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Del Vecchio e l’assalto a Mediobanca, gli analisti: Bce non approverà

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La richiesta del patron di Luxottica, Leonardo Del Vecchio, di salire fino al 20% di Mediobanca spariglia le carte sul tavolo della finanza italiana. Che può tornare al centro dell’interesse degli investitori internazionali. Ma il piano di Del Vecchio non è chiaro e difficilmente Bce e Banca d’Italia autorizzeranno l’imprenditore a salire ulteriormente nel capitale dell’istituto di piazzetta Cuccia. È quanto sostengono alcuni analisti finanziari interpellati dall’Adnkronos.

 

La mossa di Del Vecchio “scombina le carte sul tavolo” della finanza italiana, spiega Vincenzo Longo, strategist di Ig. “Valuto positivamente l’operazione, anche se fatico a vederne il valore industriale”. La holding lussemburghese Delfin potrebbe “fare da scudo contro interessi esterni, proprio in un momento in cui tante società quotate italiane scambiano a forte sconto”, sottolinea. L’oggetto del contendere non è solo Mediobanca, ma anche la sua partecipata, Assicurazioni Generali. “Non credo che Del Vecchio voglia proporre un aumento di capitale per Generali e poi una fusione con un altro gruppo. Non credo che stia speculando in questo senso”, continua Longo, che propende per un’opzione più ‘patriottica’. “Spero che alla fine ne esca una posizione italiana più forte sugli asset importanti del Paese”. Wolfram Mrowetz, vicepresidente e amministratore delegato di Alisei Sim, si dice invece “contrario all’operazione, che nasce da una confusione di Luxottica. Non vedo bene chi gestisca l’operazione e non so quanto sia farina del sacco di Del Vecchio”.

 

In ogni caso, secondo Mrowetz, le critiche del patron di Luxottica a Mediobanca “sono abbastanza corrette e l’istituto potrebbe essere più aggressivo e internazionale. Ad esempio a Londra si muove come player minore. Nagel ha fatto fare alla banca molti passi in avanti, che però ha ancora poca forza sul mercato e interviene solo su operazione puramente italiane”. Ma un piano di proiezione internazionale potrebbe non fare presa sulle autorità di vigilanza, dato che l’Italia è in una “posizione pesantissima e forse impiegare risorse all’estero non ha senso”. E se anche ci fosse, un piano di aggregazioni per Generali andrebbe “esplicitato con un piano industriale credibile”. Per Longo, invece, “l’unico aspetto critico dell’operazione è l’età non giovanissima dell’imprenditore che prova a essere il punto di riferimento dell’unica banca d’affari in Italia, che è primo azionista della più grande compagnia assicurativa italiana”, Generali. Gli analisti finanziari non scommettono poi sul fatto che Del Vecchio avrà il via libera della Bce. “Non credo che la Bce e Banca d’Italia daranno l’autorizzazione, non essendo chiare le finalità”, spiega un analista che preferisce restare anonimo.

 

Lo strategist di Ig si dice “scettico sul fatto che gli venga dato il via libera da parte delle autorità di vigilanza, perché le implicazioni dell’operazione sono importanti. Delfin deve giustificare le proprie strategie e non è facile”, anche perché probabilmente “il vero obiettivo sono le Generali”. Uno degli effetti della mossa di Del Vecchio potrebbe risvegliare l’interesse sul settore finanziario italiano, penalizzato fin dai tempi della crisi del 2008, e il comparto “potrebbe beneficiare dall’operazione”, spiega Mrowetz. E se il governo italiano dovesse lavorare bene con l’Unione e europea e i fondi del Mes, del Recovery Fund e degli altri interventi europei fossero indirizzati sugli obiettivi giusti, il settore finanziario italiano “potrebbe recuperare veramente tanto. Btp e Npl non peserebbero più così tanto nei bilanci delle banche italiane”.

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