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Lavoro, dialogo tra generazioni e sostenibilità sono le chiavi del futuro: analisi e sfide dei manager delle risorse umane

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Mai come oggi, anche grazie ad eventi epocali come la pandemia e la spinta sullo smart working che ne è seguita, l’ingresso dei giovani nel mondo del lavoro sta cambiando il concetto di lavoro stesso, anche se spesso seguendo narrazioni sbagliate. La Gen Z ha preferenze diverse dalle generazioni precedenti, ma non sempre: tutti, ad esempio, vogliono uno stipendio più alto. E allora è forse questa la sfida più grande per i manager delle risorse umane ai quali è stato dedicato l’evento Dialoghi Hr, organizzato a Roma da Sda Bocconi School of management. Superare le narrazioni esagerate, come la contrapposizione tra ufficio e vita personale, e gestire una forza lavoro dove le preferenze e le competenze sono tante e diverse, mentre si cerca di arrivare all’obiettivo comune della crescita dell’azienda.

L’evento ha affrontato il tema da diverse angolazioni: dal valore della sostenibilità al concetto di felicità, fino ai cambiamenti della leadership. Costruire connessioni e valore per le organizzazioni è fondamentale per il “confronto” tra generazioni, ha detto Stefano Caselli, Dean della Sda Bocconi, introducendo la giornata di masterclass dedicata agli Hr manager.

“Senza confronto non c’è crescita”, dice il Dean, e “costruire legami tra generazioni è un tema che si affronta in tutte le organizzazioni”.

 

Lavoro: generazioni diverse, un sogno comune

Il Dean sottolinea l’importanza di ragionare sul lungo termine per poter unire generazioni diverse. La Sda Bocconi ha 52 anni ma deve già pensare ai suoi 100 anni, dice Caselli, “perché è il compito di qualsiasi organizzazione immaginarsi al di là delle persone che ci sono oggi. È il carburante più forte per far lavorare insieme generazioni diverse. Chi è anziano non ha il tempo di immaginare quel compleanno e chi è giovane pensa di non essere chiamato a questa responsabilità. Ma pensare al lungo termine consente a persone diverse in ambiti diversi di lavorare insieme. Difficile cooperare se non c’è un sogno comune”.

Lavorare per il lungo termine: la lezione della finanza

Investimenti a lungo termine, disponibilità di equity (in opposizione al debito) ed Esg sono i tre fattori che dal punto di vista finanziario, dice il Dean, permettono a qualsiasi organizzazione di ragionare sul lungo termine. Continua ad essere fondamentale avere un ritorno e generare valore, ma sarà possibile farlo solo se gli investimenti contribuiscono ad affrontare le sfide globali. Come la sostenibilità di organizzazioni e imprese. Ormai il 16% del global bond market è Esg, dice il Dean, ma soprattutto due terzi degli investitori entro il 2035 sarà Gen Z. Una generazione Esg per definizione, dice il Dean. Se saranno loro “ad avere in mano gli asset del mondo”, lo potranno cambiare.

Il valore aggiunto della sostenibilità

La struttura dell’evento ha previsto tre ‘lezioni’, su tre temi diversi: in quella dedicata a “Corporate sustainability & attivismo: due facce della stessa medaglia”, Francesco Perrini, Associate dean for sustainability di Sda Bocconi, e Sofia Bonicalza, biologa conservazionista, hanno mostrato come le tematiche Esg siano ormai presenti nelle agende di chi guida le imprese. Anche perché non adottare strategie Esg comporta il rischio di non essere competitivi sul mercato, hanno ricordato gli esperti ai rappresentanti delle imprese che hanno assistito alla masterclass.

SDA Bocconi: la sostenibilità conviene

Secondo Perrini le imprese oggi cercano sempre di più di attrarre talenti e risorse “con competenze di sostenibilità, e ce ne sono poche. Si è creato una sorta di vuoto tra la domanda e l’offerta”, con un paradosso. Le aziende cercano talenti nella sostenibilità, e i talenti cercano aziende che abbiano integrato la sostenibilità nel business. “Rispetto a chi era abituato all’epoca degli stage, ora con competenze specifiche si sceglie il posto addirittura in base a come si comporta la leadership sul tema Esg”, ha detto Perrini a margine dell’evento.

