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Katie Haun, la nuova regina del crypto

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Dopo aver guidato tre grandi fondi in Andreessen Horowitz, Katie Haun ha raccolto un arsenale da un miliardo e mezzo di dollari, pronta a correre da sola (il fondo, Haun ventures, è stato lanciato recentemente, ndr). La sua azienda si sta lanciando in un Web3 già pieno di concorrenti, volatilità e (forse) opportunità senza precedenti.  La versione completa di questo articolo a firma di Mchal Lev-Ram è disponibile sul numero di Fortune Italia di aprile 2022.

Katie Haun mi sta mostrando la sua collezione di opere d’arte. Il tour è abbastanza comodo: non c’è stato bisogno di andare in una galleria, o neanche a casa sua. Il medium preferito di Haun è l’Nft. Per questo stiamo sfogliando il suo catalogo di immagini digitali direttamente sul suo telefono. Questi pezzi da collezione, i famosi non-fungible token, sono conservati su blockchain, come le criptovalute. Sono la moda del momento nel settore di Haun. Scorre immagini colorate e floreali, e avatar cyberpunk (“ho un gusto abbastanza variegato”, ammette Haun) alla ricerca di uno dei suoi pezzi preferiti.

Mentre alcune delle opere più chiacchierate dell’esplosivo mercato Nft sono state vendute per decine di milioni, questa, un’immagine pixellata di una ragazza con le treccine rosa, non le è costata un centesimo: è un regalo di compleanno. Lo ha ricevuto alla fine dello scorso anno dalla sua amica Elena Dixon. Dixon, va detto, è anche la moglie di Chris Dixon di Andreessen Horowitz, che è stato, con Haun, partner del fondo crypto della società sin da quando Haun ha lasciato il suo lavoro al dipartimento di Giustizia per buttarsi nel mondo del venture capital.

Ma mentre la ragazza dai capelli rosa sarà scolpita nella blockchain per sempre, le connessioni tra umani sono più malleabili. Un esempio: il motivo per cui mi trovo con Haun è parlare della notizia sensazionale del suo addio a Dixon e al resto del famigerato gruppo Andreessen, per lanciare un fondo tutto suo. La persona comune probabilmente non sa chi sia, ma Haun è una rockstar nel mondo del crypto e del Web3, che comprende non solo Nft e monete virtuali come Bitcoin ed Ethereum, ma anche l’infrastruttura blockchain che le supporta.


È arrivata sulla scena nel 2013, e la sua immagine non era affatto quella di una fan del crypto. Era un procuratore federale di San Francisco, incaricata di indagare su come la tecnologia venisse usata in attività criminali. “Non ho scelto io l’incarico”, dice Haun, che al tempo indagava su colletti bianchi, gang e agenti federali corrotti. “Tuttavia, ho scelto di rimanere in quell’ambiente”. Quella scelta è arrivata sotto forma di un invito di Andreessen Horowitz, nota anche come a16z, una delle più grandi e famose società di venture capital della Silicon Valley. I fondatori di a16z, Marc Andreessen e Ben Horowitz, hanno creduto subito nel Web3, quando molti investitori erano ancora timidi sull’argomento criptovalute.

Hanno riconosciuto in Haun il tipo di esperienza di cui avevano bisogno, ma che pochissimi avevano: la capacità di navigare in un complicato panorama normativo, in evoluzione tanto quanto l’allora nascente industria delle criptovalute. L’ex procuratore è stata la prima partner di investimento donna dell’azienda. Insieme a Dixon, ha co-fondato e co-diretto una squadra dedicata alle criptovalute di circa 50 persone. L’ultimo fondo di cui si sono occupati ha raccolto l’impressionante cifra di 2,2 mld di dollari. In poco tempo, l’outsider era diventata uno dei partner di più alto profilo di a16z, effettuando investimenti in società come l’exchange di criptovalute Coinbase e il marketplace di Nft, OpenSea. L’annuncio di metà dicembre, con il quale ha comunicato che avrebbe lasciato a16z per costruire un’azienda completamente nuova, ha scosso l’intera Silicon Valley.

