Un vino da tavola facile e sostenibile, la produzione di alcol durante la pandemia e le energie rinnovabili in una fase di tensioni geopolitiche. Ecco la ricetta anticrisi di Caviro, la più grande cantina d’Italia, con 390 mln di euro di fatturato, che trasforma gli scarti della filiera in prodotti nobili. La versione completa di questo articolo è disponibile sul numero di Fortune Italia di ottobre 2022.
Sono 7 milioni le famiglie italiane che portano ogni anno in tavola Tavernello, il vino in cartone per antonomasia. Quello che probabilmente non sanno è che l’azienda che immette sul mercato 232 milioni di bottiglie, brik e bag in box è la stessa che detiene anche la leadership nella produzione di alcol etilico e biometano, grazie alla capacità di recuperare e valorizzare pressoché il totale degli scarti di filiera. Con 35.200 ettari, distribuiti in 7 regioni italiane, 193 milioni di litri venduti, 12mila viticoltori e 577 dipendenti, Caviro – Cooperativa Agricola fondata a Faenza nel 1966 – è il vigneto e la cantina più grande d’Italia. Al motto di “con l’uva facciamo il vino, con gli scarti miglioriamo il mondo”, il 2021 si è chiuso con un fatturato di 390 milioni di euro (+8% rispetto al 2020), performance sostenuta anche dalla crescita del 17% dell’export. Di questi numeri da primato parliamo con SimonPietro Felice, Direttore generale di Caviro e Amministratore delegato di tutte le aziende del Gruppo.
È stato un triennio complicato per qualsiasi mercato ma molto positivo per voi. Qual è la vostra ricetta anticrisi?
Riuscire a rinforzare e diversificare la propria offerta. All’inizio della pandemia, avevamo due prodotti che sono cresciuti in maniera esponenziale in termini di domanda: l’alcol e il vino da tavola. Nel primo caso siamo passati da 150mila a 300mila ettolitri, riuscendo anche a sostenere gli ospedali e le farmacie locali, a cui abbiamo regalato il prodotto. Per quanto riguarda i consumi domestici di vino, aumentati con il lockdown, noi siamo leader grazie al Tavernello e con la nostra grande capacità produttiva siamo stati in grado di passare da una produzione di 200 milioni di pezzi prima della pandemia agli attuali 230 milioni. Caviro ha 27 cantine socie da cui prende circa 2 milioni di ettolitri di vino, ma i nostri soci conferitori ne producono più del doppio, così nel momento del bisogno abbiamo potuto rapidamente far fronte all’aumento di domanda.
La performance più importante è stata quella di Caviro Extra.
Quel comparto è stato un driver fondamentale di crescita durante la pandemia e ancora di più oggi, con la crisi e l’instabilità che stiamo vivendo a causa della guerra. Caviro Extra produce bioetanolo da circa 20 anni, biometano da 15 (è il primo produttore in Italia con 12 milioni di metri cubi, ndr) ed energia elettrica da 10. Tutte cose che oggi valgono più dell’oro. Fino a 5 anni fa tenevamo molto sotto traccia la comunicazione di questo comparto perché produrre energia da fecce e scarti era poco ‘chic’. Oggi invece è un tema etico rilevante. Con la rete di teleriscaldamento che abbiamo a Faenza forniamo calore a mezza città in maniera gratuita.
Voi investite sul territorio e restituite valore anche in termini di occupazione e di welfare.
Siamo una cooperativa, non abbiamo obiettivi di profitto ma di sostenibilità economica, ambientale e sociale dei soci. Se non ci fosse un gruppo come il nostro la maggior parte di loro, che ha in media 3 ettari di vigneto, farebbe fatica a sopravvivere. In termini di impiego, diamo lavoro a 650 famiglie e a 5.000 fornitori. La nostra filiera dà valore a tutti e funziona se tutti pretendono la giusta parte per contenere i prezzi.
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