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Le masterclass Sda Bocconi: la leadership che cambia anche grazie alla Gen Z

Quando per esprimere un concetto non bastano più le parole, arrivano le immagini. Allora Laura Baruffaldi, Organization and human resources Sda Bocconi, durante l’incontro organizzato da Sda Bocconi School of management a Roma – ‘Dialoghi HR, costruire legami tra generazioni’ – e più precisamente nella masterclass ‘Da top-down a collaborativa: l’evoluzione della leadership attraverso le generazioni’, ha mostrato il risultato di un esperimento sociale condotto su bambini dai 6 anni in su: il disegno di una ragazzina che alla richiesta di mettere su carta la sua idea di leadership, ha stilizzato un capo imperturbabile che detta ordini ai dipendenti scontenti.

Laura Baruffaldi e Maurizio Betta durante la masterclass ‘Da top-down a collaborativa: l’evoluzione della leadership attraverso le generazioni’.

Il braccio teso, la bocca serrata su un volto spropositatamente grande. “Il leader è qualcuno che nell’ideale collettivo assume una statura, una postura e un atteggiamento ‘nobili’. Tutto da questa figura emana potere”, ha spiegato Baruffaldi.

Fin da piccoli impariamo a vederla in questo modo. Eppure la leadership sta attraversando una trasformazione profonda e proprio le nuove generazioni contribuiranno a modificarla radicalmente. “Tra qualche tempo, insomma – ha commentato Baruffaldi – il capo potrebbe avere un’espressione diversa”.

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Alla masterclass insieme a Baruffaldi c’era Maurizio Betta, Chief people & Organization Office Vp Learning & People development di Leonardo. Betta ha evidenziato come quella del top-down (letteralmente una strategia gestionale ‘dall’alto verso il basso’) sia una visione già obsoleta. “Oggi si parla sempre di più di stile collaborativo. Il capo è un coach che interviene non solo sui problemi, ma che cerca di capire qual è il valore che il singolo può portare all’interno del sistema”. Il passaggio però non è tanto immediato e a opporre resistenza sono soprattutto le vecchie generazioni.

Da top-down a collaborativa: come cambia la leadership

“Pensate a qualcuno che fa fatica a fare il passaggio da top-down a collaborativo. Fatto? Sicuramente nella vostra testa c’è l’immagine di qualcuno che non appartiene alla Generazione Z”, ha provocato gli ospiti della masterclass Baruffaldi. “È naturale”, ha continuato. “Con l’età insorge sempre una resistenza al cambiamento”.

È giusto dire che il capo abbia un potere. Ma deve essere un potere costruttivo, generativo e non oppressivo (come quello che esercita il leader del disegno sui dipendenti con le facce scontente). La stessa parola ‘empowerement’ deriva da ‘to empower’, ossia accrescere in potere. “Il potere che deve svilupparsi è quello collettivo, per questo si parla di empowering people”, ha ricordato Baruffaldi.

Per lavorare sulle quattro dimensioni dell’empowering people (significato, auto-determinazione, competenza e impatto), bisogna cominciare dalla consapevolezza. “La consapevolezza è il punto di partenza per la trasformazione della leadership”, ha sottolineato Betta.

“Attraversiamo un’epoca di grandi cambiamenti che stanno avendo effetto sulla cultura aziendale e ogni attore coinvolto deve essere in grado di coglierlo. Quindi il primo grado di consapevolezza riguarda ciò che accade intorno a noi. Poi è fondamentale conoscere se stessi per entrare in contatto con l’altro e agevolare il dialogo. I capi di oggi spesso non sono giovani e si ritrovano a dover gestire generazioni molto distanti tra loro, con esigenze diverse”.

Gap generazionale, come valorizzare le differenze

La domanda da porsi non è ‘Come azzerare il gap generazione?’ bensì ‘In che modo valorizzare le differenze tra generazioni?’. Collaborazione, fiducia e coraggio. Gli elementi chiave per la crescita e lo sviluppo delle persone, secondo Baruffaldi e Betta, sono questi.

Le differenze sono un’opportunità. Un manager deve saper valorizzare ma anche stimolare, creare un ambiente di lavoro tale per cui le persone che fanno parte del team si sentano libere di esprimere il loro pensiero. Ecco perché fiducia. Fiducia nel proprio manager. Ed ecco perché coraggio. Coraggio di essere liberi”, ha concluso Betta. Un’azienda prospera soltanto in un contesto positivo.

 

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