NF24
Cerca
Close this search box.

I 5 trend tech del 2022, il futuro secondo Cisco

tech

Nuova Internet, Evoluzione del Cloud, Cybersecurity, lavoro ibrido e Sostenibilità. Queste cinque parole ridefiniranno il nostro modo di pensare alle reti. Sono infatti i cinque trend tech del 2022, presentati dai vertici Cisco all’incontro organizzato al Cisco CyberSecurity Innovation Center di Milano, che saranno capaci di produrre un cambiamento enorme a strettissimo giro.

Il futuro è davvero così vicino? Probabilmente sì, visto che ad aprire la conferenza è stato un ologramma. Precisamente, l’ologramma del’Ad di Cisco, Gianmatteo Manghi.

La pandemia ha velocizzato un processo già da tempo in atto, ha spiegato il profilo in alta definizione di Manghi, diventando una priorità su tutti i livelli.

Intelligenza predittiva, Cloud e Sicurezza: le parole chiave del tech

Il punto di partenza è la Nuova internet. Dire Nuova Internet significa dire “predictive internet” quindi “capace di prevedere i guasti e, senza che utenti e clienti se ne accorgano, in grado di dirottare il traffico dati su aree meno congestionate della rete, garantendo prestazioni ottimali”, ha spiegato Paolo Campoli, Responsabile Global Service Provider. Le reti, quindi, saranno capaci di comprendere cosa stiamo facendo online, adattando di conseguenza le proprie prestazioni. Nello specifico, Campoli parla di rete on demand, che si inserisce così nel nuovo modello di consumo della rete, fornita e utilizzata come servizio: il NaaS, Netowork as a Service, con cui gli operatori possono “fornire connettività” avvicinandosi sempre di più al cliente finale.

Altrettanto centrale, l’evoluzione del Cloud. Il ruolo strategico che ha assunto per il business aziendale è senza dubbio eredità della pandemia. Durante i mesi più duri dell’anno passato non abbiamo utilizzato la tecnologia solamente per ritrovare il contatto umano perduto. Infatti, ricorda Enrico Mercadante, responsabile Architetture Cisco per il Sud Europa, abbiamo imparato ad accedere ai servizi delle aziende e delle amministrazioni.

E questo ha portato con sé altri due fattori, inevitabilmente legati al Cloud. Il primo: i consumatori sono diventati più sensibili a quella che Mercadante definisce la “application experience”. In parole povere, significa che l’abitudine alla tecnologia ha generato in noi una aspettativa di performatività delle applicazioni che utilizziamo. Esemplificative – ma non esaustive – sono le app di piattaforme utilizzate per organizzare riunioni di lavoro, lezioni, conferenza stampa, come Zoom, GoogleMeet, Webex. Se l’app funziona male, ci indigniamo. Dice Mercadante che il 70% degli utenti vive una app scadente addirittura come “una mancanza di rispetto nei propri confronti”. La seconda conseguenza riguarda uno dei grandi issue della nostra contemporaneità, e introduce al terzo trend: la sicurezza.

Fabio Florio, Responsabile del Centro italiano di Cybersecurity di Cisco è molto chiaro: la cybersecurity “dovrà essere un elemento imprescindibile di qualsiasi progetto di innovazione tecnologica, di trasformazione digitale, di evoluzione dei servizi”. Difendersi dagli attacchi informatici, in un sistema definito di “app economy” è però più difficile. Le applicazioni necessitano infatti non solo di una protezione a priori – ossia di essere disegnate in maniera sicura – ma anche e soprattutto di una protezione capace di attivarsi di volta in volta quando vengono eseguite, che è anche il momento in cui sono più vulnerabili. E si aggiunge poi un terzo meccanismo di protezione: come l’utente arriva alle risorse cloud, rendendo così lo sviluppo di reti multicloud con sicurezza distribuita una necessità.

Ma la sicurezza è un tema molto più ampio della sola gestione delle app. Questione particolarmente spinosa è quello delle password. Su questo punto due tendenze: andare verso un sistema sempre più “Zero Trust” e “Passwordless”. Da un lato quindi gli utenti per accedere alle risorse dovranno autenticarsi continuamente; di contro gli verrà garantita, dalla piattaforma, una sicurezza che prescinde dal luogo da cui si verifica l’autenticazione, equiparando ad esempio l’abitazione all’ufficio. Dall’altro lato, si utilizzerà sempre di più un sistema per cui laccesso a sistemi, servizi e applicazioni sarà controllato attraverso parametri di identificazione e di comportamento (come chiavi di sicurezza o riconoscimento biometrico).

