre storie della settimana

 

Tech

 

Il mercato dei droni vale 100 milioni

Il mercato dei droni sta prendendo il volo. In Italia il giro d’affari per i droni professionali è stimato in 100 milioni di euro nel 2018, ancora limitato ma con grandi potenzialità, poiché il 55% delle aziende ha mostrato un significativo sviluppo negli ultimi 12 mesi, e oltre due terzi prevedono forte crescita entro i prossimi 3 anni. Tra produttori di beni e fornitori di servizi, sono 700 le imprese italiane della filiera professionale dei droni, isolando le attività svolte in ambito civile. L’86% sono operatori, ovvero aziende che offrono servizi a terzi utilizzando macchine proprie o a noleggio.

 

Politica

Le nomine e i cannoni del Risiko

Quando si parla di potere, della capacità di influire sui dossier che contano, c’è un terreno che va considerato più di qualunque altro, quello delle nomine. Insieme ai vertici delle controllate pubbliche, dalle big four Eni, Enel, Poste e Leonardo a tutte le altre, si muovono più di 300 caselle. Più o meno prestigiose, ma tutte funzionali all’esercizio del potere vero, quello che muove milioni di euro e tiene insieme le logiche e le dinamiche della politica con quelle dell’economia. È un rito che si ripete, da sempre. Ma questa volta il valzer delle nomine è complicato da un quadro politico più instabile del solito, con una maggioranza in equilibrio precario e un sistema di potere, quello abbozzato dai mesi giallo-verdi, ancora da smontare.

 

 

Energia
L’eolico copre il 15% dei consumi europei, “ma non è abbastanza”

L’Europa è arrivata a coprire il 15% dei suoi consumi di energia elettrica attraverso l’eolico. Ha anche raggiunto i 205 Gw di potenza installata: di questi, 15,4 Gw di nuova potenza eolica sono stati installati nel 2019. Altra distinzione da fare: 11,8 Gw sono onshore e i restanti 3,6 Gw offshore. Secondo l’Anev, associazione nazionale energia del vento, questo non è abbastanza per realizzare il Green new deal. In particolare nel caso dell’Italia, la cui performance nell’ultimo anno non è stata delle migliori.

 

Health
Coronavirus, parla un imprenditore italiano a Shangai

È in assoluto l’argomento principale di discussione delle ultime settimane. Il coronavirus sta occupando l’agenda dei media di tutto il mondo, le notizie si succedono con estrema velocità e raccontano sia del numero di morti (e delle guarigioni connesse) sia dell’impatto sulla sfera economica che sta interessando tutta l’Asia e che avrà inevitabilmente – non si sa ancora in quale misura – ripercussioni sull’economia mondiale. Ma la situazione degli italiani che per studio o per lavoro vivono in Cina ancora non è molto chiara. Quali sono, se ci sono, le strategie messe in atto dagli imprenditori? Lo abbiamo chiesto a Tommaso Lazzari, CEO di Seta Capital che, fondata da Lazzari e Tanya Wen nel 2014, ha uffici a Shanghai, Milano e Amsterdam.

 

Notizie Adnkronos

-Può l’economia circolare contribuire al rilancio del sistema Italia?

-Inca compie 75 anni, nel 2019 aperte circa 3,2 mln pratiche

 

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