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Coronavirus, i contagi aumentano. Si è perso tempo?

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Crescono ancora, e a ritmo sostenuto, i contagi da Coronavirus. Nelle ultime 24 ore si sono registrati 8.804 nuovi contagi, con quasi 163mila tamponi effettuati, e 83 vittime. Crescono anche i ricoverati in terapia intensiva: 47 in più di ieri a quota 586. I dati di oggi sono peggiori di quelli di ieri, anche se resta comunque lontano il livello di emergenza reale, quello che riguarda la saturazione degli ospedali, che ha segnato il periodo più duro dell’epidemia, a marzo e aprile scorsi.

 

I numeri impongono, a tutti, la massima attenzione possibile. Serviranno presto altre misure, se continueranno a crescere le proporzioni della diffusione del Coronavirus. È ipotizzabile che si possa arrivare a lockdown locali, laddove la situazione dovesse mettere sotto pressione il sistema sanitario. Anche gli spostamenti tra le Regioni, di conseguenza, sarebbero a rischio. Anche perché siamo solo a metà ottobre e l’arrivo dei mesi più freddi può evidentemente contribuire a far peggiorare il quadro. L’ipotesi di un lockdown generalizzato resta una prospettiva da scongiurare per evitare conseguenze gravissime sul piano economico e sociale. Così come va evitata, fino all’ultimo momento utile, la chiusura delle scuole. La fuga in avanti del Governatore Vincenzo De Luca, in Campania, è un segnale difficile da digerire.

 

C’è un tema che, aggiornando di giorno in giorno la contabilità dei nuovi contagi, si pone all’attenzione. Siamo tornati, in poche settimane, a ragionare di nuove misure restrittive da contrapporre all’avanzata dell’epidemia e al crescere dei numeri. Quando si parlava di una seconda ondata, arrivata puntuale, erano senz’altro più di moda i negazionisti dei realisti. Sia tra i medici e gli addetti ai lavori, ricordiamo il “virus clinicamente morto” di Alberto Zangrillo, sia nell’opinione pubblica.

 

Oggi, viene spontaneo chiedere se sia perso tempo utile. Se, cioè, si potessero usare i mesi della tregua estiva per prevenire quello che sarebbe successo in autunno. Sostenere che non si sia fatto nulla è ingeneroso. Non solo per il governo, naturale bersaglio di chi critica la gestione dell’epidemia, ma soprattutto per il Sistema sanitario. Negli ospedali oggi la situazione non è particolarmente critica perché i pazienti a rischio sono molti di meno, ma anche perché si sono fatti passi in avanti nella gestione di tutta la macchina Covid. Chi è stato costretto a frequentare ospedali in questi mesi si sarà reso conto che lo sforzo per far coesistere il servizio al pubblico, le prestazioni, e le precauzioni anti Coronavirus, è stato gigantesco. Certo, al netto dei problemi di sempre e dei casi di malasanità.

 

Ci sono però ritardi che restano inaccettabili e anche errori evidenti. La macchina dei tamponi, e quella dei test rapidi, poteva e doveva funzionare meglio. Così come quella del tracciamento. Immuni funziona poco e male. Non per colpa dell’app ma per il semplice fatto che trattandosi di uno strumento non obbligatorio è affidato al buon senso e alla buona volontà degli italiani. E affidarsi alla buona volontà serve a rispettare la privacy e a garantire la costituzionalità dello strumento, mentre serve meno a raggiungere il risultato.

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