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In Europa nel 2019 investiti 60 mld sulle auto elettriche

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Il mercato dei veicoli elettrici è sicuramente aumentato, rispetto a qualche anno fa. Nei primi mesi del 2020 il numero di vendite di auto elettriche è stato, di fatto, senza precedenti: sono il 7% delle vendite totali, nel primo trimestre. L’aumento si inserisce perfettamente in una narrativa più ampia e quasi scontata: l’Europa sta puntando più di prima sull’elettrico. Complessivamente, nel 2019 l’industria e i governi dell’Unione hanno stanziato 60 mld di euro per la produzione di veicoli elettrici e batterie in Europa, secondo il report “Can electric cars bit the Covid crunch?” lanciato da Transport & Environment (T&E, il principale gruppo di associazioni non governative in Europa che si batte per la mobilità sostenibile). Il report quantifica gli investimenti di industria automotive e governi su auto elettrica in Ue, ed evidenzia, tra le altre cose, il recente impegno economico di Fca nel settore. Eppure le cifre di Fiat-Chrysler impallidiscono, di fronte a quelle di Wolkswagen.

 

L’investimento dell’Europa sull’elettrico – sottolinea il report – è una somma 19 volte più grande rispetto ai soli 3,2 miliardi di euro garantiti in Europa due anni fa, quando le case automobilistiche europee investivano in Cina. Un traguardo, continua il rapporto, che è stato reso possibile grazie alla spinta regolatoria degli obiettivi Ue relativi alle emissioni di CO2 delle auto nuove, entrati in vigore quest’anno (il target Ue dei 95gr/km) che ha di fatto obbligato l’industria ad investire nella mobilità elettrica in Europa. E che è stato possibile, va detto, in gran parte grazie alla Wolkswagen e alla Germania.

 

Ad oggi l’industria e i governi si sono impegnati 3,5 volte in più nella produzione di veicoli elettrici e batterie in Europa rispetto a quelli in Cina mentre il Vecchio continente è sulla buona strada per riprendersi la leadership globale dell’industria automotive. Ogni tipo di aiuto post-covid – secondo T&E- deve capitalizzare su questi investimenti. Il successo nel mercato dell’auto elettrica è oggi la politica industriale dell’Europa e i decisori politici devono fare la loro parte, condizionando i piani di salvataggio al sostegno di una ripresa verde che dia la priorità alla produzione di veicoli del futuro come richiesto dal Green Deal europeo.

 

Per questo ”sono positive la norme del Dl Rilancio approvato dal Governo, ora in discussione in Parlamento – dichiara Gianni Silvestrini, direttore scientifico di Kyoto Club, associazione italiana che si occupa di clima e membro di T&E – che prevedono l’incremento del Fondo per l’acquisto di autoveicoli elettrici ed ibridi con 300 milioni aggiuntivi nel 2020/2021 e lo stanziamento di 20 milioni per la creazione di un polo di eccellenza per la ricerca e l’innovazione nel settore automotive a Torino, che vanno nella giusta direzione. Negativo invece il comma 7 dell’articolo 200 che prevede la possibilità per il Piano di rinnovo degli autobus di acquistare veicoli diesel, decisamente in contrasto con il Piano di contrasto ai mutamenti climatici e la decarbonizzazione”. Infine, sottolinea T&E, per consentire all’Europa di guidare la mobilità elettrica globale, i legislatori dell’Ue dovrebbero rivedere al rialzo gli obiettivi di riduzione della CO2 per le auto al 2030. Secondo l’associazione, l’Ue dovrebbe inoltre garantire che a partire dal 2035 possano essere venduti in Europa solamente i modelli a emissioni zero.

 

Nella classifica dei Paesi europei beneficiari degli investimenti sull’elettrico, ai primi due posti ci sono Germania e Repubblica Ceca, che hanno potuto contare sugli investimenti enormi di Wolkswagen, che ormai da tempo ha deciso di buttarsi sul mercato delle vetture elettriche: per il 2029 rilascerà sul mercato 75 nuovi modelli.

L’Italia è al terzo posto, per l’investimento di Fca di 1,7 mld di euro (lontanissimo da quello dei tedeschi, ma comunque senza precedenti per il gruppo) nelle fabbriche in Italia per la produzione di veicoli ibridi plug-in e veicoli elettrici, come la nuova versione della Fiat 500e. Ed è proprio alla vigilia del lancio del nuovo modello 500e che l’azienda presieduta da John Elkann ha chiesto un prestito a tasso agevolato di 6,3 miliardi di euro, garantito dallo Stato. Un aiuto statale, secondo T&E, che deve essere vincolato ad una ‘green and just transition’ dell’industria italiana dell’automobile.

 

Secondo Transport & Environment infatti qualsiasi finanziamento o garanzia pubblica richiesta da Fca deve essere vincolato alla creazione di un’industria automobilistica lungimirante. Questo significa supportare la produzione di auto elettriche e veicoli a zero emissioni in Italia, creando contemporaneamente posti di lavoro verdi in casa. ”Per Fca la crisi è iniziata prima del Covid. A causa di scelte poco lungimiranti è arrivata tardi nella corsa per la rivoluzione elettrica. Ad oggi è l’unico produttore auto dell’Unione a non aver ancora immesso sul mercato alcun veicolo elettrico. Questo, insieme alla delocalizzazione della produzione fuori dal Paese, ha considerevolmente indebolito la competitività dell’industria italiana”, dichiara la responsabile di Transport & Environment per l’Italia, Veronica Aneris. “Se ora Fca chiede l’intervento dello Stato – aggiunge – in cambio si deve impegnare a traghettare l’Italia nel nuovo scenario dell’automotive europeo, assicurando il know how e la competitività del nostro Paese e della nostra forza lavoro in quella che rappresenta una delle principali rivoluzioni industriali del secolo. Deve smettere di sprecare soldi nello sviluppo di nuovi modelli endotermici e capitalizzare sugli investimenti recenti. I fondi pubblici vanno vincolati all’impegno dell’azienda a sviluppare una filiera della catena di valore dei veicoli elettrici in Italia, per garantire posti di lavoro verdi in casa e un’industria italiana sana e robusta negli anni a venire”.

 

T&E e Kyoto Club sottolineano che Fca dovrebbe impegnarsi ad incrementare la produzione in Italia di auto elettriche e modelli a zero emissioni prevista per il 2023, ottenere il supporto del governo per la creazione di una gigafactory italiana per la produzione di celle di batterie, destinare il budget Ricerca e Sviluppo alla catena di valore dei veicoli elettrici.

 

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La presentazione dei primi robot della nuova linea di produzione per auto elettriche nello stabilimento di Mirafiori.Torino, 11 luglio 2019. “Un investimento di circa 700 milioni di euro, una capacità produttiva di 80 mila auto l’anno, con la possibilità di aumentarle, circa 1200 persone dedicate alla produzione”. Questi i numeri della nuova Fiat 500 BEV illustrati dal Coo Emea di Fca, Pietro Gorlier, durante la cerimonia per l’ottantesimo anniversario dello stabilimento Mirafiori. ANSA/ ALESSANDRO DI MARCO
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