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Ecco come la blockchain può rivoluzionare la finanza, secondo Cdp

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La blockchain è uno strumento per la certificazione e la trasmissione sicura e autonoma di dati all’interno di una rete. Questa rete, questo ‘registro condiviso’ che viene compilato automaticamente dalle transazioni avvenute tra i vari nodi della rete stessa, può essere applicato a qualsiasi ambito, dall’energia allo sport alla beneficienza. Ma il campo d’applicazione più celebre, quello che attraverso Bitcoin, Ethereum e monete virtuali ha reso famosa la blockchain nel mondo, è quello della finanza. Ora, Cdp, con l’aiuto di Ibm e Sia, fornisce qualche indicazione sulle applicazioni pratiche della blockchain, su come questa tecnologia possa snellire alcune delle procedure più comuni del mondo finanziario.

 

Il white paper di Cdp evidenzia come in appena un biennio si sia riscontrata una significativa accelerazione delle dinamiche di adozione e sviluppo delle DLT, come attestano alcuni indicatori particolarmente rilevanti: innanzitutto, gli investimenti di venture capital in società attive nella tecnologia blockchain sono passati da 1,6 miliardi di dollari nel biennio 2015-2016 a 27,3 miliardi di dollari nel biennio 2017-2018; inoltre, le richieste di brevetto relative a blockchain sono passate da 648 a 1441 nello stesso periodo.

 

Il quadro delineato dal paper conferma il potenziale innovativo delle nuove tecnologie, ma evidenzia anche come sia necessaria un’azione ampia da parte dei regolatori, nazionali ed internazionali, per garantirne uno sviluppo ordinato e tutelare le parti in causa sfruttandone a pieno le opportunità. La principale criticità riscontrata dai tanti che si sono buttati sul mondo della blockchain (qui qualche esempio) è proprio la mancanza di normative adeguate a una tecnologia del genere, il che è legato ad altri problemi da risolvere, come l’interoperabilità tra sistemi diversi e la scalabilità della tecnologia. L’utilizzo della tecnologia blockchain (ovvero delle Tecnologie a Registri Distribuiti, Distributed Ledger Technologies o DLT) può rappresentare un’opportunità per il settore finanziario, dice il documento di Cdp, Ibm e Sia. Si parla addirittura di un reale cambio di paradigma rispetto alle tecnologie preesistenti, con grandi potenzialità per la costruzione di modelli di business completamente nuovi.

Ma quali sono di preciso gli ambiti dove la blockchain potrebbe rivoluzionare la finanza? Lo studio (qui il pdf), sviluppato a seguito della firma di un accordo di collaborazione tra CDP e IBM a giugno 2019, analizza i potenziali impatti dell’introduzione della blockchain per tre specifici casi d’uso in ambito finanziario:

 

il processo know your customer, per rendere più efficiente l’acquisizione delle informazioni sulla clientela nel rispetto della normativa antiriciclaggio: di norma, per legare una determinata persona a un preciso profilo di rischio, necessario in caso di rapporti continuativi come nel caso di un conto corrente, è richiesta tutta una serie di attività che la blockchain andrebbe ad automatizzare.

 

il sistema dei pagamenti crossborder, che potrebbe aprire a grandi opportunità per le transazioni internazionali, soprattutto per le PMI. I pagamenti internazionali sono di particolare rilievo in un mercato sempre più globale. Semplificarli potrebbe offrire opportunità nuove soprattutto alle imprese di piccole dimensioni, al momento però frenate da complessi e costosi ostacoli burocratici per loro non convenienti da affrontare. Non è una differenza da poco, considerando il peso delle Pmi sull’economia italiana.

 

il processo di emissione di titoli obbligazionari, in ottica di una semplificazione che possa consentire ai soggetti oggi esclusi di accedere a nuove forme di finanziamento. Si tratta di uno strumento di finanziamento scelto con sempre maggior frequenza sul territorio nazionale. Alcuni progetti pilota ci sono già: la disintermediazione e l’automazione garantita dalla blockchain possono contribuire a semplificare molto l’intero processo. Un processo che attualmente coinvolge diversi passaggi e attori, quindi costi e ostacoli sul cammino verso le opportunità del capitale. Opportunità da cui sono di solito escluse, ancora una volta, le aziende più piccole.

 

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