NF24
Cerca
Close this search box.

Atlante geopolitico, India: il grande enigma

L’incredibile India. Il paese dai mille colori, dagli inebrianti profumi e dai nauseanti odori. Il paese delle contraddizioni e delle diseguaglianze. Chiunque sia stato in India, ne percepisce l’essenza sin da subito. Atterrando su Mumbai, metropoli e centro economico del sub-continente, ci si accorge immediatamente di quanto questo paese, intrappolato ancora in un rigido sistema castale e tenuto in ostaggio da un elefantiaco apparato burocratico inefficiente e corrotto, sia una contraddizione vivente. Ville meravigliose con annessi giardini dai prati all’inglese perfettamente curati e accanto… baraccopoli immense di plastica e lamiere che arrivano ad ospitare anche sei milioni di persone. 

La più grande democrazia al mondo, la chiamano. È il paese della tolleranza, culla di quattro tra le più importanti religioni del pianeta, tra cui induismo e buddhismo. È anche il paese dell’abbandono: qui, bisogna lasciarsi trasportare dal suo popolo e percepire la spiritualità che solo l’India riesce a infondere persino ad un individuo occidentale, razionale, pragmatico e disilluso. Ma è anche il paese del grande dolore, del grande cinismo.

A tal proposito, fa sorridere l’immagine del primo ministro indiano Modi, candido ed elegantissimo, intento a praticare yoga davanti al palazzo di vetro dell’ONU a fine giugno. E fa sorridere come lo stesso sia stato accolto con urla di giubilo dal Congresso americano per ben la seconda volta, onore riservato nella storia solamente a tre capi di governo: Churchill, Mandela e Zelensky. Fa sorridere perché in realtà gli americani trascurano un piccolo particolare: il trattamento che in India viene riservato alle minoranze musulmane e cristiane dallo stesso partito islamofobico di Modi contro più di 200 milioni di persone. Un partito, questo, intriso di un malsano nazionalismo induista. L’India viene chiamata dai più, e non a torto, un’“autocrazia elettorale”, o con un’espressione alla moda, una democrazia illiberale. La stampa molto spesso viene censurata e la giustizia non si può considerare del tutto indipendente. Siamo tuttavia ormai avvezzi alle intermittenze della politica americana, oscillante tra idealismo e cinico realismo politico. Predicare bene e razzolare male: quello che Washington sta cercando di fare con il governo di Nuova Dehli è forgiare un’alleanza d’affari, un matrimonio di convenienza, con un solo scopo: sfidare la leadership cinese sia nell’Indo-pacifico sia all’interno di quel circolo definito come il Sud Globale, una vasta coalizione di paesi tra Africa, Asia e America Latina non disposti a seguire le ferree regole del gioco internazionale tra le due superpotenze.

Non è un caso che il primo ministro Modi sia stato ricevuto da Biden proprio adesso, a fine giugno. Questo denota un cambiamento nelle relazioni bilaterali USA-India, un qualcosa di profondamente inedito per il sub-continente. Capofila del Gruppo dei paesi non allineati, co-fondato dal Presidente indiano Nehru nel 1961, l’approccio di Nuova Delhi è storicamente improntato alla neutralità. Non sentendosi di appartenere a nessuno dei due schieramenti contrapposti, l’India è da sempre promotrice di una nuova visione delle relazioni internazionali, imperniata sul multipolarismo e distante da rigide logiche bipolari. 

Leadership. Presidenti e capi di Governo dei cosiddetti paesi non allineati, co-fondato dal Presidente indiano Nehru nel 1961

Ciononostante, oggi qualcosa è cambiato. Nuova Dehli si sente minacciata dal Dragone cinese, con il quale condivide ben 3500 Km di confine. Nel 2020, in Ladakh, regione nord del sub-continente, le forze armate cinesi hanno prepotentemente affermato il loro potere su due aeree controllate in precedenza dalle forze indiane.

Ancora, nell’Arunachal Pradesh, regione all’estremo nord-est, a dicembre sono stati frequenti i semi-conflitti tra le forze armate di entrambe le fazioni. Il conflitto con Pechino, tuttavia, non si limita solo a piccole scaramucce di confine. Il governo Modi intende rendere il sub-continente un’alternativa alla Cina in diversi settori cruciali per la nuova digital economy mondiale. Dall’high tech alla produzione di micro-chip, dal quantum computing all’AI, Nuova Dehli desidera strappare il monopolio manifatturiero dalle mani di Pechino. Motivo per cui sono state bannate in India decine di app “made in China” per ragioni di sicurezza. Prima fra tutte, era prevedibile, TikTok. 

