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La settimana, storie e analisi: una guerra suicida

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Notizie, approfondimenti e commenti della newsletter di questa settimana (ci si registra qui): l‘impreparazione statunitense al coronavirus; il vaccino di Johnson & Johnson; nuovi tipi di mascherine; il baratro delle compagnie aeree.

È in edicola il numero di aprile di Fortune Italia. Si può anche leggere in versione digitale, acquistando il numero o abbonandosi, così come ci si può abbonare alla versione cartacea.

Per fare questo numero, la cui cover story è dedicata al coronavirus, abbiamo stravolto il timone, smontato storie pronte, e cercato di raccontare, a modo nostro, quanto più possibile di una realtà difficile da comprendere, impossibile da fermare nelle logiche abituali di un mensile. Abbiamo scelto di focalizzarci su quello che sta cambiando e, per quanto possibile, su quello che potrà restare dopo, quando sarà possibile dichiarare finita la guerra al Coronavirus.

 

L’opinione

Di Fabio Insenga

Tutto in una settimana. L’Europa deve rispondere alle aspettative di tutti gli Stati membri, trovando una soluzione percorribile per fronteggiare la spaventosa crisi economica in cui siamo piombati a causa della diffusione del Coronavirus. Possiamo e dobbiamo alzare la posta e trattare fino a quando sarà possibile. Cercando di imporre la forza di tutti gli argomenti che abbiamo a disposizione. Un negoziato, anche duro, fino all’ultimo momento utile. Ma non una guerra. Sarebbe suicida, complicando ancora di più una ricostruzione che si prospetta lunga e difficile. C’è una sola strada percorribile: far fare all’Europa le cose giuste.

Trovate qui l’opinione integrale.

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Le altre storie della settimana

Coronavirus
Usa impreparati: il racconto da Princeton

Sono 189.663 i casi confermati, 4.801 decessi e 7.136 i ricoverati da Covid19 negli Stati Uniti secondo i numeri aggiornati al 1 aprile dal Csse, Center for System Science and Engineering della Johns Hopkins Univeristy. Statistiche che rispondono a metodologie di acquisizione dei dati differenti tra i paesi del mondo colpiti dal coronavirus e che, perciò, possono non esprimere la vera fotografia della situazione ma che tuttavia offrono una qualche misura dell’andamento del contagio. Che negli Usa è drammaticamente grave. Per vari ordini di motivi che hanno a che fare con il sistema sanitario , con la riorganizzazione della quotidianità degli individui, con il ritardo con il quale le istituzioni si sono mosse.

Coronavirus

Il vaccino di Johnson & Johnson

Un miliardo di dosi di vaccino da utilizzare per l’emergenza pandemia. Le sperimentazioni sull’uomo dovrebbero iniziare entro settembre, con l’obiettivo di rendere disponibile la nuova arma contro il Covid-19 entro gennaio del 2021. Così Johnson & Johnson ha annunciato di aver selezionato, tra i vaccini in via di sviluppo nel proprio portfolio, il ‘candidato ideale’ contro il Covid-19. E si è impegnata a fornire un miliardo di dosi per l’emergenza. “Sui vaccini non abbiamo mai mollato”, afferma Massimo Scaccabarozzi, presidente e Ad di Janssen in Italia, farmaceutica del gruppo Johnson&Johnson, e presidente di Farmindustria.

 

Coronavirus
Serve un nuovo tipo di mascherina?

Tantissime aziende convertono la loro produzione per fabbricarle, ne vengono importati container interi dall’estero, e gli operatori sanitari, ovvero la prima linea contro l’emergenza coronavirus, ne hanno bisogno in continuazione. Nell’era del covid-19, le mascherine sono uno dei beni più richiesti e preziosi che esistano. Al di là dei casi limite e delle mascherine da Bugs Bunny, come direbbe il governatore della Campania Vincenzo De Luca, si è dimostrato come le mascherine possano offrire un minimo grado di protezione contro la trasmissione della malattia. Hanno un difetto, grave soprattutto per chi ha bisogni di indossarle tutto il giorno, dentro un luogo affollato come un ospedale: si contaminano ogni poche ore e vanno cambiate spesso.

Coronavirus
Le compagnie aeree nel baratro

Le agenzie di rating hanno già classificato i loro titoli come “spazzatura”, come ha fatto di recente Moody’s con Lufthansa, il principale vettore europeo, tagliandolo a Ba1. L’inglese Virgin Atlantic chiederà il bailout al governo di Boris Johnson per centina di milioni di sterline, easyJet ha messo a terra l’intera flotta e rimpatriato 45mila persone, Ryanair vola al 10% delle potenzialità. E non va meglio alle americane, dove l’onda d’urto più forte non è ancora arrivata. Nei giorni scorsi la Iata, l’International Air Transport Association, che riunisce le compagnie aeree nel mondo ha parlato di “una crisi senza precedenti” e ha fatto sapere di aver bisogno di aiuti finanziari pubblici, quantificandoli tra i 150 e i 200 miliardi di dollari: il trasporto aereo è la prima vittima eccellente della pandemia di coronavirus

 

Notizie Adnkronos

– La raccolta fondi ‘Insieme per fermare il Covid’ ha raggiunto 1,5 mln di euro.

Cdp: “Da rinegoziazione mutui a enti locali risorse per 1,4 mld”

 

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