NF24
Cerca
Close this search box.

AI, il cyber crime non aspetta

Sul rapporto tra intelligenza artificiale e legalità, pochi possono offrire un quadro d’insieme completo come Ranieri Razzante. Il professore ed esperto di antiriciclaggio è uno dei due giuristi del comitato per la strategia nazionale sull’AI voluta dal sottosegretario Alessio Butti. Ma è anche consulente della commissione Antimafia ed è stato consigliere per la Cybersecurity del sottosegretario alla Difesa. Al momento in cui andiamo in stampa, i risultati del lavoro del comitato di 13 esperti voluto dalla Presidenza del Consiglio di cui fa parte Razzante (da non confondere con l’altro comitato dedicato alla relazione tra AI e informazione) non sono ancora stati diffusi. “La commissione non fa altro che rifarsi alle norme Ue”, racconta il giurista, soprattutto all’AI Act europeo, che determinerà il modo in cui l’intelligenza artificiale europea potrà essere prodotta, sviluppata, venduta. Un quadro fondamentale che, per il professore, ha la pecca di andare troppo lento nel suo iter di applicazione (dovrebbe entrare competamente in vigore nel 2025). Per questo il comitato voluto dal Governo ha un’occasione: mettere per iscritto una strategia che stringa i tempi.

Una strategia che non può essere lasciata all’autodeterminazione dei player industriali: “Non possiamo pensare che Llm e strumenti avanzati di tecnologia possano essere senza regole”. Il rischio di un possibile rallentamento dello sviluppo dell’AI dovuto alle regole da seguire è secondario rispetto a quello principale: la mancanza di competenze, dice Razzante. “Il rischio di un riflesso sulla competitività non significa che dobbiamo dare meno regole, ma che dobbiamo incrementare la formazione, su cui siamo paurosamente indietro. Non abbiamo persone esperte su questi temi, non abbiamo abbastanza esperti di cyber. Ce li hanno però le mafie: stanno già reclutando hacker quando le nostre università non prevedono ancora molti corsi dedicati”.

Il capitolo a parte del cyber crime

L’intelligenza artificiale, spiega il professore, è già un’arma affilata in mano ai cyber criminali. E a quelli tradizionali. Lo racconta il procuratore di Napoli Nicola Gratteri, insieme ad Antonio Nicaso, nel suo ultimo libro, ‘Il Grifone’ (Feltrinelli): la ’ndrangheta è cambiata, e può spacciare, trafficare, truffare senza neanche doversi spostare da casa, grazie alla tecnologia. Lo ha fatto, ad esempio, assumendo hacker tedeschi e rumeni. Un mostro mitologico, il grifone appunto, dove si fondono crimine tradizionale e tecnologia, così come legalità e illegalità.

Quello del crimine organizzato è un capitolo di cui non si occupa il comitato di palazzo Chigi, racconta Razzante, ma sul quale il lavoro da fare è parecchio. Ci lavorano infatti la Commissione parlamentare Antimafia, la Dia e il Ros, racconta l’esperto, che auspica un “codice per i reati informatici” a livello europeo. Secondo un report Europol del 2022, i progressi nell’intelligenza artificiale e la disponibilità di grandi database di immagini e video fanno sì che il volume e la qualità dei contenuti deepfake – cioè video e audio prodotti con l’AI, sui quali lo stesso AI Act ha introdotto nuovi paletti – siano in aumento, facilitando la proliferazione di crimini che li sfruttano. Una sfida fondamentale, dice l’Europol, per le forze dell’ordine: in un report ancora più recente, l’Europol ha ricordato che machine learning e deepfake possono essere usate praticamente per ogni tipo di crimine finanziario ed economico. I chatbot intelligenti sono diventati un metodo incredibilmente semplice per commettere frodi, ad esempio. Mentre le tecnologie deepfake possono aiutare a evitare qualsiasi tipo di accesso informatico da remoto. Secondo l’ultimo Identity Fraud Report 2024 della società di sicurezza biometrica Onfido, dal 2022 al 2023 le frodi deepfake sono aumentate di 30 volte. E il 2024 promette un boom ancora più sostanzioso.

Cosa fa la criminalità organizzata con l’AI (e non solo)

Insomma, le mafie fanno quello che facevano una volta, ma lo fanno meglio. “La criminalità organizzata ha costruito un’economia criminale globale parallela attorno al riciclaggio di denaro, ai trasferimenti finanziari illeciti e alla corruzione. Con la tecnologia moderna, hanno diversificato i loro modi operandi per eludere il rilevamento”, secondo il direttore esecutivo di Europol Catherine De Bolle.

L’intelligenza artificiale viene utilizzata già per i furti di identità e per le interposizioni di persona, spiega infatti Razzante. Un fenomeno che, se si considerano i processi, può arrivare all’alterazione di prove. L’intelligenza artificiale può già essere utilizzata per camuffare le comunicazioni in maniera da rendere inutilizzabili le intercettazioni. “Un grosso pericolo”, dice Razzante, che riguarda anche le alterazioni che possono essere effettuate sulle immagini e sui tratti distintivi. Insomma, potrebbe diventare “più difficile acquisire prove nelle indagini e nei processi di mafia”, secondo il professore, che dice che utilizzi del genere sono stati già segnalati.

Il mondo criminale può produrre contenuti falsi “atti a reclutare hacker e adepti con la parvenza di contenuti allettanti di tipo pubblicitario, consulenziale, e di facili guadagni, come veniva già fatto con i social. Ora, però, quando fai uno studio sulla tracciabilità del messaggio, non trovi la fonte primaria, oppure puoi trovare l’attribuzione del messaggio a un sistema generativo artificiale”.

L’utilizzo della tecnologia, del crypto e il riciclaggio di denaro vanno di pari passo: “Sistemi di investimento, operazioni non tracciate, passaggi di denaro non tracciabili attraverso il dark web con la complicità di intermediari finanziari offshore”, spiega Razzante: l’utilizzo del web da parte del cyber crimine porta a una “continua e incessante attività di approvvigionamento di denaro attraverso criptovalute, utilizzate largamente per le transazioni nei traffici di droga, di armi e di esseri umani”. Il contante viene usato sempre meno, in un mondo dove non è più necessario neanche incontrarsi di persona: i mafiosi, ormai, possono farlo “anche nel metaverso”, dice Razzante. Quel metaverso dove, secondo uno studio dell’University College di Londra, è già possibile compiere decine di crimini diversi. Non solo quelli di tipo sessuale e contro la persona e la proprietà, ma anche quelli finanziari: dalle estorsioni alle frodi, fino, appunto, al riciclaggio.
La capacità di ‘nascondersi’ attraverso la tecnologia, dice il professore, è un moltiplicatore del fenomeno del riciclaggio, e sarebbe necessaria una legge per regolamentare il settore. L’AI per la mafia potrebbe essere non solo una tecnologia da utilizzare, ma un settore in cui investire: “Una cosca potrebbe sfruttare questo ‘boom’ industriale e prendere una startup innovativa o un’azienda dove investire, e quindi riciclare denaro”. E allora la trasformazione in ‘grifone’ sarà completa.

ABBIAMO UN'OFFERTA PER TE

€2 per 1 mese di Fortune

Oltre 100 articoli in anteprima di business ed economia ogni mese

Approfittane ora per ottenere in esclusiva:

Fortune è un marchio Fortune Media IP Limited usato sotto licenza.