L’idea però, è più ampia, e non riguarda solo il mondo produttivo: grazie alla transizione dovrebbe innescarsi “un nuovo circolo virtuoso della sostenibilità tra istituzioni governative, finanza, imprese e cittadini”. E nell’Agenda 2030 per lo Sviluppo sostenibile, ricorda la masterclass, la parola chiave è “partnership” tra persone, imprese, governi. Quindi tra generazioni, anche tecnologiche. Un esempio? L’intelligenza artificiale: mentre ci si chiede se l’AI coesisterà con i lavoratori, garantire una formazione su questa tecnologia servirà anche a tenersi i talenti migliori: secondo un sondaggio Randstad, un quinto dei lavoratori ha dichiarato di voler ricevere una formazione sull’AI entro un anno, un dato che sale a un terzo per i dipendenti della Gen Z. “Essendo una nuova nicchia competitiva anche su questo vediamo un certo effetto” sulle preferenze dei giovani in tema lavorativo, dice Perrini.

Quanto è importante per la Gen Z sposare un progetto che abbia a cuore la sostenibilità? Secondo la giovanissima biologa Bonicalza, “abbiamo bisogno di avere uno scopo nella vita e nella carriera, quindi percepisco tra tanti miei coetanei questa esigenza. A volte si tiene conte di questo ancora prima dello stipendio. Le risorse umane cambiano molto con la diversificazione della forza lavoro: bisogna riuscire a trovare un modo per coordinare i bisogni e le necessità di tutti”.

Il senso del lavoro e le narrazioni sbagliate

Come costruire il nuovo lavoro? Ne hanno parlato nella seconda masterclass Rossella Cappetta, Associate dean for open programs di Sda Bocconi, Daniele Rielli, scrittore, e Maurizio Del Conte, Full professor corporate and labour law e presidente Anpal dal 2016 al 2019.

Il confronto tra generazioni significa anche parlare di bellezza, felicità e senso del lavoro, parafrasando il titolo scelto per la masterclass. “Di lavoro parliamo tanto e malissimo”, introduce il discorso Cappetta. “Anche il remote working viene raccontato come marginalizzazione del lavoro. Il punto non è in quali giorni stare a casa, ma riprogettare il lavoro per cui abbia un senso stare un paio di giorni a casa”.

La narrazione negativa illustrata da Cappetta è quella che è “tornata al conflitto ottocentesco tra capitale e lavoro”, come se tante battaglie non fossero già state fatte, o che racconta che con il lavoro da remoto bisogna andare tutti in “borghi antichi a dedicarsi a far crescere il lievito madre”, aggiunge sorridendo. Altra narrazione: quella profondamente reazionaria “che ci autoassolve dal trovare strumenti gestionali delle riforme del lavoro che ci lascino con occupazioni produttive e belle”. Il concetto di bellezza è centrale, quindi. Ma “non si può garantire solo valore sociale senza valore economico”. La sfida è trovare un equilibrio, dice Cappetta.

Daniele Rielli, scrittore diventato famoso con dei reportage sulla Xylella che ha colpito gli ulivi della Puglia e libri come ‘Il fuoco invisibile’ e ‘L’odio’, racconta come, al di fuori del mondo del lavoro, le narrazioni antagoniste e ascientifiche siano diventate prevalenti, e che questo pessimismo va arginato. “La comunicazione è diventata orizzontale: tutti noi, non solo i media, raccontiamo la realtà. Il rischio oggi è quello di avere tante persone che vivono in bolle separate che non comunicano tra di loro. La libertà di espressione si sta riducendo proprio per l’aumento dello scontro nell’opinione pubblica. E questo può essere pericoloso perché dovremmo poter discutere di tutto”.

Sul tema del lavoro, queste narrazioni ascientifiche si trasformano in approssimazioni, poco rigorose e negative (dalle great resignation al quiet quitting) e contribuiscono alla diffusone dell’idea che le persone cercano equilibri di vita nuovi, in cui il lavoro non ha più un ruolo centrale. Per questo la sfida è costruire un lavoro che sia bello e produttivo. Una professione di qualità, secondo la masterclass, contribuisce alla crescita delle persone e risponde ai loro bisogni sociali.

