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Le città dopo il Covid-19 e il ruolo dell’architettura

coronavirus distanziamento sociale

La pandemia di Coronavirus potrebbe costringerci a ripensare le nostre città, oppure ad allontanarci dai centri urbani. Qualunque sarà il futuro, l’architettura aiuterà a progettarlo. Ne parliamo con l’architetto Amedeo Schiattarella. La versione completa di questo articolo, a firma di Alessandro Pulcini, è disponibile sul numero di Fortune Italia di maggio.

Oltre a portarci a un metro di distanza l’uno dall’altro, il Coronavirus potrebbe cambiare per sempre anche gli spazi in cui conviviamo, ci muoviamo, nei quali lavoriamo. Il Covid19 potrebbe cambiare l’urbanistica, allontanando tante persone dalla calca cittadina verso le periferie e le aree metropolitane, al sicuro da rischiosi contatti sociali: la fuga verso campagne e seconde case delle prime settimane di lockdown potrebbe rappresentare un piccolo indizio, in questo senso. Il virus potrebbe rovinare, per sempre, il fascino dei grattacieli e dei palazzi, con il loro carico di ascensori, maniglie, campanelli e vicini dalla stretta di mano facile. L’architetto Stefano Boeri si è augurato una “riscoperta dei borghi”. Secondo alcuni invece bisogna impegnarsi perché accada il contrario. I famosi architetti svizzeri Jacques Herzog e Pier de Meuron, quelli della Tate Modern di Londra, sono ad esempio convinti che sia la campagna a dover entrare in città, grazie a nuove aree verdi e spazi aperti, sfruttando tetti, strade e rotaie inutilizzate.

 

Sarà una discussione che durerà mesi, forse anni, e il cui impatto, perlomeno sull’opinione pubblica, è già evidente. Basta guardare la reazione popolare alle cabine di plexiglas a misura di spiagge. Al progetto balneare ne sono seguiti altri, tra cui quello dell’igloo di bambù e stoffa con doccia di acqua marina integrata. L’accoglienza, da parte di chi spera in qualche giorno di vacanza, continua ad essere, nel migliore dei casi, tiepida.

 

Del ruolo dell’architettura e della progettazione durante e dopo la pandemia abbiamo parlato con Amedeo Schiattarella, che tra le altre cose è stato presidente dell’Ordine degli architetti di Roma dal 1999 al 2013, è il fondatore della Casa dell’Architettura di Roma, è presidente di Inarch Lazio e dell’International academy of architecture, ente riconosciuto dall’Unesco. Nel 1989 ha fondato lo Studio Schiattarella, dal 2009 Schiattarella Associati.

 

La versione completa di questo articolo è disponibile sul numero di Fortune Italia di maggio. Si può comprare in edicola e in versione digitale, oppure ci si può abbonare:

 

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