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Unire ripresa post Covid e rinnovabili, una guida per i governi

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Gli stimoli economici statali che qualsiasi nazione sta adottando per reagire alla crisi del Coronavirus possono (e si tiene agli obiettivi di sviluppo sostenibile, devono) essere pensati in ottica decarbonizzazione e trasformazione energetica. In un nuovo rapporto l’Agenzia internazionale per le energie rinnovabili, l’Irena, spiega come fare.

 

Il report si chiama, eloquentemente, ‘Recupero post-Covid: un programma per la resilienza, lo sviluppo e l’uguaglianza’. Un manuale che presenta un programma di tre anni, dal 2021 al 2023, che però ha come orizzonte temporale anche il prossimo decennio, fino al 2030. Il rapporto mostra che, su base annuale, aumentare la spesa pubblica e privata di energia a 4,5 trilioni di dollari all’anno aumenterebbe l’economia mondiale di un ulteriore 1,3%, creando 19 milioni di posti di lavoro aggiuntivi legati alla transizione energetica entro il 2030. I posti di lavoro nelle sole energie rinnovabili potrebbero triplicare fino a 30 milioni entro il 2030. Ogni milione di dollari investito in energie rinnovabili creerebbe tre volte più posti di lavoro rispetto ai combustibili fossili.

 

 

“Le energie rinnovabili hanno dimostrato di essere le fonti di energia più resilienti durante l’attuale crisi”, ha affermato Francesco La Camera, direttore generale dell’Irena. “Questa sfida dovrebbe consentire ai governi di prendere decisioni di investimento immediate e risposte politiche per superare la crisi. Con questo piano di ripresa, Irena utilizza il suo mandato globale sulle transizioni energetiche per informare i decisori politici in questo momento critico, avendo come obiettivo sempre un sistema completamente decarbonizzato entro il 2050”.

 

Il raddoppio degli investimenti annuali sulla transizione energetica, a 2 trilioni di dollari nei prossimi tre anni, secondo il report fornirà uno stimolo efficace e potrebbe contare per tre quarti sugli investimenti del settore privato. Anche riformare i prezzi e togliere risorse ai combustibili fossili, guidare nuovi finanziamenti ‘green’ e investire strategicamente nella transizione energetica devono essere tutte priorità immediate, afferma il rapporto di Irena. I 2 trilioni di dollari annui investiti aumenterebbero il Pil dell’1% e creerebbero altri 5,5 milioni di posti di lavoro connessi alla transizione in tre anni. Le politiche del lavoro e industriali sono necessarie per sfruttare le capacità e le competenze locali e creare industrie e posti di lavoro lungo tutta la filiera.

 

Qualsiasi strategia di recupero, poi, dovrebbe includere soluzioni innovative e tecnologie emergenti come l’idrogeno verde con il potenziale per fornire un sistema di energia netta zero. Investendo nella loro commercializzazione, i governi e le imprese possono garantire una crescita sostenuta a lungo termine. La generazione di energia da fonti rinnovabili diventerebbe la spina dorsale dei futuri mercati dell’energia, supportata da settori legati alla transizione come lo stoccaggio delle batterie. Ma anche il riscaldamento e il raffreddamento di stampo rinnovabile devono essere aumentati insieme all’efficienza energetica. I trasporti ‘green’ invece si espanderanno con incentivi per veicoli elettrici e continui investimenti in infrastrutture (smart grid e stazioni di ricarica per veicoli elettrici).

 

Per La Camera, “le politiche del governo e le scelte di investimento possono creare lo slancio necessario per attuare il cambiamento sistemico e portare la trasformazione energetica lontano dai combustibili fossili. Guidare uno spostamento strutturale verso sistemi energetici più puliti e le economie e le società più resilienti sono più urgenti che mai. Soprattutto, si tratta di un’agenda globale e non dobbiamo lasciare indietro nessuno”.

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