Secondo Maurizio Del Conte, il focus dalle narrazioni dominanti sul lavoro si sposta a un lavoro più gradevole e produttivo “eliminando e superando questa antitesi tra lavoro e vita. Il nuovo lavoro incorpora elementi di bilanciamenti di esigenze personali ed esigenze produttive, anche attraverso lo smart working. Insomma, nuovi modi di organizzare il lavoro che tengano conto della persona nel suo complesso e anche delle esigenze delle nuove generazioni quando si affacciano in una nuova occupazione”. Secondo Del Conte, anche le nuove tecnologie avranno un impatto. In particolare “l’AI può essere uno strumento e in realtà è un passo ulteriore che ci consentirà di fare meglio il lavoro umano, non lo sostituirà”.

Il tema delle norme che riguardano il mondo del lavoro, affrontato da Del Conte, consigliere giuridico dei governi Renzi e Gentiloni, richiama una delle ultime riforme italiane sul lavoro, il Jobs Act. E anche in questo caso le narrazioni negative e ascientifiche hanno avuto un ruolo, racconta. “Il Jobs act consiste di otto decreti legislativi, centinaia di norme, ed errori a non finire nello scrivere queste norme. Ma non si può ridurre tutto a una raccolta di firme per abolirlo. È sempre facile avere un approccio distruttivo”.

Lavoro, leader nuovi per lavoratori nuovi

Dell’evoluzione della leadership tra generazioni diverse hanno invece parlato Laura Baruffaldi, Lecturer of leadership, organization and human resources della Sda Bocconi e Maurizio Betta, Chief people & organization office Vp Learning & People development di Leonardo.

La leadership sta attraversando una trasformazione profonda verso un mondo sempre più complesso. “Questa evoluzione richiede tempo, spirito d’iniziativa e apertura al dialogo tra diversità”, secondo quanto spiegato durante la masterclass.

Dal punto di vista pratico, quando i dipendenti si identificano con i valori di un’azienda, l’azienda stessa funziona meglio e prospera, si è detto nella masterclass. Ed è per questo che “il legame tra capo e collaboratore è la chiave per coltivare senso di appartenenza e successo collettivo”.

In tutto questo i leader come devono agire? “Credo che i leader abbiano un ruolo fondamentale”, ha spiegato Betta a margine della lezione. “Sta tutto nel condividere con i dipendenti i valori e la mission dell’azienda, la condivisione e il coinvolgimento contribuiscono al raggiungimento degli obiettivi”.

Ogni generazione si muove in base a prospettive diverse: per una gestione efficace del dialogo tra generazioni occorrono fiducia, collaborazione e il racconto delle proprie esperienze, secondo la masterclass. Ma c’è anche un tema tecnologico. L’intelligenza artificiale, ad esempio, sta modificando il processo di selezione. “L’AI sta veramente rivoluzionando tutti i processi aziendali, in particolare quelli dell’Hr. Sul recruiting l’impatto è particolarmente importante. L’AI può essere uno strumento, accelerando i processi di selezione e individuando le caratteristiche che l’azienda sta cercando, ma ne vanno ancora esplorate tutte le funzionalità per un utilizzo corretto”.

Secondo Baruffaldi, “lo scopo che muove l’azienda e i dipendenti quotidianamente è diventato essenziale, e deve essere chiarito e trasmesso”.

In questo momento, “lo sforzo che vediamo” da parte delle aziende e dei leader “è questo: lasciare in delega le attività ai dipendenti mentre il leader unisce i puntini”.

Unire i puntini, in questo caso, significa trasmettere “vision e valori, guidando intanto i dipendenti. Le nuove generazioni sono sempre più attente a quanto la mission sia coerente con le attività portate avanti dall’azienda”.

Dialoghi Hr, le aziende presenti

Tanti i responsabili risorse umane riuniti nella sede sda Bocconi di Roma per le tre masterclass. Ecco il loro punto di vista:

 

 

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