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Made in italy, cinque secoli di invenzioni

Italiani: popolo di poeti, di artisti, di eroi, di santi, di pensatori, di scienziati, di navigatori, di trasmigratori … e di inventori. Grandi inventori. Nato nel 1452, Leonardo Da Vinci rimane certamente il più famoso.

La prima vera e propria legge sui brevetti fu istituita a Venezia nel 1474. Alla fine del 1700 quasi tutti i Paesi europei avevano una legislazione sui monopoli e gli Stati Uniti la inclusero nella propria Costituzione nel 1788.

Nel 1800, Alessandro Volta annunciò al mondo l’invenzione della ‘pila’. Il successo fu immediato. Nel 1871 Antonio Meucci – squattrinato inventore toscano – riuscì a ottenere un brevetto temporaneo per un apparecchio che permetteva di comunicare a distanza, il telettrofono. Il brevetto scadde due anni dopo. Nel 1876 Alexander Graham Bell – che probabilmente aveva visto il progetto di Meucci – depositò un brevetto standard, attribuendosi così la paternità del telefono. Solo nel 2002 il Congresso degli Usa ha riconosciuto il contributo di Meucci all’invenzione.

Nel 1897 Guglielmo Marconi – allora 23enne – depositò a Londra il brevetto per la trasmissione telegrafica senza fili, ponendo le basi per lo sviluppo della radio prima e del wireless dopo. La scoperta gli valse nel 1909 il premio Nobel.

Nel 1938 lo vincerà anche Enrico Fermi, tra i padri della fisica nucleare e della bomba atomica.

Nel 1947 a Maranello nacque la Ferrari e l’anno successivo a Pieve di Cento, poco distante, la Lamborghini Trattori. La Lamborghini automobili nascerà ‘solo’ nel 1963 dando vita a una rivalità sportiva e imprenditoriale destinata a scrivere pagine importanti anche in termini di trasferimento tecnologico in ambito automobilistico.

Il 1948 è anche l’anno della Divisumma 14, calcolatrice elettromeccanica automatica scrivente della Olivetti. Sempre a Ivrea nacquero gli elaboratori elettronici aritmetici ELEA (1957) e poi la Programma 101 (1964), uno dei primi desktop computer programmabili, realizzato dopo la morte di Adriano Olivetti, prematuramente scomparso nel 1960. Anche il primo microprocessore della storia parlava italiano. Il 15 novembre 1971 debutta il 4004 realizzato da Intel, fino ad allora impegnata a produrre solo chip di memoria, e sviluppato da un team al cui vertice c’era il 30enne fisico vicentino Federico Faggin.

Al premio Nobel è anche legata la storia di un’altra invenzione destinata a cambiare il mondo. Primo e per ora unico italiano a ricevere il premio per la chimica, Giulio Natta ‘inventò’ la plastica e rivoluzionò la cooperazione tra università e industria privata. Per conto della Montecatini – Società Generale per l’Industria Mineraria e Chimica – aveva già migliorato la produzione della formaldeide a partire dall’alcool metilico. Dal 1937 era consulente della Pirelli per la fabbricazione della gomma sintetica butadienica.

Nel 1952, partendo da una scoperta del tedesco Karl Ziegler, si mosse nel campo dei polimeri e nel dicembre 1954 presentò i risultati della sua ricerca all’Accademia dei Lincei e mandò una breve lettera al Journal of the American chemical society destinata a fare storia. Erano nate le ‘catene polimeriche isotattiche’ caratterizzate da una struttura eccezionalmente regolare contenente serie di atomi di carbonio asimmetrici con la medesima configurazione sterica. Sotto la guida di Natta furono pubblicati più di 1200 articoli; egli stesso ne firmò 540 oltre a depositare circa 500 brevetti. Con il suo team del Politecnico di Milano aveva ottenuto un prodotto facile da lavorare e con ottime caratteristiche di resistenza meccanica, bassi costi di produzione ed eccezionale durabilità. La chimica italiana conquistò così una posizione internazionale di primo piano e a Natta fu universalmente attribuito il merito del grande sviluppo della chimica macromolecolare fondato sui procedimenti di polimerizzazione stereospecifica. Non ci fu settore produttivo che non venne travolto da questa scoperta.

Dall’intuizione di Giulio Natta, superando ogni difficoltà di industrializzazione, la Montecatini cominciò la produzione del polipropilene isotattico nel 1957, commercializzandolo con il nome di Moplen. Fu subito un successo, anche grazie agli esilaranti caroselli di Gino Bramieri “e mo’ … e mo’ … Moplen!”.

Natta fu tra i primi a maturare la consapevolezza dell’importanza dei finanziamenti privati, senza quelli della Montecatini probabilmente non sarebbe mai riuscito a condurre gli esperimenti che lo portarono al Nobel. L’ingresso della Società Montecatini in Borsa a Milano avvenne nel 1900, la sua cancellazione formale nel 1967. La società fu incorporata nella Edison nel 1966 con la conseguente nascita del gruppo Montedison, un gruppo industriale e finanziario attivo prevalentemente nella chimica. Dopo il fallimento del progetto Enimont con cui si voleva realizzare il progetto di un’alleanza strategica tutta italiana tra la chimica pubblica e quella privata, le attività chimiche di Eni hanno portato alla creazione Versalis, oggi impegnata nello sviluppo della chimica verde e al centro del progetto del cane a sei zampe di realizzare un polo della chimica da rinnovabili e del riciclo. A giorni è atteso il via libera dell’Antitrust all’acquisizione del 100% di Novamont, l’azienda di bioplastiche fondata nel 1990 sempre all’interno del gruppo Montedison (all’epoca della famiglia Ferruzzi) per commercializzare i prodotti del centro di ricerca voluto da Raul Gardini per sviluppare prodotti chimici a basso impatto ambientale utilizzando materie prime di origine agricola. Le attività di Montedison, dopo complesse e tristemente note vicende societarie, sono quindi confluite prima nella Basell – una joint venture tra BASF e Shell – quindi nelle LyondellBasell Industries, a seguito della fusione con l’azienda americana Lyondell.

Un unicorno spuntato

L’industria della plastica In Italia – alle prese con le grandi sfide tecnologiche e normative di riciclo e riuso – continua a crescere, con 40 mld di euro di fatturato e un export nella top ten manifatturiera del Paese. Dagli anni ’50 a oggi, la produzione globale ha quasi raggiunto i 400 milioni di tonnellate.

Dopo Natta, la ricerca non si è mai arrestata. Polietilene (sacchetti della spesa), polipropilene (dal vasetto di yogurt ai tubi idraulici), polietilene tereftalato (bottiglie dell’acqua). L’innovazione, tanto di processo quanto di prodotto, ha portato a una plastica sempre più economica, performante ed ecosostenibile. È questo il caso dei PHAs ottenuti da fonti vegetali di scarto. Le bioplastiche sono oggi il 2,2% del totale. L’invenzione destinata a rivoluzionare il settore sembrava essere nuovamente italiana: un biopolimero naturale ottenuto dagli scarti della barbabietola e capace di sciogliersi in acqua, a temperatura ambiente, in breve tempo. Star del mercato AIM di Borsa Italiana – raggiunse una capitalizzazione di oltre 1 mld di euro che le valse il titolo di unicorno – Bio-On è stata dichiarata fallita solo pochi mesi dopo travolta dall’attacco speculativo di un fondo americano e da un’inchiesta giudiziaria che ne ha azzerato i vertici. La società bolognese può ora rinascere passando al gruppo di Settimo Torinese Maip.

 

 

 

 

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