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La caduta di Greg Glassman, fondatore ed ex Ceo di CrossFit

Greg Glassman CrossFit
Di Daniel BentleyQuante volte abbiamo visto qualcosa del genere? Il carismatico fondatore di un’azienda riesce a raggiungere il successo, fino a che non viene estromesso dopo aver fatto un’osservazione offensiva o aver avuto un comportamento scandaloso. Potremmo parlare di Dov Charney di American Apparel , o forse di Travis Kalanick di Uber, o di Adam Neumann di WeWork. Oggi invece tocca a Greg Glassman, fondatore di una delle manie globali del fitness, CrossFit.

 

Glassman si è dimesso da CEO di CrossFit, la società che ha fondato con la sua ex moglie Linda 20 anni fa a Santa Cruz, in California, e che ora concede in licenza il suo nome a oltre 14mila palestre in tutto il mondo. Il 63enne ha dichiarato di essersi ritirato. Dave Castro, direttore di CrossFit Games e co-direttore della sezione training, assumerà la carica di CEO. Glassman manterrà la piena proprietà dell’azienda.
In una dichiarazione sul sito web aziendale di CrossFit Glassman ha scritto: “Sabato ho creato una frattura nella comunità di CrossFit e ho ferito involontariamente molti dei suoi membri. Da quando ho fondato CrossFit 20 anni fa, è diventata la più grande rete di palestre al mondo. Tutte allineate nell’offrire una soluzione affascinante al fastidioso problema delle malattie croniche. Creare CrossFit e supportare i suoi affiliati e le sue legioni di istruttori professionisti è stato frutto dell’amore per questo lavoro. Coloro che mi conoscono sanno che il mio unico assillo è l’attuale epidemia di malattie croniche. So che CrossFit è la soluzione a questa epidemia e che il quartier generale di CrossFit e il suo staff fungono da portabandiera delle affiliate di CrossFit in tutto il mondo. Non posso lasciare che il mio comportamento sia d’intralcio alla missione del quartier generale o degli affiliati. Sono troppo importanti per essere messi a repentaglio”.

 

Il 6 giugno, Glassman ha suscitato indignazione tra i proprietari di palestre CrossFit, i loro utenti e la più grande comunità di fitness al mondo, dopo aver sminuito il conflitto razziale messo in evidenza in America a seguito della morte di George Floyd, chiamandolo ‘FLOYD-19’ su Twitter. Secondo quanto riferito, un una videochiamata su Zoom con i proprietari di palestre avrebeb detto “non piango George Floyd”. Il giorno dopo, Glassman si è scusato con l’account Twitter ufficiale dell’azienda, ma ha negato di essere razzista. “Io, il CrossFit HQ e la comunità di CrossFit non rappresenteremo il razzismo”, ha scritto. “Ho fatto un errore con le parole che ho scelto ieri. Il mio cuore è profondamente rattristato dal dolore che ha causato. È stato un errore, non razzista ma un errore”.

 

Ma a quel punto il danno era fatto. Reebok, che ha preso in licenza il nome della società per una linea di abbigliamento dal 2010 e sponsorizza anche il suo evento di punta The CrossFit Games, ha dichiarato che avrebbe concluso il suo accordo con la compagnia. Atleti di alto profilo tra cui Tia Clair hanno dichiarato che la loro futura associazione con il marchio è poco chiara. E più di 1.000 proprietari hanno concluso le loro affiliazioni, secondo un documento nato dal crowdsourcing visionato da Fortune. La società non ha risposto alle e-mail di Fortune.
La società privata CrossFit Inc. non rivela i propri dati finanziari, ma le valutazioni per la società sono state stimate fino a 4 mld di dollari. La società concede in licenza i propri nomi alle palestre che chiama ‘boxes’ per una commissione di 3.000 dollari all’anno e addebita 1.000 dollari per la licenza di un istruttore. Inoltre, raccoglie i biglietti d’ingresso per i giochi CrossFit, trasmessi su ESPN, e altri eventi a pagamento.
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