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Mpw, Patrizia Sandretto Re Rebaudengo: L’arte è la chiave per immaginare il futuro

Patrizia Sandretto Re Rebaudengo è ufficialmente entrata a far parte della lista MPW di Fortune Italia.  Come ha reagito quando ha saputo di rientrare nelle candidate? È consapevole di ciò che ha costruito fino ad ora?

Ho provato una grande emozione naturalmente. Sono molto fiera dei numerosi premi che in questi anni ho ricevuto nel mondo dell’arte contemporanea. Far parte di MPW 50, una lista che raccoglie le “migliori energie femminili del nostro Paese”, mi riempie di orgoglio. Conferma e rafforza l’attenzione che da sempre dedico alla visibilità delle donne: artiste, curatrici, teoriche, direttrici di musei, impegnate nell’arte ma non solo. Nelle sale della Fondazione Sandretto Re Rebaudengo, il centro d’arte non profit che ho creato e presiedo dal 1995, l’arte delle donne è sempre stata al centro. Qui, nel 2006, ho istituito il premio StellaRe: dal 2006 lo assegniamo a donne che con il loro lavoro e le loro idee hanno tracciato nuovi sentieri nei campi più diversi del sapere, dall’economia all’architettura, dalla biologia alla fisica.

La lista MPW 50 è per me anche un importante riconoscimento del ruolo che la cultura oggi svolge nella nostra società. L’arte è “energia”, è un motore di cambiamento e anche uno strumento per dare visibilità all’impegno filantropico che, personalmente, ho esteso all’ambito della ricerca con i progetti di raccolta fondi della Fondazione IEO-Monzino. Questo ente senza scopo di lucro, di cui sono presidente, finanzia la ricerca clinica e sperimentale dell’Istituto Europeo di Oncologia e del Centro Cardiologico Monzino.

La consapevolezza di quanto ho fatto e potrò ancora fare è uno dei fondamenti dell’attività che porto avanti da quanto ho creato la Fondazione, un centro espositivo che nelle sue sedi, a Torino, Guarene, Venezia e Madrid, promuove le giovani generazioni artistiche e le fa conoscere al grande pubblico.

 

Presidente della Fondazione cui ha dato vita nel 1995 trasformando la sua passione per l’arte in una attività di promozione dell’arte contemporanea che negli anni è diventata un punto di riferimento per artisti, critici, curatori e collezionisti di tutto il mondo. Siede, tra gli altri, nei consigli direttivi del Moma di New York e della Tate Gallery di Londra. È membro della commissione Cultura di Confindustria e ambasciatrice nel mondo delle eccellenze torinesi.

 

Se ripensa ai suoi inizi, c’è qualcosa che non rifarebbe? Che consiglio darebbe a un giovane che voglia intraprendere il suo percorso?

Sono felice del mio percorso e ancora oggi riconosco gli obiettivi che mi sono posta fin dagli inizi, con l’avvio della mia collezione d’arte contemporanea nel 1992 e con la nascita della Fondazione Sandretto Re Rebaudengo tre anni dopo. Ecco, se dovessi dare un consiglio a una giovane donna che desidera entrare in questo mondo, le raccomanderei di individuare da subito gli obiettivi, di delineare un programma, di perseguirlo attraverso un percorso di studio, approfondimento e confronto.

Lei che formazione ha? La passione per l’arte l’ha sempre avuta o è una cosa venuta fuori col tempo? Quando è nata la sua Fondazione che aspettative aveva?

Appartengo a una famiglia di imprenditori e mi sono laureata in Economia e Commercio all’Università di Torino, la mia città. Ho lavorato per qualche tempo nell’azienda di mio padre poi ho scoperto l’arte. L’arte contemporanea ha letteralmente cambiato il mio destino: per me è stata davvero una scoperta, una specie di illuminazione, il filo rosso che ha disegnato la mia vita. Se chiudo gli occhi e ripenso all’inizio, sono di nuovo nello studio di Anish Kapoor, a Londra, in un giorno di primavera del 1992. Cammino tra le sue sculture di pietre e pigmenti blu, gialli, rossi, e ascolto rapita le sue parole. Ho creato la Fondazione proprio perché volevo dare vita a uno spazio in cui gli artisti e le artiste potessero esprimersi, attraverso le loro opere e le mostre, un luogo in cui produrre e sostenere con le mie risorse i loro progetti. Un luogo in cui il pubblico in visita potesse provare l’emozione dell’arte del nostro tempo.

Che aspettative ha invece adesso se pensa all’arte contemporanea nel panorama attuale? Rispetto a quando ha iniziato crede che sia maggiormente apprezzata e riconosciuta (soprattutto dalle nuove generazioni)?

