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Coronavirus, lo sport si ferma ma non Champions e EL

Il fruscìo dei soldi comincia a perdere la sua battaglia con la salute, la prevenzione, il buonsenso. Anche nello sport. Che si lecca le ferite per le perdite economiche dovute agli eventi internazionali rinviati, sospesi, alcuni annullati, a causa del Coronavirus. Centinaia di milioni di euro (o dollari) che evaporano a ritmo record. E ovviamente si parte dalla Serie A, ferma almeno fino al 3 aprile (ma si attendono novità dagli incontri tra Lega di A e Figc) e che fa parte delle prime cinque leghe del calcio europeo – la Liga oggi si è fermata con il Real Madrid in quarantena, la Premier League andrà in campo a porte chiuse come la Ligue 1, in attesa di notizie dalla Bundesliga – che incassano il 75% dei 21 miliardi di euro di ricavi generati attraverso la cessione dei diritti televisivi, biglietti per lo stadio, merchandising.

Insomma, il contraccolpo per lo stop al campionato minaccia le casse di tutti i club. Secondo uno studio prodotto da Calcio e Finanza, dalle partite in fila a porte chiuse (ma anche se il torneo fosse sospeso in via definitiva) la Juventus – in calo anche in Borsa – perderebbe 12 milioni di euro, il 43% del pacchetto complessivo in A, poi Milan a quota 3,4 milioni, poi Inter a 2,7 mln, con Roma e Napoli intorno al milione di euro. Restando al pallone, l’Uefa non molla, ancora niente stop alla Champions League e all’Europa League (si decide il 17 marzo), con 60 mila spettatori ad Anfield per Liverpool e Atletico Madrid (in Spagna corre forte il Virus), con altre gare a porte chiuse, tra blocchi aerei, ospedali pieni e italiani e tra poco europei costretti alla quarantena in casa. I conti riferiscono che Champions League ed Europa League producono un giro d’affari da circa 3,2 miliardi di euro, difficile rinunciarvi nonostante i morti, il dolore, la paura anche di calciatori, medici, dirigenti, allenatori, dipendenti del calcio.

Senza contare gli incassi per i club che più vanno avanti nella fase finale del torneo. E in attesa di notizie anche su Euro 2020, giro d’affari da 2,5 miliardi di euro, che è parecchio in bilico (quattro partite a Roma), la conta dei danni, con la F.1 che decide di andare avanti, nonostante i casi positivi nel paddock, il ritiro della McLaren (“Il re è denaro”, ha sentenziato Lewis Hamilton da Melbourne, la sede del primo Gp, al via domenica) si sposta negli Stati Uniti.

La Nba, dopo il primo positivo al Coivd 19 (Rudy Gobert, centro francese degli Utah Jazz) ha deciso di fermarsi. Fonti intorne alla Lega ipotizzano uno stop di un mese. Secondo la Cnn, solo per il mancato incasso dai biglietti al palazzetto, i Golden State Warriors perderanno oltre 15 milioni di dollari, quasi 13 milioni per New York Knicks (che avrebbero voluto continuare a giocare a porte aperte) e per i Los Angeles Lakers (3,5 milioni di dollari persi a gara, contando anche guadagni da food & beverage, parcheggi, diritti tv), 11 milioni per i Toronto Raptors, campioni in carica. E anche per gli atleti con ingaggio in base alle presenze c’è un contraccolpo in banca, ma maggiormente per i lavoratori dipendenti a paga oraria della Lega, per cui Mark Cuban, milionario e patron dei Dallas Mavericks, ha annunciato un piano straordinario per tutelare i loro stipendi.

E continuano le perdite anche nel tennis: dopo Indian Wells, annullato anche il Master 1000 di Miami (montepremi da quasi 20 milioni di dollari), è quasi out anche Montecarlo, su terra rossa e rischia pure il Roland Garros e il suo giro d’affari da oltre 200 milioni di euro.

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