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Il lancio di Vega e l’inizio del trasporto spaziale ‘low cost’ in Europa

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Questa notte, dopo sette rinvii, il razzo italiano Vega è tornato nello spazio. La missione è partita dalla base spaziale di Kourou, in Guyana francese, e il vettore europeo, progettato, sviluppato e costruito dall’italiana Avio, ha compiuto la sua missione: mettere in orbita, su quote diverse, ben 53 tra nano, micro e minisatelliti (da 1 a 400 kg), per 21 clienti di 13 Paesi diversi. I satelliti hanno diverse applicazioni: l’osservazione della Terra, le telecomunicazioni, la scienza, la tecnologia e l’istruzione. Ma è soprattutto la modalità di trasporto a segnare una svolta fondamentale nella strategia europea della Space economy, ovvero della dimensione più commerciale dell’industria spaziale. L’Esa, e quindi l’Europa (e nel caso di Vega, l’Italia), ha aperto di fatto l’epoca dei trasporti spaziali ‘low cost’.

 

“È stato un lancio fondamentale”, dice a Fortune Italia l’ingegnere Luca Del Monte, che in Esa è responsabile della politica industriale, dello sviluppo della Space economy e del rapporto con le pmi. Un lancio fondamentale perché, innanzitutto, come scritto dall’Esa, “dimostra le nuove capacità di un veicolo sviluppato dall’ESA, garantendo continuità per l’accesso indipendente dell’Europa allo spazio”. Tra l’altro per l’agenzia il lancio rappresenta un ‘grande ritorno’, o per la precisione “il completamento rapido ed efficiente delle misure correttive e delle azioni portate avanti dall’Industria e da ESA in qualità di Autorità di qualificazione del sistema di lancio di Vega, a seguito delle raccomandazioni fatte dalla Commissione Indipendente d’Inchiesta che aveva analizzato il fallimento del volo VV15 il 10 luglio 2019″.

 

 

Ma il nuovo lancio è fondamentale anche perché i vari elementi che hanno consentito l’esecuzione della missione mostrano con una certa chiarezza il futuro prossimo dell’economia spaziale europea. Andando con ordine, partiamo da chi il razzo l’ha costruito: Avio, “la prima azienda interamente spaziale ad essere quotata in borsa”, dice Del Monte. Il capo delle politiche industriali dell’Esa sottolinea come l’andamento del valore delle azioni di Avio nelle ultime ore e negli ultimi giorni abbia seguito in maniera pedissequa l’andamento delle condizioni metereologiche che in un primo momento hanno provocato il rinvio della missione. Percorrendo un’orbita tutte le stazioni di controllo della missione devono essere in grado di acquisire il segnale del vettore, che in un primo momento è stato disturbato da una tempesta tropicale. “L’andamento delle azioni ha seguito quello della tempesta”.

 

Adesso che la missione è compiuta, alla Borsa di Milano Avio segna un +7% a 15,58 euro per azione: è molto importante, per Del Monte, “perché stiamo parlando di valore dell’investimento, di aziende che si giocano tutto contando sulle proprie forze e sul mercato, sulla loro capacità di creare valore senza grandi reti di sicurezza, subendo in prima persona l’impatto positivo, o negativo, di un lancio”. A luglio dell’anno scorso, dopo il fallimento della missione VV15, le azioni di Avio andarono a picco: da più di 14 a circa 12 euro ad azione.

 

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Il modulo SSMS di Vega | Esa

Ma il valore della missione per la Space economy europea non si ferma a chi ha costruito il razzo. Bisogna prestare attenzione anche a cosa è stato trasportato, ma soprattutto come è stato possibile farlo. Nel dettaglio, Vega ha portato in orbita, in un singolo volo, 7 microsatelliti, insieme a 46 CubeSat più piccoli. È stato rilasciato in orbita anche un laboratorio di microgravità – DIDO3 – nato dalla collaborazione tra l’Agenzia Spaziale Italiana e quella Israeliana ISA. Tutto questo è stato possibile grazie all’innovativo adattatore del carico utile SSMS (Small Spacecraft Mission Service). L’SSMS è un adattatore modulare in fibra di carbonio progettato proprio da Avio per rispondere alla domanda di servizi di lancio per gruppi di piccoli satelliti pesanti tra 1 kg (CubeSat o gruppi di CubeSat) e 400 kg (Minisat) in orbita terrestre bassa (300 km e oltre dalla superficie terrestre). La progettazione è stata seguita da un’altra italiana, una pmi indipendente di Benevento, Sab Aerospace.

