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Commissione Ue mette nel mirino i precari della Pa

A leggerla in prima battuta, la notizia fa sussultare. In Italia i lavoratori pubblici non sono tutelati adeguatamente. Ma si tratta dell’universo dei precari di scuola, sanità, ricerca e altre amministrazioni cui lo Stato, secondo la Commissione Ue, offre condizioni di lavoro al di sotto degli standard del settore. Per questo Bruxelles ha fatto sapere di aver inviato una nuova lettera di messa in mora al presidente del consiglio italiano, Giuseppe Conte, e minaccia di aprire fra 60 giorni una procedura di infrazione.

 

Oggetto del contenzioso sono i lavoratori del settore pubblico che secondo l’Unione europea non sono “ancora sufficientemente protetti quando vengono assunti con contratti a tempo determinato che si ripetono abusivamente”. Il documento detta principi e modalità per l’uso di lavoro a scadenza legandolo a “ragioni obiettive”, che giustifichino il ricorso a questi contratti e rapporti e “impone la durata massima totale dei contratti a tempo determinato successivi”.

 

Oggetto di discriminazione, secondo l’Europa, sono i dipendenti a tempo dell’intero comparto pubblico. Ad oggi, scrive la Commissione Ue, “diverse categorie di lavoratori del settore pubblico in Italia non sono tutelate dall’uso ripetuto di contratti temporanei. Dentro ci sono gli insegnanti, operatori sanitari, i lavoratori del settore delle arti superiori, della musica e dell’educazione alla danza, il personale di alcune fondazioni di produzione musicale, il personale accademico, lavoratori agricoli e personale volontario dei vigili del fuoco”.

 

La Ue lamenta anche che a questi collaboratori vengono offerte “condizioni di lavoro meno favorevoli rispetto ai lavoratori a tempo indeterminato” e il nostro Paese “non dispone di garanzie sufficienti per prevenire la discriminazione in materia di anzianità” con riferimento alla possibile assunzione.

 

In teoria la partita doveva essere stata risolta dal decreto dignità voluto dal ministro Luigi Di Maio, nel 2018, nella sua prima esperienza di governo da ministro, congiunto, del Lavoro e dello Sviluppo economico. Il decreto dignità infatti aveva introdotto limitazioni, anche per il datore di lavoro pubblico, alla moltiplicazione dei rinnovi delle assunzioni a tempo. Limiti che, tuttavia devono essere rimasti lettera morta.

 

La Cgil parla di “grave ennesima bocciatura dell’Europa al nostro Paese sul fronte dei precari delle pubbliche amministrazioni”, che vengono stimati in oltre 550 mila unità: “370 mila dipendenti con rapporti di lavoro precario, a cui si aggiungono gli oltre 160 mila supplenti delle scuole italiane”.

 

La Commissione ha già avviato una lettera di richiamo all’Italia nel luglio del 2019, ma avendo deciso che “le spiegazioni fornite dall’Italia non erano convincenti”, ha fatto un altro passo percorso nella contestazione formale.

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