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Clima: occorre una nuova narrativa globale, parola di La Camera

La Camera Francesco
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Il meteo annuncia temperature rigide per le festività pasquali 2023: farà più freddo che a Natale 2022. Se questo è uno degli aspetti tangibili del cambiamento climatico in atto, il tema è però molto più ampio. E richiede di attuare vaste misure di adattamento e adeguamento, soprattutto in vista degli obiettivi green posti dall’Agenda 2030 dell’Onu, oltre che dagli accordi di Parigi, sottoscritti dagli stati membri dell’Ue che già nel 2016 si erano impegnati a fare dell’Europa la prima economia e società a impatto climatico zero entro il 2050.

Ma siamo ampiamente in ritardo sulla tabella di marcia e rispetto al raggiungimento di questi obiettivi. Se in molti lanciano l’allarme, a dare una direzione precisa è Francesco La Camera, l’italiano che lo scorso gennaio è stato confermato alla guida di Irena, l’ente intergovernativo più importante al mondo nel campo delle rinnovabili.

Secondo La Camera, intervenuto su Sky Tg24, la transizione energetica è un obiettivo importante, ma per raggiungerlo bisogna ricalibrare la rotta: “Vorrei precisare che siamo sulla giusta rotta, ma la velocità e la scala di questa transizione non ci mette in linea con l’accordo di Parigi”.

In pratica, sostiene La Camera, la scienza ci indica dei risultati precisi in termini di riduzione dell’emissione di CO2, e bisogna mettere in campo le forze e i programmi necessari che consentano di raggiungerli, considerando il 2030 come una prima tappa intermedia, ma indispensabile “per poter sperare di contenere l’aumento delle temperature entro la  fine del secolo, e  questo ci obbliga a delle scelte”.

In sintesi, è necessario decarbonizzare l’economia globale, per poter ridurre le emissioni dannose per l’ambiente, ed è altrettanto importante prevedere un utilizzo maggiore delle rinnovabili nel così detto mix eneregetico. Secondo La Camera l’obiettivo al 2030 dovrebbe essere una produzione di 10ml gigawatt all’anno da fonti rinnovabili.

L’esperto sottolinea come ne vengano oggi prodotte solo 3mila. Per trasformare questo gap in un obbiettivo, diremo che “abbiamo sette anni, e quindi mille gigawatt per anno da installare”. Partiamo però da una condizione complessa, visto che l’attuale record di installazione di rinnovabili è fermo a 295 gigawatt.

Sarebbe necessario destinare più fondi nella direzione della transizione energetica, che sono fermi a meno di 1500 mld di dollari stanziati nel 2022, una cifra che a molti sembra notevole ma che, nella visione concreta di La Camera, sono ben lontani da quanto davvero bisognerebbe mettere in campo per avere i risultati utili a raggiungere gli obiettivi green imposti dall’Europa.

“Ce ne vorrebbero esattamente quattro volte quella cifra” per anno, calcola l’esperto.  “Non bastano i soldi, abbiamo anche bisogno di trovare una narrativa nuova che ci permetta di rientrare nella giusta rotta anche in termini di velocità” della transizione. Che deve svolgersi nella linea di tre componenti essenziali.

In primis, e la cosa riguarda tutte le strutture di sostegno dei sistemi energetici, è necessario ripensare la strutturazione fisica degli impianti. Alcuni esempi concreti:  “In Europa oggi non riusciamo ad utilizzare tutto il potenziale di ‘offshore wind’ che abbiamo nel mare del Nord; non siamo connessi in maniera tale da poter utilizzare e sfruttare tutto il potenziale di energia verde che potrebbe venire dall’Africa”.

È necessario quindi ripensare gli impianti e la strutturazione fisica in chiave globale e di interscambio. Un altro elemento per velocizzare la transizione energetica, secondo La Camera,  è quello legale, ovvero le autorizzazioni e i permessi, “tutto quello che orienta la domanda”, perché bisogna lavorare anche a livello burocratico per cominciare ad abbandonare la domanda di combustibili a vantaggio delle rinnovabili. Terzo e ultimo aspetto, dice La Camera, “in questa narrativa che vogliamo costruire, riguarda le capacità istituzionali che globalmente sono ampiamente presenti”, e che vanno però opportunamente valorizzate, nell’ottica di un riequilibrio globale di produzione e consumi di energie rinnovabili.

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