 

Il programma SSMS ( che è iniziato sotto l’egida dell’Agenzia spaziale europea (ESA) con il contributo della Commissione europea e la collaborazione della Repubblica Ceca) secondo Avio darà “slancio alla capacità di offrire apposite soluzioni ‘ride-share’ per il fiorente mercato dei piccoli satelliti”. Il primo Servizio per il Lancio di Piccoli Satelliti europeo è un “nuovo approccio”, ha detto Daniel Neuenschwander, Direttore dei Trasporti Spaziali all’ESA, “che dimostra che ci stiamo rivolgendo alle nuove necessità di mercato”. Quello di Vega – ricorda l’Agenzia – è un volo dimostratore operato da Arianespace come parte dell’iniziativa ESA LLL: opportunità di lancio a basso costo di satelliti leggeri, decisa dal Consiglio ESA a livello Ministeriale del 2016, per preparare la strada a nuovi servizi standard per satelliti leggeri utilizzando i veicoli di lancio europei Vega, Vega-C e Ariane 6.

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Il modulo SSMS di Vega | Esa

 

Come spiega Del Monte, “i piccoli satelliti sono la spina dorsale dell’economia dello spazio”: con i loro costi modesti aprono la possibilità dell’accesso allo spazio per una platea più ampia di imprenditori, non solo a chi ha grandissime disponibilità economiche. Ed è per questo che il lanciatore è stato adattato per portare carichi molto piccoli. L’Esa “si è aperta alle opportunità del low cost”, dice del Monte: in ambito spaziale, per essere più precisi, si tratta “dell’inizio dei voli low cost in Europa”.

 

 

Un low cost ancora più conveniente di quanto si potrebbe immaginare : tra i satelliti di Vega ci sono “passeggeri che pagano ancora di meno” degli altri. Una quindicina di questi, non europei, “appartiene alla società Planet, una società americana che ha la più grande flotta di satelliti al mondo”. I satelliti di questa società non erano direttamente ‘attaccati’ al lanciatore Vega. Si trovavano all’interno di un altro velivolo spaziale, a sua volta in grado di ‘seminare’ piccoli satelliti nel punto indicato dal cliente. Si chiama ION (per completezza ION CubeSat Carrier – In Orbit NOW), è stato sviluppato dalla startup italiana D-Orbit, e si tratta di un vero e proprio satellite, di ingombro ridotto e del peso di circa 150 kg di massa complessiva, che ha la funzione di trasportatore di cubesats.

 

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La partenza di Vega nella notte del 02/09/2020. | Esa

 

Una specie di veicolo di prossimità, di ‘ultimo miglio’, lo chiama Del Monte, che fa capire ancora di più quanto siano ampie le possibilità aperte dalla missione. Possibilità che bisogna sfruttare con una certa urgenza: il mercato sta diventando “aggressivo”, dice il responsabile della Space economy europea. “Molti piccoli lanciatori stanno apparendo in tutto il mondo, adatti al lancio di uno o due cubesat”. Non è detto che questo sia il migliore business model, ma è una tendenza in crescita da non ignorare, come quella della riutilizzabilità dei booster inaugurata da Space X: i propulsori da poter riutilizzare sono “un successo dell’ingegneria” di cui bisogna verificare la convenienza economica ma che “stiamo studiando anche in Europa”. Dall’America all’Europa, dalla Nasa all’Esa, l’approccio nuovo, più commerciale e meno rigido, verso l’esplorazione spaziale sta stravolgendo i canoni con cui si giudica l’impegno delle Agenzie. “Se è vero che l’Europa ha rinunciato ad avere una possibilità di accesso autonoma per gli astronauti, è anche vero che probabilmente è stata una mossa giusta, visto che poi l’ha fatto anche la Nasa”, aprendo la strada ai privati, come la Space X di Elon Musk. Questo permette di lasciare agli imprenditori il compito di occuparsi di attività più “di routine”, dice Del Monte, come il trasporto in orbita, e di concentrare gli sforzi delle agenzie su attività più difficili e rischiose, esplorando non solo lo Spazio, ma anche le possibilità economiche che lo Spazio offre.

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