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Coronavirus, fase2 solo con soldi veri a imprese

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Discutere le misure adottate per la fase 2 è, allo stesso tempo, facile e ingeneroso. Ci sono errori, alcuni grotteschi come il riferimento ai ‘congiunti’, altri sostanziali come il ritardo accumulato nel tracciamento dei contagi e nello screening sulla popolazione. Ma c’è un dubbio che nessuno può considerare infondato con ragionevole certezza. Riguarda la possibilità che un eccessivo lassismo possa riportare indietro il tempo alle giornate drammatiche del picco di espansione dell’epidemia. Di fronte a questo rischio, la scelta che è stata fatta di prolungare il lockdown in una versione edulcorata appare coerente con la convinzione di non essere usciti dal pericolo.

 

C’è, però, una grave incongruenza. Che diventa ogni giorno più evidente. Lo Stato che rivendica la responsabilità di prolungare l’emergenza per salvaguardare la salute pubblica deve essere lo stesso Stato che garantisce sostegno economico alle famiglie e alle imprese, con misure straordinarie e immediate, proporzionate alla catastrofe economica che sta montando.

 

Oggi, non è così. Da una parte il governo tiene ferme le attività di milioni di italiani, bruciando posti di lavoro e condannando alla chiusura certa migliaia di piccole imprese. Dall’altra, accumula un ritardo insopportabile nell’attuazione delle misure, già evidentemente insufficienti, che ha predisposto per affrontare l’emergenza economica.

 

Le due facce dello stesso Stato non possono stare insieme. Si può anche scegliere una linea prudente, forse anche obbligata stando alle indicazioni che arrivano dal mondo scientifico, ma va sostenuta con uno sforzo senza precedenti, sacrificando risorse pubbliche e azzerando i tempi di risposta, semplificando al massimo le procedure, dando sussidi e prestiti nella misura che serve ad arrivare alla data in cui potrà ripartire veramente l’attività economica.

 

Non c’è alternativa. Se la ripartenza deve essere cauta e graduale, il decreto di aprile, che sta diventando il decreto di maggio, deve coprire con una operazione eccezionale sulla liquidità le conseguenze, senza precedenti, innescate dall’epidemia e anche quelle aggiuntive, che potrebbero rivelarsi fatali, provocate da una fase 2 con il freno a mano tirato. Servono soldi veri, subito, senza condizioni e con il percorso più rapido possibile dalle casse dello Stato alle tasche di chi ha fame e sta rischiando di perdere tutto.

 

Altrimenti, il saldo dell’epidemia economica potrebbe diventare peggiore di quello dell’epidemia sanitaria. E la credibilità dello Stato, di questo governo e della maggioranza che lo sostiene, ne uscirebbe disintegrata.

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