Indubbiamente: penso che l’arte contemporanea oggi faccia parte del discorso pubblico e abbia finalmente guadagnato una posizione più visibile nell’ambito della nostra politica culturale. Abbiamo lavorato molto nel nostro Paese perché questo accadesse. È una delle missioni su cui mi sono schierata in prima persona.

In Fondazione Sandretto Re Rebaudengo ho posto al centro il principio della cittadinanza culturale e dunque dell’accessibilità dei contenuti delle opere e delle mostre, costruita giorno per giorno attraverso il nostro servizio gratuito di mediazione culturale dell’arte. La partecipazione e la creatività sono alla base dei nostri laboratori educativi, rivolti ai bambini e alle bambine, agli adulti, alle scuole, alle famiglie, alle persone fragili, alla comunità. Nel 2021-2022, abbiamo dedicato l’intero anno di programmazione ai giovani dai 15 ai 29 anni: con Verso, un progetto co-prodotto con l’Assessorato alle Politiche giovanili della Regione Piemonte, abbiamo passato a loro la parola sui temi della democrazia, dell’ecologia, delle nuove tecnologie, della comunicazione.

Credo fermamente che l’arte contemporanea possa giocare un ruolo cruciale in una società complessa come quella attuale. Credo che sia una chiave per immaginare il futuro: le giovani generazioni devono quindi essere protagoniste.

La Fondazione ha costituito un Advisory Board. Cosa vuol dire e da cosa è nata questa ‘esigenza’?

L’obiettivo del nostro Advisory Board è quello di mettere in contatto e in rete individualità con formazioni e professionalità diverse, appartenenti a settori strategici, oltre il perimetro dell’arte contemporanea. Le idee che condividiamo hanno la possibilità di orientare, sviluppare e accelerare gli indirizzi della Fondazione o di proporre nuove progettualità. Potrei riassumere l’apporto dell’Advisory Board con tre termini: visionarietà, complementarietà e contaminazione. Credo infatti che visuali difformi possano offrire riflessioni preziose e inedite. Quando con Marcello Presicci, presidente del nostro Advisory Board, abbiamo pensato ai nomi da coinvolgere, abbiamo tracciato un mappa di personalità e aziende con cui iniziare un dialogo e attivare nuove sinergie.

Quali eventi e progetti svilupperà l’Advisory Board? Saranno coinvolte prestigiose realtà italiane che non operano esclusivamente nel mondo dell’arte. Ad esempio?

Dopo il nostro primo incontro abbiamo individuato alcuni temi che ci piacerebbe sviluppare nell’immediato e che riguardano nuovi progetti, uno dei quali è dedicato alle relazioni fra arte, innovazione e tecnologia. Un argomento che affronteremo grazie alla presenza nel Board del CEO di Engineering, Maximo Ibarra e del CEO delle OGR Torino, Massimo Lapucci. Ci prefiggiamo poi di individuare spazi dove organizzare mostre di giovani artisti a Roma e Capri, in collaborazione con le proprietà del gruppo Manfredi Hotels del Conte Ceglia Manfredi. Sono convinta che questi scambi professionali potranno arricchire il programma culturale della Fondazione Sandretto Re Rebaudengo, da sempre guidato dall’attenzione al pubblico, ai giovani, alla comunità.

Quale ruolo crede che ricoprano attualmente l’arte e la cultura in Italia? E all’estero? Rileva differenze?

La nostra storia ci insegna che “Tutta l’arte è stata contemporanea”, come recita una bellissima frase dell’artista Maurizio Nannucci, trasformata in un’opera al neon, installata sul tetto della Galleria d’Arte Moderna e Contemporanea della mia città. Viviamo in mezzo all’arte, fra monumenti, architetture, musei e intere città d’arte. La nostra quotidianità si svolge a contatto con il tempo spazioso di una storia dell’arte millenaria. Dobbiamo saper cogliere il testimone da un passato così straordinario, ricordandoci che abbiamo il dovere di continuare a investire sugli artisti del presente. La ricchezza del nostro patrimonio è senza dubbio una delle peculiarità che ci distingue da altri contesti nazionali. Oggi l’arte contemporanea è nutrita da una rete di relazioni a scala globale. Ho sempre creduto nella necessità di costruire reti tra musei e istituzioni, in Italia e all’estero. Faccio parte, tra gli altri, dell’International Council del MoMA di New York e della Tate Gallery di Londra, del Leadership Council del New Museum di New York, dell’Advisory Committee for Modern and Contemporary Art del Philadelphia Museum of Art e dell’Advisory Committee del Rockbund Art Museum di Shanghai. Penso sia necessario che l’arte e la cultura italiana si misurino con i modelli internazionali, per colmare i nostri ritardi e valorizzare la nostra identità così unica.

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