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Il contact tracing e la riscoperta del bluetooth

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Una tecnologia vecchia di 20 anni ci porterà nell’epoca del contact tracing. La sua efficacia (e il suo impatto sulla privacy) sono nelle mani di cittadini, istituzioni e aziende. La versione completa di questo articolo, a firma di Alessandro Pulcini, è disponibile sul numero di Fortune Italia di maggio.

 

Prima alcune delle misure di contenimento utilizzate in Asia, ad esempio a Singapore. Poi la collaborazione tra Apple e Google, ovvero i proprietari dei due grandi sistemi operativi per gli smartphone di tutto il mondo. Infine l’annuncio della scelta, da parte del Governo italiano, di un’app ufficiale per aiutare a contenere l’epidemia di Coronavirus in Italia. Tutte queste iniziative sono basate sempre sulla stessa tecnologia, vecchia di decenni: il bluetooth, ovvero il collegamento senza fili tra diversi dispositivi, che siano cellulari, pc o auricolari.

 

In vista del risveglio dal lockdown che ha colpito il mondo, e del periodo di necessaria convivenza con il virus, emerge la necessità di migliorare il contenimento e il tracciamento dei contagi da Covid19 senza andare a interferire sulla privacy delle persone. Il bluetooth, rispetto ad altre tecnologie, come il Gps, sembra la soluzione migliore, sotto determinate condizioni. Nell’app Immuni, sviluppata da Bending Spoons e scelta dal commissario per l’emergenza Domenico Arcuri, si tiene traccia dei cellulari con cui si viene a contatto. Se una persona risulta positiva al Coronavirus, si potranno rintracciare e avvertire tutte le persone che gli sono state vicine nel periodo preso in considerazione, sempre esclusivamente attraverso i codici identificativi generati dall’app. Altro punto a favore delle libertà individuali: nell’iniziativa del Governo ogni cittadino deve aderire volontariamente all’iniziativa, scaricando l’applicazione. Il che ne neutralizzerà l’efficacia, nel caso di bassa adesione: molti esperti stimano che almeno il 60-70% dei cittadini dovrebbe aderire per renderla utile al contenimento del contagio.

 

La scelta ufficiale del bluetooth per il contact tracing, per lo meno nei Paesi occidentali, sembra segnata. È la stessa tecnologia scelta dal consorzio europeo Pepp-Pt, e pubblicando le interfacce di accesso (API) al bluetooth dei dispositivi, Apple e Google hanno consentito l’interoperabilità della soluzione tra sistemi operativi diversi. Potrebbe questa riscoperta del bluetooth portare a un utilizzo della stessa tecnologia anche in iniziative di contenimento private, creando di fatto una nuova applicazione commerciale per il settore? I dispositivi bluetooth, ad esempio, potrebbero essere device da indossare in ufficio, o “da mettere sulle superfici con cui si viene più a contatto nei luoghi di lavoro, visto che il virus sembra sopravvivere per qualche tempo sugli oggetti”, dice Giorgio Sadolfo, Ceo di Filo, startup che realizza prodotti basati sul bluetooth per ‘’aiutare le persone a rimanere accanto alle cose che amano’’.

 

La versione completa di questo articolo è disponibile sul numero di Fortune Italia di maggio. Si può comprare in edicola e in versione digitale, oppure ci si può abbonare:

 

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