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Space Economy: il futuro dell’umanità fra sogno e realtà al Forum Innovazione

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Spazio alla ripresa economica. E se ci si domanda se la filiera dell’industria spaziale italiana possa contribuire a far ripartire l’economia italiana, la risposta è affermativa, come è emerso dal confronto fra gli attori del settore intervenuti alla tavola rotonda ‘Space Economy: il futuro dell’umanità fra sogno e realtà’, nell’ambito dell’Innovation Forum di Fortune Italia alle Ogr di Torino.

Il dibattito ha visto coinvolti alcuni dei massimi esponenti della space industry italiana, capace di distinguersi a livello internazionale anche grazie alla straordinaria capacità di progettare e realizzare innovazione. Massimo Comparini, Amministratore Delegato di Thales Alenia Space, Fabrizia Buongiorno, Presidente E-Geos David Avino, Manging Director Argotec, Vincenzo Giorgio, Amministratore Delegato Altec e Giorgio Saccoccia, già presidente dell’Agenzia Spaziale Italiana, si sono confrontati sul tema, scandagliando gli aspetti più interessanti di un’industry che genera economia, per proporsi come asset trainante dell’economia italiana.

Un settore in costante evoluzione

Nel corso degli ultimi 20 anni il settore Space è stato caratterizzato da una netta trasformazione: nato come ambito essenzialmente scientifico, oggi viene percepito come strumento di accelerazione economica.
Dal confronto fra gli speaker è emerso come la Space economy italiana punti a diventare competitiva, leader in ambito europeo, con ricadute attese a vantaggio di tutta l’industria spaziale nazionale. Anche grazie all’intervento del Pnrr, che ha destinato all’Agenzia Spaziale Italiana 880 mln di euro, che saranno impiegati per sviluppare nuovi ambiti di ricerca, dalla Space Factory 4.0 all’osservazione della Terra, per citarne alcuni. Sono emerse numerose storie di successo, ma anche di grande capacità di rilettura dei sistemi di business, che chiede alle aziende di evolvere per rispondere ad una logica di mercato che sarà sempre più competitivo e innovativo.

Spazio sinonimo di crescita economica

“In Italia, ma in generale nel mondo, si è registrato un importante aumento dell’attenzione sulle attività spaziali, e non solo per l’importanza della ricerca e scienza delle attività spaziali, ma soprattutto perché lo Spazio sta diventando sinonimo di crescita economica, di opportunità per creare business”, è il commento di Giorgio Saccoccia, che sottolinea “mi piace pensare che qui da noi in Italia il trend sia stato anche maggiore rispetto alla media europea, proprio perché sono state investite risorse significative, ed è stata aumentata la capacità della nostra industria, del settore, degli enti di ricerca per concentrarsi sui temi più ad elevato ritorno”.

L’osservazione della Terra

E fra i temi più interessanti, è emerso quello relativo alla gestione dei dati prodotti dalle costellazioni satellitari dedicate all’osservazione della terra. Bisogna considerare come un valore “la capacità di utilizzare il dato spaziale come una commodity, parliamo del dato fornito dai satelliti che guardano verso la Terra, che serviranno sempre più per generare servizi”, ha chiarito Fabrizia Buongiorno di E-geos, aggiungendo che “gli strumenti spaziali offrono informazione, che poi possono generare prodotti con applicazioni disparate, che servono per la crescita economica, la salvaguardia dell’ambiente, le telecomunicazioni e la navigazione”. Il settore spaziale, però, risulta interessante anche perché lascia spazio sempre di più all’iniziativa di piccole imprese, startup, che basano su questi dati spaziali la creazione di un’intera linea di business.

Costellazioni satellitari

La filiera spaziale italiana ha inoltre sviluppato una tecnologia in cui il nostro paese è leader, quella dei microsatelliti. Fra le aziende italiane che si sono distinte per questo tipo di produzione c’è Argotec, che ha realizzato uno dei dieci satelliti che la Nasa ha allocato sul lanciatore testato per la missione Artemis1, che fa parte del programma spaziale che punta a riportare l’uomo, e l a donna, sulla Luna. “Dei dieci satelliti, sette sono stati prodotti dagli Usa, due dal Giappone e uno, l’unico assegnato all’Europa, attraverso l’Asi, l’ha realizzato Argotec” racconta David Avino, che spiega: “Si tratta di un satellite piccolissimo, 14 kg con una capacità importante. Rilasciato a 27mila km dalla Luna, aveva lo scopo di navigare per realizzare un monitoraggio fotografico della missione nel deep space. Dei 10 satelliti a bordo solo 4 hanno funzionato, due realizzati dalla Nasa, uno fatto dalla Jaxa, l’Agenzia giapponese, e l’unico fatto dall’industria che ha funzionato è stato proprio Argomoon”.

Il primato dei big player dell’industria spaziale italiana

La ricerca e sviluppo hanno consentito all’impresa spaziale italiana di vincere numerose sfide ingegneristiche non banali. Pensiamo alla cupola di vetro installata sull’Iss, la stazione spaziale internazionale, da cui Luca Parmitano per primo ha scattato le fotografie delle albe spaziali, nella sua prima missione. Quella cupola è stata progettata e realizzata da Thales Alenia Space, una sfida importante, se si considera che “le caratteristiche di protezione del vetro dai micro meteoriti devono essere identiche alla parte non vetrata”, ha raccontato Massimo Comparini,  sottolineando come si tratti di “un oggetto che da un punto di vista filosofico è punto di congiunzione fra la fase di costruzione di infrastrutture spaziali prodotte negli ultimi venti anni, e quella che sarà una fase successiva, è un pezzo che rappresenta al meglio le capacità tecnologica del nostro Paese e della nostra filiera”. Il luogo preferito dagli astronauti, che prima di questa installazione non potevano, di fatto, guardare oltre le pareti dell’Iss.

Thales Alenia Space, che si attesta come uno dei big player dell’industria spaziale italiana, ha anche sottoscritto nei giorni scorsi un contratto per la realizzazione della prima Space Factory 4.0 italiana, che contribuirà, nella lettura che ne dà Comparini, all’evoluzione del paradigma tecnologico e industriale che interessa il settore space: negli anni passati in tanti pensavano che il piccolo satellite potesse essere un modo più semplice per fare le cose che facevano i grandi satelliti”. Di fatto i piccoli satelliti consentono di avere una maggiore numerosità, e di complementare quello che fanno le grandi infrastrutture.

“Grazie alla visione del governo italiano e dell’Asi”, aggiunge Comparini, “si vede confermato il ruolo di leadership del Paese”. Con la realizzazione della Space Factory, tutta la filiera space italiana è coinvolta nel comune obiettivo di costruire il futuro.

 

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