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De Laurentiis, l’arroganza senza regole

C’è sempre stato un nesso fra potere, disponibilità economica e poca disponibilità a seguire le regole. Ma il caso di Aurelio De Laurentiis, dopo quelli di Flavio Briatore e Silvio Berlusconi, sposta ancora in avanti il problema: deve esserci una sorta di delirio di onnipotenza che induce a pensarsi immuni per grazia ricevuta. Un delirio aggravato dalla disinvoltura con la quale, passando dalla prostatite all’intossicazione da ostriche, si tenta di coprire la positività al Coronavirus con scuse infantili.

 

Nessuno può pensare alla malafede, ci mancherebbe altro. Non si può pensare che De Laurentiis abbia deliberatamente vestito i panni dell’untore. Sarebbe folle. Ma la negazione, del virus e della propria condizione, arriva evidentemente a diventare rimozione. Non si spiega altrimenti il comportamento di una persona che, nonostante i sintomi riconducibili al virus, e in attesa dell’esito di un tampone, si presenta a Milano per l’assemblea dei club di serie A, senza utilizzare neanche la mascherina. A maggior ragione dopo i precedenti illustri, sempre Briatore e Berlusconi, che non sono bastati a modificare comportamenti sconsiderati.

 

Ci sono però differenze che vanno evidenziate. Briatore fa l’imprenditore e gestisce locali notturni che ‘vivono’ di serate e feste. Ha sbagliato tutte le sue valutazioni, ha contribuito a creare un focolaio pericoloso per l’evoluzione dell’epidemia, ha negato la pericolosità del virus e ha ‘pagato’ anche con la propria salute. Lo ha fatto per i suoi interessi economici, finendo con il credere che il negazionismo fosse un approdo sicuro, e non ha ancora ammesso i propri errori. Berlusconi è stato contagiato quasi sicuramente dai suoi figli e, anche per ragioni anagrafiche, ha tenuto comportamenti ‘corretti’. “È l’esperienza peggiore della mia vita”, ha detto dal suo letto d’ospedale, parlando di “un virus terrificante”. E ha anche aggiunto un messaggio chiaro: “State attenti a tutto e mettete le mascherine”. Se c’è un cedimento, è alla sua consueta auto celebrazione. “Sto lottando per uscire da questa infernale malattia, è molto brutta. Il mio tampone ha una carica virale da record, la conferma che resto il numero uno”. Anche qui, qualche tratto infantile si rintraccia agevolmente.

 

E De Laurentiis? L’annuncio della positività, arrivato con un comunicato ufficiale del Napoli, ha immediatamente messo in allarme il vertici di tutte le altre società di serie A. E nonostante le reazioni ufficialmente composte, non mancano le considerazioni che a microfoni spenti concordano su un comportamento “incredibilmente irresponsabile”. Irresponsabile, non c’è dubbio. Incredibilmente, anche.

 

Per questo, mettendo in fila le storie che si stanno susseguendo, si torna al punto di partenza. La poca disponibilità a seguire le regole di chi ha tanto potere e tanto denaro rischia di autorizzare generalizzazioni, banalizzazioni e semplificazioni. Ma chi esprime o ambisce a esprimere una leadership, in questo caso economica e imprenditoriale, avrebbe il dovere di rinunciare a esercitare e ostentare un’arroganza senza regole che non può che renderlo peggiore di quello che potrebbero essere.

 

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