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Tim, l’accordo su FiberCop avvicina la Rete unica

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Un nuovo capitolo della vicenda Rete unica italiana verrà scritto, con ogni probabilità, il 31 agosto. Quel giorno il cda di Tim dovrebbe dare il via libera alla nascita di FiberCop, la società che Tim è pronta a realizzare con il fondo Usa Kkr e Fastweb. In FiberCop confluirà la rete secondaria di Tim, ossia i cavi in rame o fibra (la differenza è molto importante, dal punto di vista della velocità e della latenza delle connessioni) che vanno dagli armadi su strada fino alle case. Repubblica ricostruisce come la trattativa con Kkr sia accelerata dopo l’intervento del Governo, il che potrebbe essere un indizio della convergenza futura verso la creazione di una Rete unica Tim-Open Fiber, ritenuta fondamentale per accelerare la trasformazione digitale del Paese. In Borsa intanto, Tim è il titolo più comprato e guadagna il 2,9% a 0,38 euro.

 

La nuova società di Tim dovrebbe essere controllata, al momento, al 58% dall’operatore tlc italiano guidato da Luigi Gubitosi, al 37,5% dal fondo infrastrutturale Kkr e al 4,5% da Fastweb. Una volta partita FiberCop si tornerà a cercare un’intesa per arrivare alla costituzione di una società unica della rete nella quale dovrebbero confluire gli asset di Tim e Open Fiber, la cui rete è meno diffusa ma mediamente più performante. Per ora le posizioni restano distanti anche se le ‘diplomazie’ sono al lavoro per cercare una soluzione di compromesso su questo dossier. Sarà fondamentale capire il ruolo di Cdp: Cassa depositi e prestiti infatti, oltre a controllare Open Fiber insieme ad Enel, è anche azionista di Tim. Un suo ingresso anche in FiberCop, sui cui si starebbe trattando, potrebbe aiutare la trattativa, avvicinandola alle posizioni di chi chiede che il controllo della futura rete unica sia affidato proprio a Cdp: in effetti, se la trattativa sull’ingresso in FiberCop andasse a buon fine, il ruolo della Cassa sarebbe sicuramente di primo piano. Il presidente di Open Fiber, Franco Bassanini ha ribadito su Twitter che “la rete unica, neutrale, indipendente, controllata da Cdp resta la soluzione preferibile. L’estensione del piano industriale di Open Fiber è realizzabile, ma resta una subordinata: se Tim non ci sta, tutti gli altri faranno da soli”. Il tema governance è uno dei più caldi, con Tim, come ha ripetuto l’Ad Gubitosi nei giorni scorsi, che vorrebbe mantenere il controllo sulla rete, visto che contribuisce con un’infrastruttura più grande di quella Open Fiber.

 

Il ministro dell’Economia, Roberto Gualtieri, domenica ha fissato qualche paletto: ha detto che attraverso processi decisionali condivisi tra gli azionisti di riferimento la governance della nuova società dovrà garantire requisiti di indipendenza degli esponenti aziendali, presidi di controllo interno, esterno e regolatorio, l’assoluta autonomia e terzietà della gestione, la natura ‘aperta’ della rete, la parità di trattamento di tutti gli operatori e la realizzazione dei piani di investimento nei tempi previsti. Alla Stampa, il sottosegretario allo Sviluppo economico Mirella Liuzzi ha detto che “il cardine è la presenza dello Stato, con una forte componente di Cdp. Che sia una nuova società o meno è secondario rispetto al ruolo statale, che deve essere di controllo e di gestione, con l’ingresso di tutti gli operatori che si occupano di telecomunicazioni. Non possiamo rischiare di dare la nostra Rete a un’azienda che un giorno potrebbe passare in mani straniere”. Tim, ha aggiunto, “è una società fondamentale, per dipendenti e presenza sul territorio. E il nostro obiettivo è di coinvolgerla. Non mi sembra però che sia vicino un accordo tra Open Fiber e Tim. Quando si raggiungerà un’intesa, la strada sarà in discesa”. Non si tratta, precisa, di ingerenza dello stato in un’azienda privata perché, sostiene Liuzzi, “se la Rete deve essere un diritto di cittadinanza, come è diventato evidente in questi mesi di emergenza, deve esserci un interesse dello Stato, che deve investire e garantire la sicurezza dei dati”.

 

Intanto da parte degli analisti c’è ottimismo sulla possibilità per arrivare a un compromesso per arrivare a una soluzione sulla rete unica. “I commenti rilasciati dal Mef in queste ultime ore – scrivono gli analisti di Equita – offrono a nostro avviso una strada percorribile e di ragionevole compromesso per trovare un’intesa sulla rete unica. La posizione espressa dal ministro dell’Economia Roberto Gualtieri prevede infatti un forte ruolo pubblico, non escludendo il controllo almeno iniziale da parte di Tim nella società della rete ma con forti garanzie sulla governance”. Inoltre il Mef, rilevano, “non vede nell’operazione FiberCop un ostacolo al deal, che quindi potrebbe ricevere un via libera dal Cda di Tim del 31 agosto”. Per gli analisti di Equita, infine, “l’avvio di un processo formale di cessione da parte di Enel della quota in Open Fiber rappresenterebbe a nostro avviso un nuovo passo verso l’accordo sulla rete unica. Ci aspetteremmo che Tim-Kkr possano infatti presentare una contro-offerta a Enel per la partecipazione”.

 

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