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Google-Huawei: il nodo è sempre il 5G

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Sono tra le superpotenze del tech che più si sono distinte nella corsa verso il 5G: Google ha Android, e un vantaggio che sembra ancora molto consistente su Apple, nel mondo dei sistemi operativi per smartphone. Huawei sta fornendo una fetta consistente di tutte le infrastrutture 5G che servono a far funzionare la rete di nuova generazione, compare in metà delle sperimentazioni riguardanti le applicazioni 5G (dall’industria 4.0 al mondo consumer) e, naturalmente, i suoi smartphone sono pronti a – o in procinto di – invadere il mercato, come lo Huawei Mate 20 X presentato in Gran Bretagna, disponibile da giugno. Ora i progetti di Huawei sul connubio tra telefonia mobile e 5G potrebbero essere compromessi.

Proprio Google ha tagliato fuori, anche se non del tutto, i cinesi, che ora non possono garantire aggiornamenti del sistema operativo sugli smartphone dei propri clienti. Ovvero Android: l’unico sistema operativo già pronto all’implementazione di applicazioni adatte al 5G; perlomeno in confronto ad Apple, che alla fiera di Barcellona è stata la grande assente, mentre tutti – dai fornitori di software e hardware agli operatori telefonici – brindavano alle potenzialità delle nuove connessioni ultraveloci. Anche a fronte delle raccomandazioni della Casa Bianca e della lista nera di Donald Trump, la mossa di Google lascia qualche perplessità: sta pur sempre rinunciando ad aggiornare il proprio Os su uno dei tre maggiori venditori di smartphone del mondo.

È troppo presto per capire quali possano essere le conseguenze per Huawei sugli obiettivi industriali della linea smartphone e tablet, e quali contromosse possano essere adottate (ma sulla parte hardware non sono rimasti con le mani in mano). Per il momento i cinesi hanno potuto tirare un primo sospiro di sollievo: contrariamente a quanto riportato inizialmente da Reuters, il Play Store di Google continuerà a funzionare sui dispositivi Huawei. “Ci stiamo conformando all’ordine e stiamo valutando le ripercussioni. Per gli utenti dei nostri servizi, Google Play e le protezioni di sicurezza di Google Play Protect continueranno a funzionare sui dispositivi Huawei esistenti”, ha detto un portavoce di Google.

Una notizia fondamentale anche in chiave 5G: uno dei grandi vantaggi di Android è il suo essere open source, lasciando quindi la possibilità ai singoli sviluppatori di innovarlo, usando il Play Store come vetrina per le proprie app. E quelle che sfrutteranno il 5G non tarderanno ad arrivare: sarebbe stata una tragedia, per Huawei, l’esclusione anche da questo processo creativo.

Per quanto riguarda la sicurezza, le rassicurazioni di Google non sembrano abbastanza: molto spesso per essere sicuri che il proprio smartphone sia protetto serve un aggiornamento di sistema completo. Senza, i telefoni Huawei potrebbero essere vulnerabili alle minaccie più consistenti. Al riguardo Huawei si è affrettata a dire che “continuerà a fornire aggiornamenti di sicurezza e servizi post-vendita a tutti gli smartphone e tablet Huawei e Honor esistenti, coprendo sia quelli già venduti sia quelli in stock a livello globale”. Nella dichiarazione dei cinesi anche un riferimento diretto ad Android: “Huawei ha dato un contributo sostanziale allo sviluppo e alla crescita di Android in tutto il mondo”, dice l’azienda cinese. “Come uno dei principali partner globali di Android, abbiamo lavorato a stretto contatto con la loro piattaforma open source per sviluppare un ecosistema che ha avvantaggiato sia gli utenti che l’industria. Continueremo a costruire un ecosistema software sicuro e sostenibile – aggiunge Huawei – al fine di fornire la migliore esperienza a tutti gli utenti a livello globale”.

Intanto l’azienda ha dalla sua il proprio Governo, per il quale ha parlato il portavoce del ministero degli Esteri, Lu Kang, consapevole dei report dei media sulla sospensione degli aggiornamenti di Android a Huawei a seguito della stretta dell’amministrazione Trump. “Confermeremo formalmente la questione e monitoreremo ulteriormente lo sviluppo della situazione”, ha osservato il portavoce, ricordando che “allo stesso tempo, la Cina sostiene le compagnie cinesi nel ricorso alle armi legali a difesa dei loro diritti legittimi”.

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