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Bulgari e l’arte dell’ospitalità, il segreto del successo

“Siamo ambasciatori dell’arte di vivere italiana. È un grande onore e una grande responsabilità. Nel nostro viaggio globale siamo finalmente passati nella nostra città e abbiamo aperto una vera gemma. Vogliamo diventare leader nel lusso emozionale come posizionamento, prezzo e immagine”. Amministratore delegato del gruppo Bulgari dal 2013, francese di nascita ma italiano nel cuore, Jean-Christophe Babin (nella foto in evidenza, courtesy Bulgari), dopo aver riposizionato il brand come leader della gioielleria globale contemporanea, è stato l’artefice della grande crescita della maison nel comparto ospitalità.

Qual è il legame tra gli hotel e la gioielleria, che rimane il vostro core business?

La gioielleria è il mestiere più importante, l’ossessione e il cuore della nostra eccellenza, che si può esprimere in un anello da 3.000 euro o in una collana di alta gioielleria che può costare 5 mln di euro. Le altre categorie sono concepite per nutrire e rafforzare la gioielleria. I profumi, ad esempio, attraggono clienti giovani e li fanno accedere al nostro mondo. La Bulgari suite da 35mila euro si rivolge a ospiti che possono spendere il massimo, amanti dell’arte e dell’artigianato e ideali clienti dell’alta gioielleria. Siamo l’unico gioielliere al mondo che può avere il privilegio di invitare i propri clienti a casa sua e dare un’esperienza olistica e immersiva, dal negozio all’hotel, che rafforza la fiducia e la relazione e offre un contenuto emozionale che non ha nessun altro competitor. Altri ci hanno provato ma non hanno insistito perché quello dell’ospitalità è un mestiere difficile.

Come riuscite a declinare il brand in tutte le destinazioni mantenendone la coerenza?

Possono esserci differenze di materiali o stilistiche ma il filo conduttore, così come avviene nei gioielli e negli orologi, è la continuità e la stabilità dei protagonisti creativi, nel caso degli alberghi con Silvio Ursini. Questo fa sì che possiamo crescere in un quadro narrativo semplice, costruito sulla romanità, la nostra fonte artistica, architettonica e culturale. Il segreto del successo è offrire un’esperienza accessibile e rilassata ma sempre sofisticata e portare Roma e la sua Dolce Vita ovunque nel mondo.

Lei sostiene che il mecenatismo privato può fare molto per Roma. Quali sono i progetti e le attività che state sostenendo?

Dopo due anni di lavori, ha appena aperto al pubblico l’Area Sacra di Largo Argentina, un progetto che abbiamo sostenuto con un milione di euro. Nel 2021 abbiamo finanziato l’illuminazione dell’Ara Pacis e prima ancora avevamo contribuito al restauro della scalinata di Trinità dei Monti, tra le altre cose. Il nostro successo lo dobbiamo a questa città, continueremo a lavorare con le autorità politiche e artistiche per valorizzare il suo patrimonio.

Cosa fa la differenza nell’alta ospitalità?

Accogliere gli ospiti come amici di lunga data e creare una relazione umana autentica. Il cliente deve sentirsi a casa, in una tribù che condivide gli stessi valori e interessi culturali. Serve anticipare i desideri e costruire esperienze privilegiate e memorabili che fanno dimenticare i prezzi.

Ecco perché siamo leader mondiali per quanto riguarda l’ADR (Average Daily Rate, ndr).

Come commenta la performance del vostro business alberghiero?

Non bisogna guardare solo al fatturato, il valore sta nel prezzo che è disposto a pagare il cliente. I nostri hotel sono quasi allo stesso livello degli orologi, questo dà la misura del successo della nostra visione alberghiera. Fissiamo il prezzo, a Roma come a Parigi, e siamo leader anche nell’indice IQA per quanto riguarda la qualità del servizio.

 

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