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Pil acquisito 2023 +0,4%, le esportazioni sostengono l’economia

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Luci e ombre per l’economia italiana in questo avvio del 2023. Il Pil, solo con la spinta del 2022, ha già acquisito una crescita dello 0,4%. Ma restano molti segnali di incertezza. La spesa delle famiglie sotto il peso del caro prezzi e del caro energia fa segnare un calo di oltre un punto percentuale. Si tratta, purtroppo, di un segnale di preoccupazione dei consumatori. Il governo teme che una nuova stretta sui tassi da parte della Bce possa avere un impatto sulla crescita.

A dare un quadro preciso della situazione è l’Istat, che nella rilevazione sui conti economici trimestrali, scatta un’istantanea sull’ultima parte del 2022, confermando “la lieve contrazione dell’attività produttiva”, mentre prosegue “per l’ottavo trimestre consecutivo la ripresa in termini tendenziali, anche se a ritmi via via più contenuti”. Nel quarto trimestre il prodotto interno lordo (Pil) è diminuito dello 0,1% rispetto al trimestre precedente. E anche la crescita tendenziale, anche se ancora in positivo, diminuisce rispetto alle previsioni: secondo i dati Istati il Pil è cresciuto dell’1,4% rispetto al quarto trimestre del 2021.

La stima diffusa il 31 gennaio 2023 aveva registrato una riduzione del Pil dello 0,1% (che, quindi, si conferma) e una crescita anno su anno dell’1,7%. Gioca un ruolo importante il calo della domanda interna, secondo l’analisi dell’istituto, e se non fosse per la domanda estera (le esportazioni sono cresciute del 2,6%) il dato sarebbe ancora peggiore.

L’istituto ha ritoccato al ribasso anche le stime sul Pil dell’intero 2022 (che indicavano una crescita dell’economia del 3,9%, mentre è stata del 3,7%) e diffuso l’impatto del Superbonus sui conti italiani.

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L’Istat ha diffuso anche i dati relativi alla variazione acquisita: quanto crescerebbe l’economia italiana se nei 4 trimestri 2023 la variazione congiunturale fosse pari a zero? La risposta è un +0,4%.

L’istituto sottolinea che il quarto trimestre del 2022 ha avuto tre giornate lavorative in meno del trimestre precedente e due giornate lavorative in meno rispetto al quarto trimestre del 2021.

“La stima completa dei conti economici trimestrali conferma, dopo sette trimestri consecutivi, la lieve contrazione dell’attività produttiva nel quarto trimestre 2022, già rilevata in via di stima preliminare a fine gennaio. Prosegue per l’ottavo trimestre consecutivo la ripresa in termini tendenziali, anche se a ritmi via via più contenuti”, dice l’Istat.

Pil: il peso della domanda interna, la risorsa dell’export

“Rispetto al trimestre precedente, tra i principali aggregati della domanda interna, risultano in diminuzione i consumi finali nazionali (-1,1%), mentre sono in crescita del 2% gli investimenti fissi lordi. Per quanto riguarda i flussi con l’estero, le importazioni di beni e servizi sono diminuite dell’1,7% e le esportazioni sono cresciute del 2,6%”, dice l’Istat.

Il calo relativo all’import e alla domanda interna e il contemporaneo segno più per l’export sono dati da sottolineare, per capire l’attuale situazione economica del Paese: la domanda nazionale, al netto delle scorte, ha contribuito per -0,4 punti percentuali alla contrazione del Pil: -0,9 è stato il contributo dei consumi delle famiglie e delle Istituzioni Sociali Private (ISP), +0,4 quello degli investimenti fissi lordi e +0,1 quello della spesa delle Amministrazioni Pubbliche (AP).

La spesa delle famiglie sul territorio economico ha registrato una diminuzione in termini congiunturali dell’1,3%. In particolare gli acquisti di beni durevoli sono diminuiti dell’1,9%, quelli di beni non durevoli dell1,3%, quelli dei beni semidurevoli dello 0,1%, mentre quelli di servizi dell’1,5%.

Intanto la variazione delle scorte (la differenza tra il valore delle entrate nel magazzino e quello delle uscite di materie prime, prodotti in corso di lavorazione, prodotti finiti, beni per la rivendita) ha sottratto 1,1 punti percentuali alla variazione del Pil, mentre il contributo della domanda estera netta è risultato fortemente positivo, in misura pari a +1,4 punti percentuali.

“La lieve flessione del Pil è dovuta sia alla domanda interna, sia alle scorte, mentre la domanda estera netta fornisce un marcato contributo positivo, per la ripresa delle esportazioni a fronte del calo delle importazioni. Sul piano interno, l’apporto dei consumi privati è negativo, mentre quello dei consumi delle amministrazioni pubbliche e quello degli investimenti risulta positivo”, commenta l’Istat.

“Si registrano andamenti congiunturali negativi del valore aggiunto in tutti i principali comparti produttivi: -0,7% in agricoltura, -0,2% nell’industria e -0,1% nei servizi”, dice l’Istat confermando in tutti settore il segno meno registrato dall’economia italiana a fine 2022.

 

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