Secondo la calcolatrice logica statunitense, in un inseguimento disperato del solito mito della deterrenza, un’India più forte e più incisiva nel panorama internazionale garantirebbe al contempo un equilibrio più stabile nell’intera area indo-pacifica. 

Perfettamente imperniati su questa logica gli accordi sottoscritti da Nuova Dehli e Washington a fine giugno, di carattere squisitamente difensivo e tecnologico. Nello specifico, gli USA si impegnano a fornire droni MQ-9B al governo indiano. È stata inaugurata, al contempo, una co-produzione di motori destinati ad aerei militari tra l’americana General Electric e l’indiana Hindustan Aereonautics LTD.

Ancora, le esercitazioni militari tra forze armate statunitensi e indiane hanno raggiunto un numero record, divenendo, gli USA, il primo partner militare di Nuova Dehli. Risale, infine, a gennaio un’iniziativa congiunta USA-India sulle tecnologie critiche, sulla difesa e sullo spazio. Washington punta ad un consolidamento dell’hard power indiano che possa rappresentare una via alternativa alla Cina. Ed è quindi in questo schema che si inserisce perfettamente l’alleanza Quad tra India, Australia e Giappone nell’Indo-pacifico. 

Leadership. Narendra Modi, primo ministro della Repubblica dell’India e il presidente degli Stati Uniti Joe Biden

La politica del primo ministro Modi, tuttavia, risente di alcune ambiguità. Di questo gli americani ne sono ben consapevoli. Primo elemento di ambiguità: desiderando divenire leader del Sud Globale, Nuova Dehli si è astenuta dal condannare la Russia all’indomani dell’invasione dell’Ucraina. Un rapporto, quello con Mosca, profondamente intrecciato da interessi economici radicati e accordi di lunga data, in particolar modo per la fornitura di armi e idrocarburi. Entrando più nello specifico, l’India importa dalla Russia il greggio a basso prezzo e, dopo averlo raffinato, lo rivende a prezzo pieno anche ai paesi europei, aggirando in questo modo le sanzioni.

Secondo elemento di ambiguità: l’India non si unirà mai ad un’alleanza occidentale tout-court. Fa parte della Shanghai Cooperation Organization, forum precluso a tutti i paesi occidentali, contendendone a Pechino la leadership. Il sub-continente, al contrario, intende assurgere al ruolo di potenza neutrale, non facendo distinzioni tra autocrazie, dittature o democrazie nella scelta dei suoi partner strategici.

Nuova Dehli è decisa a scongiurare il rischio che il Sud Globale venga inglobato nelle intricate trame cinesi, consapevole di essere l’unica potenza a rivaleggiare con il Dragone, nella ricerca come nel fiorente business delle terre rare. E per questo motivo utilizza gli USA. È un matrimonio di convenienza, di cui entrambi sono consapevoli.

Servendosi di Washington, la strategia di Modi è quella di propendere più dalla parte statunitense in un probabile scontro con Pechino, per poi distanziarsene e costruire un vero e proprio ordine multipolare, assumendo conseguentemente la leadership del Sud globale.

Insomma, potete starne certi: l’India non prenderà mai parte ad un eventuale conflitto tra USA e Cina per la presa di Taiwan. Mai farà una scelta netta di campo. Navigherà nella sua ambiguità, nella sua zona d’ombra, a meno che la sua sicurezza nazionale non venga toccata. È un cinico realismo quello indiano. Teniamola d’occhio, potrebbe darci grandi soddisfazioni in futuro, o anche grandi dispiaceri. Dimentichiamoci una strenua difesa da parte del governo Modi dei nostri amati valori universali-occidentali, la salvaguardia dei quali proprio non gli interessa. 

ABBIAMO UN'OFFERTA PER TE

€2 per 1 mese di Fortune

Oltre 100 articoli in anteprima di business ed economia ogni mese

Approfittane ora per ottenere in esclusiva:

Fortune è un marchio Fortune Media IP Limited usato sotto licenza.