La catena americana di gioielli Tiffany ha richiesto una proroga di tre mesi per la chiusura dell’acquisizione – per 16,2 mld di dollari, quasi 15 mld di euro – da parte del gruppo francese di beni di lusso Louis Vuitton Moët Hennessy (LVMH) di proprietà di Bernard Arnault, annunciata nel novembre 2019.
Secondo l’accordo iniziale tra le due società, l’operazione doveva essere completata entro e non oltre il 24 agosto, sebbene ciascuna società avesse la possibilità di richiedere una proroga di tre mesi fino a tale data, estendendo così il termine per il completamento dell’operazione al 24 novembre 2020, a un anno quindi dall’accordo iniziale.
Il 24 agosto, a fronte del mancato accordo, la clausola è stata attivata ed è stata rinviata di tre mesi la data di chiusura dell’operazione, che rimane soggetta all’approvazione delle autorità di regolamentazione dell’Unione Europea, del Giappone, del Messico e di Taiwan, come indicato dalla catena di gioielli in una dichiarazione presentata alla Sec, la Securities and Exchange Commission degli Stati Uniti.
Secondo alcune fonti riportate dalla stampa negli scorsi mesi, in LVMH si era pensato di rinegoziare l’accordo, dopo l’impatto del Covid sull’economia mondiale. Secondo Cnbc l’obiettivo del leader supremo di Lvmh, Bernard Arnault (uno degli uomini più ricchi del mondo) sarebbe quello di arrivare a uno sconto rispetto all’accordo dello scorso novembre. In questo senso, il rinvio lascia a Lvmh l’opportunità di osservare gli ulteriori sviluppi della crisi sul business di Tiffany, che ha sofferto molto nei primi mesi della pandemia, con vendite quasi dimezzate rispetto all’anno precedente. Dopo l’annuncio del rinvio il titolo di Tiffany ha sofferto in Borsa e ha perso il 4% a New York, il calo più significativo dallo scorso giugno: ora le azioni della catena americana di gioielli di lusso valgono circa 122 dollari. Il prezzo nell’accordo dello scorso novembre era stato fissato a 135.
