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Sustainability Forum: dal carbone al gender gap, tutte le sfide della Just Transition

Qual’ è lo scopo di una transizione corretta? E come possiamo raggiungerla? Durante la prima giornata del quinto Sustainability Forum di Fortune Italia, è stata dedicata una tavola di lavoro al tema della Just Transition, affrontando i due lati di una stessa medaglia: l’aspetto economico e quello sociale.

La tavola è stata moderata da Patty Torchia di Fortune Italia e ha visto la partecipazione di Jonathan Baker, capo dell’unità Scienza presso l’Ufficio Regionale dell’UNESCO per la Scienza e la Cultura in Europa, Daniela Bernacchi, Segretario Generale del Global Compact Network Italia (GCNI), e Marc Sadler, direttore dell’unità di gestione dei fondi per il clima presso la Banca mondiale.

Torchia ha aperto la discussione ponendo l’attenzione sul fatto che Venezia sia considerata “un simbolo del climate change”, e la capitale della sostenibilità nel mondo. Successivamente, ha ironicamente chiesto ai suoi ospiti: “Abbiamo bisogno di una transizione giusta?”.

I due lati della Just Transition

Baker ha risposto alla domanda affermando: “Se abbiamo bisogno di una transizione giusta?”. “Certo che sì. Ma per assicurarci che ogni nazione e regione possa realizzare una transizione giusta in base alle proprie esigenze e condizioni dobbiamo metterci in testa una volta e per tutte che l’impatto non è soltanto economico, ma anche sociale. Sono due aspetti che non possono essere scissi e devono andare avanti simultaneamente”.

Bernacchi ha espresso un’opinione simile, evidenziando che gli individui dovrebbero essere al centro dell’attenzione dei governi mondiali. Ha commentato: “Prima di questa tavola abbiamo visto un video del commissario europeo per gli affari economici Paolo Gentiloni. Ho apprezzato il modo in cui abbia rimarcato che per Just Transition si intenda una transizione che non lasci indietro nessuno. Le persone e i cittadini devono essere al centro di ogni azione politica, ma spesso sembra che i poteri forti se ne dimentichino”.

Inoltre, Bernacchi ha sottolineato che una delle grandi sfide della Just Transition riguarda le disuguaglianze di reddito e di genere. Queste disuguaglianze devono essere affrontate attraverso percorsi politici equi. Ha affermato: “In termini di asimmetrie di genere ad esempio, le donne sono escluse dalle opportunità lavorative nei settori che si avvantaggeranno della transizione climatica. Anche a causa della scarsa rappresentanza femminile nei settori STEM (scienza, tecnologia, ingegneria e matematica)”. “Promuovere lo sviluppo sostenibile su scala globale significa prendersi cura del pianeta, certo, ma anche delle persone”.

Sadler ha invece discusso del ruolo della Banca mondiale nella gestione dei fondi per il clima. Ha spiegato: “Oggi abbiamo a disposizione uno strumento importante. Il Just Transition Fund mira a fornire sostegno ai territori che devono far fronte a gravi sfide socio-economiche derivanti dalla transizione verso la neutralità climatica”. “È un mezzo, ed è un segnale che per una volta non parliamo a vuoto ma abbiamo tracciato una linea precisa per perseguire un obiettivo”.

È fondamentale allontanare i Paesi dal carbone, che ancora rappresenta la principale fonte di energia nel mondo, al fine di garantire un futuro di energia pulita. Tuttavia, ciò comporta costi significativi, Sadler ha affermato: “Il sostegno finanziario che la Banca Mondiale sta fornendo è enorme”.

Uno dei problemi che ha sempre ostacolato la sostenibilità è stato il suo costo, come ha spiegato Sadler. Si è sempre ritenuto che il prezzo della transizione fosse troppo elevato rispetto al PIL. Ha commentato: “La domanda è: quale è il costo addizionale di generare energia verde rispetto ai fossili? La sfida è sempre stata finanziare un costo extra, ma oggi le rinnovabili costano meno, si risparmia implementandole. Oggi un impianto a carbone da 20 anni di vita ha altri 10 anni davanti: la sfida è come finanziamo un deprezzamento che metta offiline i vecchi sistemi di produzione di energia”, dice Sadler.

Secondo Sadler, una delle sfide è far comprendere al pubblico che l’opzione verde è più conveniente e che alcune cose, come gli impianti a carbone, non sono più convenienti. Ha affermato: “Togliere cose dal piatto è ancora più difficile che metterle bisogna dire di smettere di pianificare su alcune cose, per essere in un posto migliore domani”.

È necessario avere strumenti che consentano di attuare la Just Transition, che è sostenuta dai finanziamenti della Commissione europea e che è al centro degli impegni internazionali, compresi quelli delle Nazioni Unite. Jonathan Baker ha ricordato che l’UNESCO “con altre agenzie delle Nazioni Unite nel contest della ‘Issue-based Coalition #IBC su ambiente e cambiamenti climatici, ha contribuito alla Just Transition attraverso diverse iniziative”.

Bernacchi ha sottolineato l’importanza che le aziende non solo dichiarino i loro impegni, ma agiscano di conseguenza. Ha spiegato: “È importante che le aziende non solo dichiarino i loro impegni ma agiscno di conseguenza. Noi in Italia abbiamo questo programma di lungo termine per le ambizioni climatiche per le aziende, che spiega loro come fare progressi e come monitorarli”.

Tuttavia, la sostenibilità non riguarda solo l’ambiente. Per ridurre il divario di genere, saranno necessari ” “156 anni”, mentre nel nostro Paese c’è una competenza digitale molto bassa nelle donne, più bassa della media europa, con un employement rate agli ultimi posti negli indici sull’occupazione”.

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