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Processo Eni Nigeria, assolti Descalzi, Scaroni e gli altri 13 imputati

claudio descalzi eni

Tutti assolti perché “il fatto non sussiste”. Si chiude così il processo di primo grado davanti alla settima sezione penale del tribunale di Milano, chiamata a pronunciarsi sulla presunta tangente da 1,092 mld di dollari che, secondo la ricostruzione dei pm, Eni e Shell avrebbero pagato per aggiudicarsi la concessione per l’esplorazione petrolifera del blocco Opl245, un vasto tratto di mare al largo della Nigeria. Corruzione internazionale, il reato ipotizzato dall’accusa a carico dei 15 imputati: cinque tra ex ed attuali dirigenti di Eni, tra cui l’ex Ad Paolo Scaroni e l’attuale Claudio Descalzi, quattro ex manager di Shell, un ex ministro, alcuni uomini d’affari e intermediari, più le due società. L’accusa aveva chiesto 8 anni di carcere per Scaroni e Descalzi e 10 anni per Dan Etete, ministro del Petrolio nigeriano fino al 1998.

“Dopo tre anni di processo, decine di testi esaminati, migliaia di pagine e documenti, è finalmente arrivata una sentenza che restituisce a Claudio Descalzi la sua reputazione professionale e a Eni il suo ruolo di grande azienda leader dell’energia della quale l’Italia deve essere orgogliosa”, commenta Paola Severino, difensore dell’Ad e della compagnia petrolifera.

Il procedimento riguarda una presunta tangente che, secondo l’accusa, sarebbe stata versata dalle compagnie petrolifere Eni e Shell per aggiudicarsi, nel 2011, la concessione da parte del governo della Nigeria. Secondo l’ipotesi del pm Sergio Spadaro e dell’aggiunto Fabio De Pasquale, i soldi sarebbero stati versati dalle due multinazionali a politici nigeriani con retrocessioni a manager italiani e intermediari. Una ricostruzione che gli imputati e le società coinvolte hanno sempre respinto, definendola “inconsistente”.

La sentenza arriva a 3 anni dal rinvio a giudizio, disposto dal giudice per l’udienza preliminare a dicembre del 2017. In totale gli imputati erano 15 e sono stati tutti assolti, comprese le società Eni e Shell, coinvolte per la responsabilità delle società per i reati commessi dagli amministratori. Oltre a Descalzi e Scaroni, sono stati assolti con formula piena i manager di Eni che all’epoca dei fatti erano operativi nel Paese africano: Roberto Casula, ex capo divisione esplorazioni di Eni, Vincenzo Armanna, ex vicepresidente di Eni Nigeria, Ciro Antonio Pagano, all’epoca dei fatti managing director di Nae, società del gruppo.

Assoluzione anche per i quattro ex dirigenti Shell coinvolti – Malcom Brinded, ai tempi presidente di Shell Foundation, Peter Robinson, Guy Colgate e John Coplestone – , l’ex ministro del Petrolio Etete, e i presunti intermediari: l’avvocato nigeriano Emeka Obi, il russo Ednan Agaev, Luigi Bisignani e l’imprenditore Gianfranco Falcioni.

Eni esprime la propria soddisfazione per la sentenza di assoluzione con formula piena”, si legge in una nota della compagnia italiana. “La decisione del Tribunale ha finalmente stabilito, dopo quasi tre anni di dibattimento, che la società, l’Amministratore delegato, Claudio Descalzi e il management coinvolto nel procedimento hanno mantenuto una condotta assolutamente lecita e corretta. Eni ha sempre mantenuto piena fiducia nell’equilibrato svolgimento dell’istruttoria assicurato dal Tribunale, e desidera oggi esprimere il proprio ringraziamento a tutti gli stakeholder che hanno creduto nella correttezza dell’operato della società e del suo management”.

Soddisfazione anche da parte dell’Ad di Royal Dutch Shell, Ben van Beurden. “Accogliamo con favore la decisione del tribunale di Milano – commenta – abbiamo sempre sostenuto che l’accordo del 2011 fosse legittimo, finalizzato a risolvere una decennale controversia legale e far ripartire lo sviluppo del blocco Opl245. Al tempo stesso, è stata per noi una difficile esperienza. Shell è una società che opera con integrità e ci impegniamo strenuamente ogni giorno per garantire che le nostre azioni non solo seguano la lettera e lo spirito della legge, ma siano anche all’altezza delle più ampie aspettative della società nei nostri confronti”.

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