È un evento importante, reso ancora più importante dal fatto che alcune fonti affermano che Haun punta a creare un fondo da 1 miliardo di dollari. Se ci riuscisse, sarebbe il più grande fondo crypto mai raccolto da una singola investitrice donna. “Non ci sono molte donne nel crypto”, afferma Amy Wu, capo di FTX Ventures. Anche lei è stata recentemente coinvolta in un fondo di due miliardi lanciato a gennaio dall’exchange di criptovalute. In effetti, non ci sono molte donne nel venture capital in generale; negli Usa, tra chi ha il ruolo di ‘partner’ di questo tipo di società, solo il 15,4% è donna. Ora l’ex procuratore affronta una nuova sfida. Dopo quattro anni in a16z, lascia con un profilo in ascesa, una vasta rete di contatti e un solido record di investimenti. Ma abbandona anche le risorse e il prestigio di un’azienda da oltre 300 dipendenti. Haun e la sua piccola squadra di sei persone offrono ai fondatori di startup una realtà molto diversa. La sua nuova azienda si sta lanciando in un mondo che alterna folli corse all’oro a crolli vertiginosi. Haun 2.0 avrà le carte in regola per sopravvivere a questa volatilità?

IN UNA FREDDA giornata di gennaio, io e Haun sediamo nel Rosewood hotel a Menlo Park, a pochi passi dal suo vecchio ufficio di a16z. Siamo sedute su un patio esterno, davanti a noi una vista maestosa delle montagne di Santa Cruz. Siamo tra gli unici clienti dell’hotel, normalmente molto animato, perché è un punto d’incontro per i numerosi venture capitalist che lavorano nella zona. C’è un motivo: nel giorno del nostro incontro i casi di Omicron sono in aumento, nella Bay Area come altrove. Ma anche se il posto fosse pieno di investitori come al solito, Haun si riconoscerebbe facilmente.

Ha i capelli biondi e penetranti occhi azzurri, e non l’ho mai vista indossare qualcosa con un logo Arc’teryx o Patagonia, i marchi pseudo-casual più usati da chi frequenta Sand Hill Road, casa delle società di investimento della Silicon Valley. Haun è arrivata con un vestito a pois bianco e nero. L’ultima volta che l’ho vista, aveva un completo di Valentino rosa pallido con cintura. È raffinata, ma non altera. Ha la caratteristica di essere in grado di parlare con chiunque, sia nella stanza di un cda che in un’aula di tribunale. Può essere persuasiva e tenace. Ma è anche disarmante, quando comincia a parlare della sua nuova società con una certa eccitazione, a tratti persino con euforia. Fonti vicine alla sua nuova impresa affermano che Haun sta raccogliendo almeno 1 mld di dollari per il suo fondo. Lei non conferma la cifra, dicendo che le è vietato commentare per ‘motivi legali e normativi’, una risposta standard dei venture capitalist che raccolgono soldi e non vogliono provocare le ire della Sec.

Ma dato il denaro che sta arrivando nel crypto, un miliardo sembra una cifra plausibile, persino al ribasso. L’anno scorso, secondo dati recenti di PitchBook, la raccolta fondi di venture capital negli Stati Uniti ha raggiunto il record di 128,3 mld di dollari. E la quota destinata ai fondi crypto sta crescendo rapidamente, da meno di mezzo punto percentuale nel 2017 a quasi il 7% l’anno scorso. Non appena i venture capitalist distribuiscono denaro, i loro stessi investitori, i limited partner, o soci accomandatari d’investimento, si precipitano a riempire le loro casse.

Questo, insieme alla comprovata capacità di Haun di entrare nei migliori affari crypto, fa ben sperare. Il fatto che inizi in piccolo e si concentri solo sulle criptovalute? Anche questa potrebbe essere una strategia vincente. “I fondi veramente crypto-nativi sono molto attraenti per i soci”, afferma Ilya Fushman, partner della società di investimenti Kleiner Perkins. “Possono attrarre nuovi fondatori di startup”. Haun sta cogliendo l’attimo. La sua nuova impresa ha già effettuato sette investimenti, tra cui un importo non divulgato in Autograph, una startup con sede a Los Angeles che aiuta atleti e intrattenitori a lanciare e commercializzare Nft. L’azienda di Fushman ha co-guidato il round e sia lei che Haun faranno parte del consiglio di Autograph. La startup è stata sostenuta anche dal quarterback dei Tampa Bay Buccaneers, Tom Brady.

