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Shine, giovani e innovazione fulcro della trasformazione aziendale

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Parlare di rivoluzione spaventa. Allora Massimiliano Ursig preferisce chiamare ciò che dovrebbe accadere in azienda ‘co-rivoluzione generazionale’. “Il prefisso ‘co’ ci ricorda che il cambiamento lo facciamo insieme. Giovani e meno giovani. I capi aziendali non sono sempre manager in avanti con l’età resistenti alle trasformazioni. E quando persone che hanno maturato competenze ed esperienze all’interno di dinamiche aziendali collaudate si aprono al supporto di una generazione che studia tematiche fino a qualche anno fa inesistenti, possono accadere cose incredibili”.

Ventiquattro anni, una laurea triennale in Ingegneria gestionale al Politecnico di Milano e un master in Analytics & management alla London business school. Dipendente di una società di consulenza e co-founder – insieme a Simona Randazzo, prima studentessa di Ingegneria chimica al Polimi (dove si sono conosciuti) e ora Pmo analyst a Tolosa – di Shine: società di advisory che guida le aziende a cogliere le opportunità del XXI secolo. Ursig abbatte ogni stereotipo sui ragazzi che “non hanno voglia di fare niente”.

“La società è nata un anno fa. Attraverso valori di sostenibilità e di diversità, Shine facilita la valutazione e l’adozione di tecnologie all’avanguardia nelle aziende, aiutando queste ultime a identificare opportunità di crescita per il loro business grazie a una rete globale di talenti under 30. La vision è quella di portare un impatto positivo nel contesto italiano, curandosi della parte sociale permettendo ai giovani di poter emergere per le loro qualità e sostenendo il lato economico affiancando le aziende nelle sfide che un ambiente mai in così rapida trasformazione pone davanti”, spiega Massimiliano.

Intelligenza Artificiale, Big Data, Smart City e Digital Transformation sono solo alcune delle aree di conoscenza che Shine mette a disposizione delle imprese. I talenti (oltre 200 tra ragazzi e ragazze) sono distribuiti in tutto il mondo e fanno della loro diversità di competenze e della loro prospettiva internazionale un punto di forza.

“Il nome Shine”, commenta Ursig,  “significa luce, splendore e vuole appositamente rimandare a un nuovo inizio in cui l’innovazione aziendale altro non è che un patto generazionale. Da una parte le aziende, portatrici di storie di successo e con un’identità ben definita. Dall’altra i giovani, che tramite le loro conoscenze digitali e la loro prospettiva ‘fresca’ e slegata dal contesto aziendale possono portare un contributo di alto valore”.

Nell’ultimo decennio cambiamenti di diversa natura come la transizione energetica, l’innovazione digitale o la sensibilizzazione di tematiche sociali hanno influenzato e portato incertezza nell’ambiente strategico in cui le società operano. Questi cambiamenti hanno avuto un impatto sia verticalmente su determinate aree aziendali, sia orizzontalmente nel modo in cui l’organizzazione interna è costituita, spingendo diverse imprese a doversi allineare a un sistema in continuo mutamento. Il risultato è stato una profonda instabilità.

I giovani (dai millenial in avanti) che sono nati e cresciuti in questo contesto hanno imparato a sfruttarlo anziché soffrirlo. “Ecco perché l’inclusione della nuova generazione in aree di leadership decisionali non dovrebbe essere solo un tema di inclusione e diversità aziendale, ma la soluzione naturale a disposizione delle aziende per continuare a essere competitive nel mercato e crescere”, sottolinea Ursig.

L’innovazione e l’utilizzo di tecnologie non sono però la risposta a tutti i mali. “Un determinato tipo di tecnologia andrebbe utilizzato solo se rappresenta la soluzione adatta a un certo tipo di problema”, continua il co-founder di Shine. “Il rischio, altrimenti, è quello di investire grandi capitali per soluzioni dalla scarsa efficacia e di cui si hanno limitate competenze per giudicarne l’effettiva riuscita o per mantenerle nel tempo. Come succede oggi per molti progetti di intelligenza artificiale. Una Pmi ha sicuramente esigenze diverse da una grande multinazionale”.

Per innovare non bastano le idee, occorre un processo strutturato. In Shine viene creato un next gen board, un team di talenti selezionati sulla base dei temi su cui intende focalizzarsi l’azienda. “Dottorandi, startupper, lavoratori. Quando viene richiesto un progetto scegliamo i ragazzi più affini a quel progetto”, precisa Ursig.

Tra gli esempi di progetti di successo portati avanti da Shine c’è quello con ASGM AIM Smart Solutions in ambito Smart City, multiutility che fornisce servizi di energia elettrica nelle province in cui opera. Il next gen board guidato da Simona ha supportato l’azienda su 3 temi chiave: l’identificazione e valutazione di servizi digitali da poter offrire al cittadino tramite i pali della luce dislocati nel territorio, lo studio di strategie di monetizzazione per rendere sostenibile il progetto nel lungo periodo e lo studio di possibili utilizzi dei dati raccolti nel rispetto della privacy.

L’innovazione, la diversity e una prospettiva internazionale hanno incominciato a plasmare il panorama italiano e sembra sempre più prossimo un nuovo modello di leadership che fa dell’inclusione e della sostenibilità non solo dei valori a cui aderire, ma dei concreti vantaggi competitivi.

 

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