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Legge elettorale ed elezione diretta del Capo dello Stato, il dibattito sulle riforme

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Il tema delle riforme istituzionali non ha suscitato particolari interessi. La campagna elettorale è centrata sui temi dell’ambiente, dell’energia e sui riflessi che i costi del metano e dell’elettricità avranno sulla tenuta economica e sociale del Paese. 

Questo non significa che sono temi poco importanti. I partiti e gli schieramenti politici da sempre dibattono su come modificare non solo la legge elettorale ma addirittura l’architettura istituzionale del Paese. Uno dei temi che ha suscitato maggiore interesse è sicuramente l’elezione diretta del Capo dello Stato. Una delle riforme che ha suscitato più polemiche. L’ha proposta il centrodestra. Di quale forma di presidenzialismo stiamo parlando, però, non è chiarissimo. Ci sono differenze tra la proposta leghista e quella di FDI. Al momento diciamo che e Berlusconi, Salvini e Meloni sono d’accordo sull’elezione diretta del prossimo inquilino del Quirinale. Sui dettagli dovranno discutere. Come spiega il giudice emerito della Corte Costituzionale Sabino Cassese  a Fortune Italia, i dettagli, e cioè quale Repubblica presidenziale si vuole, sono la sostanza, l’essenza stessa della riforma. Che dovrebbe essere fatta non a colpi di maggioranza ma con la più ampia condivisione delle forze politiche. Il Terzo Polo di Calenda e Renzi portano avanti un’altra forma di Governo. I centristi, infatti, vorrebbero l’elezione diretta non del Capo dello Stato ma del Premier, che difatti diventerebbe una sorta di “Sindaco d’Italia”. 

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Il Capo dello Stato. Sergio Mattarella alla Camera dei Deputati seduto tra i presidenti di Camera e Senato

Per un Capo dello Stato o un Premier eletti direttamente dal popolo, non è neutra la questione della riforma della legge elettorale. Quella attuale, il cosiddetto Rosatellum, è fonte solo di critiche e preoccupazioni. Su questo versante le forze politiche sono quasi tutte concordi: occorre cambiare la legge elettorale. Perché non è stato ancora fatto vista la larghissima convergenza su questa necessità? Il Rosatellum, con i suoi meccanismi di scelta delle candidature, assicura ai gruppi dirigenti dei partiti di potersi scegliere le persone che intendono far eleggere. Basta metterli nei collegi blindati. Il professor Cassese ha definito i partiti attuali dei gruppi oligarchici. Altro che democrazia liberale. Ci sono poi altre proposte di riforma come ad esempio la sfiducia costruttiva. La proposta è del M5S, ma ha tanti altri estimatori.  Secondo questa proposta “un Governo non può essere sfiduciato se contestualmente non si vota la fiducia a un altro Esecutivo”.    

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