Ma indovinate quale altra società ha guidato il round da 170 mln di dollari? A16z: anche Dixon si unirà al consiglio. Per quanto possa essere difficile da credere – di solito c’è una certa tensione in ogni divorzio – entrambe le parti insistono che la separazione di Haun dal suo ex datore di lavoro sia stata amichevole. Lei descrive il suo periodo in a16z come formativo e fruttuoso. E attribuisce ai fondatori dell’azienda il merito di aver rischiato, con lei. “Non sono molte le persone che avrebbero pensato ‘oh, sarà un’eccellente investitrice’”, afferma Haun. Ma dice anche che l’esperienza con le startup ha cambiato la sua prospettiva su ciò che vuole. “Una delle cose che ho imparato negli ultimi quattro anni in azienda è che in realtà sono un’imprenditrice”, dice. Quando l’anno scorso il terzo fondo dedicato alle criptovalute di a16z è stato completamente implementato, per lei è stato normale decidere di andare oltre. “Dato che eravamo a questo punto di svolta, ho cominciato a riflettere”, dice.

“Era ora di andare per conto mio. Tutto qua”. Haun indica una sezione del patio vicino a dove siamo sedute. È lì che lei e Dixon hanno parlato dei dettagli del suo addio, proprio un mese prima, dice. Tra questi: quante persone le sarebbe stato permesso di portare con sé. Un insider ha definito quelle trattative una sorta di “mercato delle vacche”. Alla fine, è stato concordato che Haun se ne sarebbe andata con sei dipendenti di a16z, tra cui Rachael Horwitz, il suo chief marketing officer, e Tomica Tillemann, capo della global policy della sua nuova azienda. È stato anche deciso che a16z sarebbe diventata una delle prime società investitrici nel suo nuovo fondo. Ovviamente, l’azienda di Haun competerà spesso con a16z. Ma come investitore nella nuova impresa, il suo ex datore di lavoro avrà comunque dei vantaggi. Al di là di tale accordo, sia Haun che a16z sostengono di voler continuare a collaborare, come nel caso di Autograph.

“Parliamo sempre di progetti e team promettenti, e sediamo insieme in diversi board”, ha detto Dixon in una dichiarazione scritta inviata a Fortune. “Quindi continueremo a collaborare a stretto contatto”. La riluttanza di Dixon, nonostante le molteplici richieste, a parlare con me direttamente, è un’indicazione di una divisione tra la strategia a16z e quella impiegata da Haun. Come ci si potrebbe aspettare da un ex procuratore, un lavoro che spesso implica il tentativo di utilizzare la stampa a proprio favore, Haun si è nascosta dai riflettori, rilasciando molte interviste e diventando una presenza fissa nel circuito delle conferenze tecnologiche (ha parlato in tre eventi di Fortune). A16z, nel frattempo, è diventata più fredda nei confronti dei media – il cofondatore Marc Andreessen è noto per l’abitudine di bloccare i giornalisti sulle piattaforme dei social media – arrivando a dare vita a una divisione interna per la creazione di contenuti, eludendo così la stampa.

SAPETE CHI ALTRO trova irritante la stampa? Le celebrità. Ma questo non ha impedito all’attrice, produttrice e autrice conosciuta per il suo ruolo in The Office, Mindy Kaling, di raccontare in questo articolo la sua prima impressione su Haun.

La versione completa di questo articolo è disponibile sul numero di Fortune Italia di aprile 2022. Ci si può abbonare al magazine di Fortune Italia a questo link: potrete scegliere tra la versione cartacea, quella digitale oppure entrambe. Qui invece si possono acquistare i singoli numeri della rivista in versione digitale.

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