Il digitale che rimodella il lavoro e porta sostenibilità

Il digitale modella anche il destino del lavoro e dei suoi spazi. Se è impossibile pensare ad un futuro dove i lavoratori siano sempre presenti in ufficio, lo è anche immaginare un futuro in cui tutto si svolga in digitale. L’esperienza ce lo ha insegnato: vogliamo tornare al lavoro. E però non vogliamo privarci dei benefici di poterlo svolgere, in alcuni casi, a distanza. Per questo Michele Dalmazzoni, Responsabile Collaboration Sud Europa, dice che ci troviamo in una “fase di sperimentazione” il cui obiettivo è di disegnare un tipo lavoro “ibrido”, capace di far tesoro delle esperienze vissute, migliorandole. Si riflette quindi a quali tipologie di spazio saranno funzionali i luoghi di lavoro, a come equipaggiarli, a come gestirli. In un mondo in cui si calcola che nel 98% delle conferenze almeno un partecipante sarà sicuramente collegato online, bisogna chiederselo per forza.

Il Politecnico di Milano si è fatto capofila di questa sperimentazione: ha equipaggiato 320 aule con tecnologia Cisco, che consente ai docenti di essere ripresi durante la lezione da una regia virtuale, che rende l’esperienza aula in maniera più realistica possibile anche per chi segue a distanza. Il professore si muove, le persone a casa possono seguirne i movimenti, il professore scrive alla lavagna, gli studenti riescono a vedere la lavagna, così come eventuali contenuti multimediali proiettati in classe. E questo modello, dice Dalmazzoni, può “essere applicato ad ogni mondo”, come per esempio quello della sanità.

E infine, l’ultima – enorme – domanda: cosa c’entra il digitale con la sostenibilità? No, meglio: cosa può fare il digitale per la sostenibilità, detto e considerato che il peso del tech sull’ambiente attualmente è altissimo? La risposta è semplice e quindi, come tutte le risposte semplici, complessissima: tutto. Afferma infatti Dalmazzoni che l’unico modo per raggiungere il tanto auspicato “emissioni 0” nei prossimi trent’anni, il digitale giocherà un ruolo cruciale, perché sarà l’elemento che permetterà di rendere l’economia sostenibile, spezzando quel circolo vizioso per cui all’aumento del Pil corrisponde automaticamente anche un aumento dell’impatto ambientale della catena di produzione.

Questo vale sul fronte delle energie rinnovabili, con la realizzazione di una rete elettrica digitalizzata; vale per l’edilizia con gli Smart Building, che permettono di ridurre le emissioni del 20%. Vale per le aziende, che ricorrendo al lavoro ibrido renderanno i territori su cui operano più sostenibili e inclusivi, soprattutto le grandi città. Vale per la rete, che sempre di più si avvia verso una dimensione “pubblica”, come ricorda Campoli. Per questo CiscoTalos continuerà ad investire nei progetti già in corso, che puntano ad un progressivo allargamento delle competenze digitali attraverso la formazione.

Molto interessante una riflessione, che ha traghettato la conferenza stampa verso una conclusione aperta: la transizione digitale immaginata da Cisco Talos non è una transizione dal mondo fisico al mondo virtuale. Nell’immaginario dei vertici dell’azienda, al contrario, le potenzialità del digitale devono migliorare la realtà, allargandone le maglie. Per questo ci si focalizza sui contesti professionali, anche su quelli tra loro molto diversi: da un gruppo di ingegneri che collaborano a distanza su un prototipo che possono visualizzare a distanza in 3D, fino al docente che fa lezione ai propri studenti seguito da una regia virtuale.

Un’idea di digitale che quindi prende le distanze dal Metaverso di Zuckenberg – l’altra grande rivoluzione intellettuale del digitale – e che si propone, invece, come come sua alternativa.

ABBIAMO UN'OFFERTA PER TE

€2 per 1 mese di Fortune

Oltre 100 articoli in anteprima di business ed economia ogni mese

Approfittane ora per ottenere in esclusiva:

Fortune è un marchio Fortune Media IP Limited usato sotto licenza.