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G20, il bicchiere mezzo pieno di Draghi

C’è una frase che Mario Draghi pronuncia nel suo intervento conclusivo del G20 che rappresenta, di fatto, un trait d’union con la Cop26 che si è aperta a Glasgow. “In questo vertice abbiamo fatto sì che i nostri sogni siano ancora vivi ma adesso dobbiamo accertarci di trasformarli in fatti. Voglio ringraziare gli attivisti che ci mantengono sulla rotta giusta. Molti dicono che sono stanchi del bla bla, io credo che questo summit sia stato pieno di sostanza. Abbiamo riempito di sostanza le parole”.

Nel riferimento alla frase pronunciata qualche settimana fa da Greta Tunberg, c’è la volontà del premier italiano di rivendicare i risultati ottenuti dal vertice di Roma. “Non è stato facile. E’ stato un successo”, dice. Ed è chiara l’intenzione di tenersi stretto il bicchiere mezzo pieno, quello che ha portato a un accordo magari al ribasso sul clima, ma comunque a un accordo. Che, sostiene Draghi, non era scontato ed è stato il frutto del lavoro di sherpa e diplomazie. Il riferimento è soprattutto alle posizioni di Cina e India che, sottolinea, fino a due giorni erano “molto riluttanti a muoversi sulle linee che noi suggerivamo” mentre “oggi condividiamo tutti gli obiettivi, tutte le ambizioni e alcune cose significative sono condivise. Quello che dobbiamo fare è condividere anche la velocità di azione”.

Ecco perché, nonostante la dichiarazione finale abbia impegni meno stringenti di quanto si auspicava, il presidente del Consiglio si dice comunque soddisfatto. “Per la prima volta i Paesi G20 riconoscono la validità scientifica dell’obiettivo di contenere il surriscaldamento sotto i 1,5 gradi centigradi e si sono impegnati a mantenere a portata di mano l’obiettivo con azioni immediate e impegni a medio termine”. E, poi, “anche sul carbone i finanziamenti pubblici non andranno oltre la fine di quest’anno“. E se è vero che, per quanto riguarda l’obiettivo di emissioni zero si è scelta una deadline generica intorno alla metà del secolo, per Draghi è comunque importante sottolineare che “prima non c’era nessun impegno collettivo sulle zero emissioni e ora si parla di raggiungerlo entro o attorno al 2050 e questo è un progresso” e “c’è la promessa di dare 100 miliardi di dollari all’anno ai Paesi più poveri per il clima”. Insomma, “il senso di urgenza c’è ed è stato condiviso da tutti”.

In generale, Draghi elenca i successi di quest’anno di presidenza italiana del G20. “Abbiamo riformato il sistema di tassazione internazionale, un risultato inseguito per decenni. Abbiamo superato il protezionismo nei prodotti sanitari, assicurato più vaccini per i poveri nel mondo. Abbiamo gettato le basi per una ripresa più equa, con nuovi modi per assistere i Paesi più poveri del mondo”.

Ma soprattutto per il presidente del Consiglio, il summit dimostra ancora una volta l’importanza del multilateralismo già celebrata nel suo discorso di apertura. “Negli ultimi anni la capacità che i Paesi hanno avuto di lavorare insieme è diminuita”, il G20 “ha passato un brutto periodo”, ma con il summit romano ”è cambiato qualcosa” e ora “sono fiducioso sulla capacità di rispondere alle sfide epocali: Covid, salute, clima, diseguaglianze, sfide che non possiamo risolvere o vincere da soli”.

 

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