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Fintech, benvenuti in Asia dove tutto è cashless

Non è facile riuscire a entrare in Cina in tempi di confini chiusi e strategia zero Covid: servono pazienza, un visto speciale one entry only e ragioni di business urgenti e importanti riconosciute dalle autorità.

Una volta dentro, sono necessari ancora più pazienza e spirito di adattamento a un ecosistema del tutto digitalizzato, efficiente ma chiuso agli esterni e di cui sarà poi interessante capire l’evoluzione quando un giorno i confini si riapriranno a flussi normali di turisti e businessmen.

“Shanghai is so convenient -ripetono gli amici in un mantra- you can have everything from your mobile”: vero, ma servono però delle app cinesi collegate a un conto e un numero di telefono locale senza i quali sei fuori dai giochi al punto che riuscire a prendere un taxi è praticamente impossibile, dato che la chiamata e il relativo pagamento possono essere veicolate solo via app, naturalmente in cinese.

Meglio tacere della totale inutilità del cambio valuta preventivo in aeroporto, residuo di noi baby boomers, come dell’uso della carta di credito da me ancora (erroneamente) considerata avamposto di modernità. Cercare di pagare cash produce l’imbarazzo che si merita un alieno, mentre il ricorso alla carta di credito può creare momenti di crisi dato che spesso i giovani cassieri non sanno come usarla.

Due anni fa, prima della pandemia, la società cashless e digital era già visibile, ma non ancora così pervasiva.

La Cina è il Paese che, anche per motivi politici, si è spinto più in avanti in questo viaggio di modernizzazione, ma il processo è condiviso da quasi tutte le nazioni asiatiche nella velocità e nella direzione di fondo, per quanto sia frammentato nelle modalità esecutive.

La trasformazione fintech in Asia era già in corso da prima del 2020 spinta dall’evoluzione delle aspettative di consumatori sempre più digitalizzati ma ovviamente la pandemia ha cambiato molte cose, tra cui le modalità di acquisto e le connesse forme di pagamento.

La crisi indotta da Covid ha infatti giocato un ruolo esplosivo e accelerato il trend in modo esponenziale, ha reso infatti necessario minimizzare lo scambio fisico di moneta cartacea per ragioni sanitarie. Ciò ha avuto come conseguenza il boom dell’ecommerce in una situazione in cui i vari lockdown e stati di emergenza facevano chiudere i negozi offline mentre aumentava la domanda per nuovi prodotti, servizi e tecnologie di pagamento.

Oggi i QR codes, più popolari in Asia che non altrove, sono una modalità di pagamento via cellulare diffusa, efficace, sicura, veloce e igienica. Basta mostrare il proprio codice alla cassa per essere scansionato e addebitato sul conto in pochi secondi, senza dover gestire i dettagli del beneficiario e del suo iban.

In piena ascesa anche i pagamenti contactless, incoraggiati per ridurre i rischi di diffusione del virus, gli e-wallet, i pagamenti biometrici, l’online e il mobile banking, e l’uso di app per il trasferimento di denaro via smartphone. Il panorama è quindi molto effervescente in tutta la Regione ma le dinamiche specifiche sono ancora eterogenee tra i vari paesi.

La Corea del Sud è il mercato con più alta penetrazione di e-commerce al mondo, presenta consumatori fortemente digitalizzati, registra una presenza molto alta di smartphones e mobile shopping, ed è quindi già da tempo cashless, dato che solo il 20% dei pagamenti totali viene gestito in contanti. Considerata una credit card nation oggi la Corea è in evoluzione verso i pagamenti via virtual wallet, come Kakao Pay, Samsung Pay, Naver Pay e Toss, alimentati da carte di credito o bonifici.

Anche Hong Kong, dove peraltro è ancora possibile fermare un taxi per strada e pagarlo in moneta, sta comunque avanzando verso la cashless society, puntando a gestire con le banconote non oltre l’1,6% dei pagamenti al dettaglio entro il 2024, mentre il Sud Eat Asiatico, mercato enorme, molto giovane, tradizionalmente poco bancarizzato, ma molto digital e internet friendly, è nel mezzo di una profonda trasformazione FinTech.

Secondo una ricerca di ACI Worldwide e YouGov, già oggi oltre il 60% della popolazione di Indonesia, Malesia, Tailandia e Singapore, preferisce i pagamenti in tempo reale, gestiti via cellulare o QR code all’uso di carte di credito e digital wallet. I tassi di crescita esponenziali di tali transazioni tra 2020 e 2021 confermano che il cambio di paradigma è in corso.

Paese amante dei pagamenti in contante o via carta di credito, anche il Giappone si sta digitalizzando, spinto dalle misure di stato di emergenza e distanziamento sociale introdotte dal Governo, con l’obiettivo di portare l’incidenza delle transazioni cashless dal 20% al 40% entro il 2025.

In piena crescita quindi l’uso di app per processare pagamenti via smartphone usando il QR code: tra le principali Rakuten Pay, D-Barai e PayPay, recentemente integratasi con Line, la più importante chat app in Giappone.

Se in generale le carte di credito si sono affermate come momento intermedio nella transizione da cash a pagamento via cellulare, in Cina questa fase è saltata dato che si è passati direttamente dall’uso del contante ai mobile payments, trascinati dalla crescita delle transazioni online oltre che dalla grande diffusione dei QR codes.

La trasformazione è guidata dalle due app principali, WeChat Pay e Alipay, rispettivamente sostenute da Alibaba e Tencent, che ormai sono diventate una soluzione mainstream. Già nel 2018, prima ancora della pandemia, il 92% della popolazione delle principali città le usava con frequenza: l’83% di tutti pagamenti veniva gestito via cellulare.

Nonostate le crescenti preoccupazioni sulla privacy dei consumatori e il timore di abusi soprattutto da parte delle Big Tech companies, il next step dovrebbe essere il passaggio verso sistemi a riconoscimento facciale che non richiedono l’uso del telefono o di altri strumenti, dato che il pagamento avviene semplicemente fermandosi davanti a una cassa dotata di camera che riconosce la persona dallo scan del viso e addebita automaticamente il relativo conto.

“No money? No cards? No mobile? No problem!”, basta sorridere per pagare alla cassa dei supermarket self service che Alibaba ha introdotto fin dal 2017 in decine di città cinesi, mentre nei villaggi di campagna sembra che alcune banche abbiano lanciato nei mesi scorsi un servizio a domicilio basato sul riconoscimento facciale per aiutare gli anziani con problemi di mobilità ad accedere più facilmente alla pensione e alla copertura sanitaria.

Non ci resta quindi che sorridere al nostro prossimo futuro tech, certamente molto comodo, efficiente e igienico, abbracciando un new normal digitalizzato in cui tutto, ma proprio tutto, viene tracciato e tutto, ma proprio tutto, può essere controllato.

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