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Corte dei Conti, nel Pnrr 2 mld per le infrastrutture idriche “primarie”

acqua

Ammontano a 2 miliardi di euro i finanziamenti del Pnrr per i 124 progetti finalizzati al potenziamento, al completamento e alla manutenzione delle infrastrutture idriche primarie in tutta Italia: calcolo firmato Corte dei Conti, che ha analizzato lo stato di implementazione delle infrastrutture di derivazione, stoccaggio e fornitura idrica in tutto il territorio nazionale.

Il risultato? La Corte raccomanda al ministero delle Infrastrutture di accelerare, dopo essere partito in “notevole ritardo, rispetto al cronoprogramma degli interventi” con il “monitoraggio diretto sui soggetti attuatori in modo sistematico”.

L’analisi – approvata con Delibera n. 14/2023/CCC – è stata condotta dal Collegio del controllo concomitante della Corte dei conti su quelle infrastrutture “necessarie per migliorare la qualità dell’acqua e garantire il costante approvvigionamento nei centri urbani e nelle grandi zone irrigue”.

Secondo quanto riportato lo scorso ottobre dal report del ministero delle Infrastrutture ‘Gli investimenti e le riforme Pnrr per le infrastrutture idriche’, il Pnrr prevede 2,9 mld per la rete e le infrastrutture. Il Collegio della Corte dei conti si è concentrato sul sub investimento ‘M2C4-Inv. 4.1′, quello che assegna due mld di euro alle infrastrutture idriche primarie.

Il secondo subinvestimento, ‘M2C4- Inv. 4.2’, vale altri 900 mln di euro e riguarda progetti per il potenziamento della rete di distribuzione idrica, con l’obiettivo di ridurre le perdite e aumentare l’efficienza delle reti, ma non è oggetto dell’istruttoria del collegio.

La lente della Corte sui progetti

Il controllo effettuato – ha puntualizzato la Corte – ha interessato non solo l’investimento nel suo complesso, ma anche un campione dei vari progetti presentati, in virtù della crisi idrica che, da alcuni anni, sta colpendo il Paese.

Le criticità riscontrate dalla Corte, già nella fase della pianificazione, “riguardano il rapporto tra l’individuazione dei sistemi idrici complessi e le singole opere da realizzare”.

Il motivo di questa visione d’insieme? I singoli interventi, dice la Corte, non bastano.

“La continuità, a livello nazionale, dell’approvvigionamento idrico e l’effettiva attenuazione delle dispersioni – osservano, infatti, i giudici contabili – non sono garantiti dai singoli interventi manutentivi o di ripristino, necessariamente limitati a specifiche aree, ma da un sistema complessivo di opere individuato preventivamente, che consenta la corretta misurabilità dell’obiettivo e delle singole fasi attuative”.

“In ogni caso, per taluni progetti (le dighe Rosamarina e Olivo), i soggetti attuatori hanno ammesso l’esistenza di problemi di copertura tali da imporre il ricorso a significativi finanziamenti aggiuntivi (pari anche al doppio dell’iniziale previsione di spesa) legati sia all’aumento dei prezzi di energia e materie prime, sia alle revisioni progettuali resesi necessarie”, dice la Corte.

“Il notevole ritardo, rispetto al cronoprogramma degli interventi, con cui il Ministero delle Infrastrutture ha avviato il monitoraggio diretto sui soggetti attuatori in modo sistematico (dicembre 2022), ha indotto la magistratura contabile a raccomandare al Ministero stesso un’assunzione più incisiva dei poteri di coordinamento, monitoraggio, rendicontazione e controllo per assicurare l’effettiva governance sull’investimento”, è infine il messaggio alla Corte.

 

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